the Hours
Tre donne
di Adriano Ercolani

 
  the Hours, GB, 2002
di Stephen Daldry, con Nicole Kidman, Meryl Streep, Julianne Moore, Ed Harris, John C.Reilly, Stephen Dillane, Miranda Richardson

Raramente, ahimé troppo raramente, capita che lo script di un adattamento cinematografico risulti più convincente dell’opera letteraria da cui è stato tratto. Soprattutto quando si tratta di romanzi, lo sviluppo della sceneggiatura quasi mai riesce a tradurre in immagini la completezza delle significazioni dell’originale, lasciando disperdere messaggi ed episodi che spesso sono fondamentali. Negli ultimi anni sono veramente poche le trasposizioni cinematografiche che sono riuscite a mantenere fede al testo di partenza – L’età dell’innocenza (The age of innocence, 1993) di Scorsese; scarsissime quelle che sono riuscite a darne una rielaborazione convincente - L.A. Confidential (id., 1997) di Hanson; quasi nessuna poi ha saputo migliorare il romanzo da cui ha avuto origine – Fight club (id., 1999) di Fincher.
Dopo aver visto The hours ed esserne stato travolto, sono dunque corso a recuperare il romanzo di Michael Cunningham (premio Pulitzer 1999) da cui il film di Daldry è stato tratto. Ancora affascinato dalla bellezza del lungometraggio ho letteralmente divorato la storia in un paio di giorni, ed incredibilmente ho scoperto che la sceneggiatura di David Hare non soltanto ha trasportato sullo schermo tutta l’atmosfera e le immagini che il libro ci proponeva, ma è anche riuscita nell’impresa di eliminare quanto di artificioso e spocchiosamente elegante era contenuto sulla carta. Molto più scarno ed incisivo rispetto al romanzo, il racconto cinematografico possiede a mio avviso il grande pregio di contenere due qualità principali: prima di tutto sa raccontare con sincerità e coerenza le tre donne protagoniste del film; in secondo luogo, Hare ha scritto una sceneggiatura che riesce ad essere lineare e fedele pur avendo in sé la predisposizione ad essere interamente sfruttata dal mezzo-cinema. The hours infatti, appunto per essere così meravigliosamente scritto, non è soltanto un film con una buona struttura narrativa, tutt’altro: in esso la bellezza del cinema esce dall’accordo di musica, montaggio, regia e soprattutto interpretazione; artisti come Philip Glass, Peter Boyle, Nicole Kidman, Meryl Streep, Julianne Moore (e tutti gli altri attori), contribuiscono, ognuno al suo meglio, nel regalarci la loro capacità ci “annullare” la propria individualità e competenza per raggiungere una fusione quasi totale con l’opera nel suo complesso. The hours si è presentato dunque ai nostri occhi come uno dei lungometraggi più riusciti e coerenti degli ultimi tempi, capace di eccellere nel suo complesso e non soltanto sotto alcuni aspetti che compongono il fare cinema. Passando invece a valutare più specificamente i meriti del film, dobbiamo prima di tutto osannare (ma ce ne era ancora bisogno?) l’interpretazione delle tre protagoniste, in particolare di una Nicole Kidman capace di emozionarci con il silenzio straziante di uno sguardo. Streep e Moore non gli sono da meno, ovviamente, ma la conferma di un grande talento doveva venire da lei. Le scene bucoliche in cui si consuma la triste vicenda della grande Virginia Woolf sono perciò le migliori, o meglio quelle più cariche di raffinata letterarietà (scusateci il termine…), che si tramuta in dolorosa remissione, in forzata accettazione di un destino amaro ed ineluttabile; nelle altre due storie The hours rimane però saldamente aggrappato a questa continuità emotiva, che la musica ed il montaggio riescono così abilmente a supportare, il tutto sotto la lineare ed abile regia del cineasta britannico. Se proprio dobbiamo trovare dei difetti, possiamo forse riscontrarli in un’eccessiva drammatizzazione di alcuni personaggi, come ad esempio quello del poeta malato e “maledetto” interpretato dal Ed Harris; gli fanno però subito da contraltare due sublimi personaggi maschili come i mariti della Woolf e di Laura Brown, rispettivamente impersonati dai raffinati Stephen Dillane e John C. Reilly.
Cos’altro aggiungere? Difficile non commuoversi di fronte alla bellezza ed all’eleganza di questo film, omaggio ed insieme riflessione profonda sul mistero ed il fascino dell’universo femminile.