Febbraio 2003
a cura di Stefano Finesi
 
     
sabato 22 febbraio
Arrivando a Roma un giorno prima del previsto, Spike Lee sorprende un po’ tutti. Più che dedicarsi alla promozione del suo ultimo La 25esima ora, il regista newyorkese ha infatti partecipato alla manifestazione per la pace tenuta nella capitale, marciando per le strade insieme ad altre centinaia di migliaia di persone. Le sue dichiarazioni a proposito non fanno una piega: “È stata un’esperienza meravigliosa e indimenticabile. Vedere milioni di persone colorate e con la bandiera della pace sfilare per difendere un’idea e un valore. Io ero con loro, sono dei loro. Molti mi fermavano e mi stringevano la mano e mi ringraziavano di essere lì, di condividere questo messaggio. La cosa che più mi ha colpito è stato vedere che non c’era nessuna animosità contro gli americani. Io sono un americano! La protesta era diretta contro l’amministrazione Bush, contro le scelte di politica internazionale del governo americano. Gli italiani hanno dimostrato di saper distinguere l’uno dall’altro”.

sabato 22 febbraio
Con 7 premi, Il pianista sbanca i César francesi, conquistando, tra gli altri, il riconoscimento per miglior film, regia e attore (Adrien Brody). Rimane a bocca asciutta François Ozon e il suo Otto donne e un mistero, mentre conquista un solo César per la sceneggiatura Amen di Costa-Gravas. Miglior film straniero: Bowling a Columbine, miglior europeo (come al solito…) Parla con lei di Almodòvar.

giovedì 20 febbraio
Annunciato il ritiro dal prossimo festival di Cannes dell’ultimo film di Altman, The Company. Il motivo è ancora top secret, ma un pettegolezzo parla di una possibile rinuncia americana di massa alla croisette, per questioni di sicurezza. Un caso simile si verificò nel 1986, ai tempi della crisi con la Libia: Scorsese e Spielberg tra i registi e uno stuolo di star disertarono Cannes, ma tra i pochi americani presenti ci fu proprio Robert Altman… Se poi sia una rappresaglia contro la politica anti-Washington di Chirac, conoscendo Altman (e con lui buona parte di Hollywood di questi tempi) l’ipotesi sembra del tutto improbabile.

  giovedì 20 febbraio
Sulle pagine del Corriere della Sera appare un annuncio a pagamento: il film L’Ambasciatore di Monaco, di Giuseppe Recchia, prodotto dalla Four Shakespeare & Company, cerca finanziatori. A parte la trovata in sé, che potrebbe sembrare originale e divertente, ma che attesta più semplicemente la pessima salute dell’industria del cinema nazionale, fanno rabbrividire le frasi con cui si tenta di vendere il progetto, storia misteriosa di “un personaggio dei nostri tempi”, narrata dalle voci di gente come Andreotti e Cossiga, Sordi, Manfredi e Moravia, per un cinema “d’azione, romantico e sociale insieme”… Costo dell’operazione: 15 milioni di euro. Ma, come ci assicura l’annuncio, contando di uscire in 20.000 sale in Europa, America e Giappone, i ricavi sarebbero nell’ordine di almeno 50 milioni. Noi già stiamo risparmiando per comprare una decina di azioni.

mercoledì 19 febbraio
Riportiamo, pubblicata in esclusiva italiana da Kataweb, la trascrizione di un’intervista ad Howard Hawks realizzata nel 1972 da due giornalisti spagnoli e rimasta nel dimenticatoio di uno scaffale del Festival di San Sebastian fino al rinvenimento operato dal 16° FIPA di Biarritz. Le perle inanellate dal maestro sono troppe da non meritare lo spazio più ampio possibile.

Perché preferisce western e commedie?
Perché quando giri un Western stai all'aria aperta, o nel deserto, ed è molto piacevole lavorare fuori. E poi lavori con John Wayne, che ha lavorato in tutti i Western che ho girato. E' molto piacevole lavorare con lui. C'intendiamo molto bene. Lavorare con lui è molto facile. Io gli dico soltanto ciò che deve fare. Lui non dice una sola parola: lo fa. John Wayne è la più grande star del Western che ci sia… e Cary Grant il più grande commediante. E questo è il motivo per il quale io giro commedie soltanto con lui.

E tra le attrici, quale preferisce?
Non ho l'abitudine di impiegare attrici affermate. Vogliono che si riprenda soltanto il lato sinistro del loro volto! E meglio adoperare nuove attrici. Io le faccio lavorare con un attore molto bravo che le aiuta. In questa maniera ho trovato tante nuove attrici: Carole Lombard, Rita Hayworth, Angie Dickinson, Lauren Bacall che hanno fatto il loro primo film con me. Marilyn Monroe aveva una gran personalità, ma non era una grande attrice. Veramente era una piccola ragazza impaurita, che non pensò mai di essere tanto brava per fare quello che doveva fare

Registi?
Credo che il meglio della mia generazione sia rappresentato da Capra, Stevens, Leo McCarey. Un uomo che ho ammirato molto è Ford. Sono stato influenzato molto da lui nel girare i miei film: io ho rubato da lui e lui ha rubato da me. Eravamo molto amici! Conosco pochi registi francesi, Truffaut e gente come lui che ho ammirato. E conosco un paio di italiani che hanno svolto un buon lavoro

Cosa intende per cinema?
Credo che il cinema sia intrattenimento. Non mi piacciono le storie morbose o di sesso. Mi piace la violenza quando il film esige la violenza, ma non mi piace la violenza del Mucchio selvaggio o quella che in genere viene impiegata con secchi di sangue sparsi da tutte le parti. Mi piace una violenza rapida, un'eliminazione fulminea ed è tutto finito

Film sul Vietnam?
Ho deciso che alla gente non piacciono i film sulla guerra del Vietnam, e non c'è alcuna ragione di realizzare film su qualcosa che il pubblico non vuole. Così, se qualcuno vuole acquistare una buona sceneggiatura sul Vietnam, la può comprare da me adesso

Religione?
Non direi che sono un uomo molto religioso. Non sono neanche completamente antireligioso, ma non sono religioso. Non mi interessa infilarmi nei problemi, e non concedo neanche molto spazio alla politica. Non credo nella predicazione, o nell'avere una morale, ma credo soltanto nel raccontare una buona storia e di raccontarla bene per intrattenere.

Come lavora con gli sceneggiatori?
Generalmente nella stessa stanza! Lavoriamo insieme e non c'è ragione di scrivere due o tre sceneggiature. Non vale la pena scrivere tre versioni. Molto spesso discutiamo, ma lavorando quotidianamente con gli scrittori. Non mi piacciono le tragedie. Una volta comprai una storia scritta molto bene, ma era quella che io chiamo tragedia greca. Ne abbiamo tratto una buona sceneggiatura e ho detto allo sceneggiatore: sarà il peggior film della storia del cinema. Poi cambiammo tutto e girammo Eldorado. Ero così stanco delle storie drammatiche! Ci sono così pochi testi che si possono rappresentare, e li avevo girati quasi tutti. Così adesso preferisco lavorare a storie di personaggi piuttosto che sulle trame, e devono essere divertenti. Devi metterci molta commedia perché il divertimento sta nel gioire e nel ridere col pubblico. Per questo in Eldorado c'era molta commedia, e ce ne era anche in Rio Bravo, mentre nel mio primo Western ce ne era poca e nel prossimo ce ne sarà ancora di più. Così vanno le cose!

Cosa pensa del flashback?
Credo che se non sei capace di raccontare direttamente una storia significa che non sei abbastanza bravo, e allora non serve neanche adoperare i flashback. Io posso raccontare un flashback in poche parole facendo capire al pubblico cosa è successo prima. E non decido mai dove mettere la cinepresa, o quale angolatura scegliere, fino a quando arrivo sul set e vedo le prove. Qualche volta la impiego in una maniera, altre in maniera differente. Se una ragazza si muove bene come Katharine Hepburn faccio piani in movimento. Se riesce bene in piedi appoggiata a qualcosa come Lauren Bacall, allora faccio piani statici. Se qualcuno fa una buona performance, allora faccio un primo piano. Non c'è altro che ciò che vedi. Così racconti la storia come vuoi tu.

Sembra facile!
Facile per me. Il difficile è preparare la storia. Però quando cominci puoi dirigere John Wayne in un Western stando seduto su una sedia a rotelle. Potresti farlo anche da invalido su una carrozzella. Ogni film è differente, ma quando giro un film, se la scena è buona, la giro in maniera che non si possa più cambiare. Se credo che può essere lunga faccio molti primi piani in maniera che si possa cambiare. Non adopero molto i primi piani tranne che per dare risalto o enfasi a qualche cosa. In questo caso faccio una ripresa del volto. Preferisco avere due persone che parlano in uno stesso piano. E monto i miei film. Così mi piace girare.

Cosa consiglia a chi vuol diventare regista?
Vedere più film possibile, realizzati da bravi registi. E poi decidere cosa è buono e cosa è cattivo. E poi fare: io gioco al golf, vado in moto, piloto aerei, costruisco macchine da corsa, pesco, vado a caccia: sono sempre occupato. Non penso che uno possa svolgere un buon lavoro se non gli piace il lavoro che fa. Faccio film sulle cose che mi piacerebbe fare, su uomini che vanno a cavallo, che guidano auto da corsa, che volano. Credo che questa sia la mia maniera di vivere.

  sabato 15 febbraio
Anche Hollywood, per bocca di Jack Valenti, ha stilato la lista dei paesi canaglia. L’asse del male in questione, più che di distruzione, deterrebbe armi di riproduzione di massa, essendo in gioco la questione della pirateria: Taiwan, Russia, Polonia, Sudafrica e Thailandia sono infatti i paesi dove copyright e proprietà intellettuale vengono maggiormente sbeffeggiati, e i film americani viaggiano comodamente su cassette e Dvd illegali. I bombardieri di ritorno dall’Iraq potrebbero avere missioni collaterali…

Sabato 15 febbraio
A vincere l’Orso d’Oro alla 53esima Berlinale è Michael Winterbottom con Cose di questo mondo, storia di due giovani afgani che tentano di raggiungere l’Inghilterra partendo dal campo dei rifugiati di Shamshatto e attraversando Iran, Kurdistan e Turchia. “E’ un film di risposta agli avvenimenti politici - ha dichiarato Winterbottom, colpito dalla morte di 58 clandestini cinesi, soffocati in un camion nel giugno del 2000, - spero che per un’ora e mezza gli spettatori ci rifletteranno e manifesteranno un po’ più di comprensione”. Gli americani, d’altra parte, si accaparrano i premi per le interpretazioni, con l’Orso d’argento come migliore protagonista femminile a Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore per The Hours, e quello come miglior attore protagonista a Sam Rockwell per Confessioni di una mente pericolosa, primo film diretto da George Clooney.

giovedì 13 febbraio
Grand tour televisivo per il clan Muccino, nell’epocale (per un film italiano) campagna pubblicitaria di Ricordati di me. Il film, che sulla carta dovrebbe anche scagliarsi contro l’ossessione tele-velinesca che attanaglia i giovani, si infila sul piccolo schermo in un salotto dopo l’altro, da Porta a Porta a Costanzo, con puntate in Striscia la Notizia e Tg5. Il regista, celebrato come novello fustigatore dei costumi borghesi, si concede nel frattempo ad acrobazie mediatiche veramente degne di un autore scomodo, come testimonia il seguente flano pubblicitario:
Per San Valentino ed in contemporanea con l’uscita del film Ricordati di me, TIM lancia gli MMS con le immagini ed i trailers del film, con le scene più belle e con le foto dei protagonisti, da inviare sul telefonino. Non solo immagini, i clienti TIM potranno abbinare una dedica musicale d’eccezione da inviare al telefonino dell’innamorato o dell’innamorata: la canzone “Almeno tu nell’universo”, colonna sonora del film cantata da Elisa. Per inviare gli MMS e canzone è sufficiente entrare nel sito i-TIM (dal telefonino via WAP e via Web al sito www.i.tim.it ), ma il brano “Almeno tu nell’universo” è disponibile anche sul portale vocale i-TIM Voice, componendo il numero 4444. Gabriele Muccino, poi, sarà on line il 14 Febbraio su TIMC@fè, la chat di TIM, per comunicare via SMS, via Wap e sul Web, con tutti i clienti di TIMC@fè.

mercoledì 12 febbraio
Annunciate puntualmente le nomination agli Oscar, da cui peschiamo qualche chicca. Polanski, candidato come miglior regista per Il pianista, non potrà probabilmente presenziare la cerimonia di premiazione (come già avvenne ai tempi di Tess), in quanto condannato negli Usa 25 anni fa per aver fatto sesso con una minorenne, e fuggito senza aver scontato la pena: un portavoce dell’Ufficio Distrettuale di Los Angeles ha confermato che il regista sarà arrestato se rimetterà piede nel paese.
A perdere la serata degli Oscar sarà sicuramente anche Donald Kaufman, nominato con il fratello Charles per la sceneggiatura de Adaptation - Il ladro di orchidee: il motivo, forse più divertente, è semplicemente che non esiste, essendo una creazione di Charles per fare il verso ai suoi stessi personaggi, due gemelli sceneggiatori interpretati entrambi da Nicholas Cage.
Manca la candidatura, com’era prevedibile, del Pinocchio di Benigni, fatto che in Italia scatena, come altrettanto prevedibile, il gaudio della destra e il rammarico della sinistra, impedendo una valutazione semplice e schietta del film: basterebbe confrontare a proposito i servizi televisivi di Studio Aperto e Tg3, velenosissimo il primo, con il cuore spezzato il secondo, che addirittura adombra un complotto, con la Disney in testa, per mantenere un monopolio americano sulle fiabe cinematografiche…
Chiudiamo la rassegna sempre in Italia, con le dichiarazioni del capo della Miramax di casa nostra, Fabrizio Lombardo, che esulta per le 40 nomination di Chicago, Gangs of New York e Frida: “Musical, kolossal, film colti, è confermata la nostra leadership su tutti i fronti”. La definizione “film colto” mette davvero i brividi.

giovedì 6 febbraio
Tutta la mia energia, in questo momento, è concentrata sulla vittoria di Scorsese”. Con questa dichiarazione da buon samaritano a Variety, Spielberg tenterebbe di sedare il consueto scontro pre-Oscar tra la sua Dreamworks e la Miramax di Weinstein (livello di ferocia tipo nativi contro conigli morti…), in nome del trionfo dell’amico Martin, mai premiato in precedenza. Il fatto inquietante è che tale presa di posizione non fa che confermare placidamente che l’autonomia delle decisioni dell’Academy è praticamente nulla, e che la lotta per la statuetta si consuma attraverso ben altri giochi di potere. Probabilmente anche quando si fa finta di seppellire l’ascia di guerra.

mercoledì 5 febbraio
Atroce (e speriamo prezzolato) specialone di Repubblica sull’ultimo film di Muccino, con tanto di due pagine piene in apertura degli spettacoli e richiamo in prima. Le perle sono svariate: la Aspesi che inizia un articolo scrivendo “La famiglia di Ricordati di me, il bel film di Gabriele Muccino, con belle canzoni e attori belli e bravi, è quella tipica che traspare dalle lettere alle attuali rubriche del cuore”; il box con le frasi memorabili del film, tra cui “Io traboccavo di sogni quando ti ho conosciuta, guarda come mi hai ridotto”; un altro riquadro pubblicizza il disco di Elisa, un terzo ci informa che qualcuno ha rubato per le strade il manifestone con la Bellucci. Come ci informa un altro articolo, Muccino sentenzia: “oggi ci governa il qualunquismo”. Parole sante, se almeno le rivolgesse a se stesso.

martedì 4 febbraio
Nel corso di un incontro tenuto nella sala conferenze della rivista Civiltà Cattolica, Virgilio Fantuzzi, decano oltranzista della critica paravaticana, illustra davanti a una platea eccellente la tesi secondo cui il cinema italiano sta vivendo un vero e proprio risveglio religioso. I presenti (tra gli altri, i Taviani, Calopresti, Agosti, la Cavani) ascoltano attoniti la lista dei film in questione, come La stanza del figlio, Il mestiere delle armi, fino ovviamente a L’ora di religione, che a qualche sprovveduto non era sembrato solo un film assolutamente laico, come gli altri citati, ma di un viscerale anticlericalismo. “Nel film di Bellocchio – argomenta imperterrito Fantuzzi - non solo secondo me ma anche secondo alcuni ecclesiastici con i quali mi sono consultato, non si capisce bene, se la bestemmia del fratello malato sia una vera bestemmia o un’invocazione; tanto più che la situazione è estremamente drammatica e vede Castellitto avvicinarsi al fratello sofferente con un atteggiamento di estrema pietas. Ho visto in questa scena adombrarsi la metafora del calvario”. Davanti a questo risveglio travolgente, noi continuiamo a dormire.