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il mistero delle pagine perdute -
National Treasure

National Treasure: Book of Secrets, Usa, 2007
di Jon Turteltaub, con Nicolas Cage, Jon Voight, Harvey Keitel, Diane Kruger, Justin Bartha, Ed Harris, Helen Mirren

Non per soldi… ma per avventura
recensione di Stefania Leo



Ben Gates (Nicolas Cage) è uno studioso di storia americana per vocazione e tradizione familiare. Per hobby è anche un cacciatore di tesori. Col padre (Jon Voight) assistono impotenti alle infamanti accuse mosse da Mitch Wilkinson (Ed Harris), che sventola sotto il naso dei due una pagina strappata dall’antico diario di John Wilkes Booth (l’assassino di Lincoln). Wilkinson cerca così di dimostrare che il trisavolo dei Gates, Thomas, era uno dei cospiratori nell’omicidio di Lincoln. Gates assiste impotente alla disperazione che attanaglia il padre Patrick che vede crollare una vita intera di ricerche sotto la spallata del viscido Wilkinson. Quest’ultimo ha bisogno che i Gates si mettano in azione perché solo loro possono sciogliere l’enigma scoperto sul retro della pagina strappata. Ben Gates comincia a far lavorare le meningi alacremente, giungendo con estrema facilità alla risoluzione dell’enigma. Suoi fidi compagni d’avventura sono Riley Poole (Justin Bartha), simpatico assistente di Ben Gates, mago dei computer e scrittore, e Abigail Chase (Diane Kruger), fidanzata ai ferri corti con Gates figlio. Complotti governativi, il rapimento del Presidente degli Stati Uniti d’America, tesori nascosti, corse mozzafiato e scrivanie piene di segreti e nessuno che si dichiara davvero interessato al tesoro, quanto alla gloria, alla conquista di un posto nella storia e alla conoscenza di civiltà precolombiane.

Il Mistero delle pagine perdute - National Treasure è il secondo capitolo della saga girata da Jon Turteltaub.
Dopo il successo d’incassi di il Mistero dei templari, il regista californiano riunisce il cast stellare di premi Oscar che tanto ha contribuito al successo del primo National Treasure. Nicolas Cage (the Weather Man, Con Air, Fuori in 60 secondi, City of Angels) sembra ormai a suo agio nei panni dello storico Ben Gates e dà ancora una volta prova di un talento versatile. Jon Voight ha creato una galleria di personaggi memorabili nel corso della sua acclamata carriera (Alì, l’Uomo della pioggia, Pearl Harbour, Transformers). Questa volta è Patrick Gates, vecchio studioso appassionato di storia americana, intrepido dal cuore tenero, coglie l’occasione offerta da questa caccia al tesoro per riconquistare la burbera ex moglie, studiosa di lingue precolombiane, Emily Appleton, interpretata dalla pluripremiata e bellissima Helen Mirren (the Queen, Cal, la Pazzia di Re Giorgio). Diane Kruger (Troy, l’Età barbarica, il Mistero dei templari) dimostra di essersi meritata sul campo la fama di star internazionale.
Tirando le somme, è difficile che un cast qualsiasi risulti credibile prestando i propri volti ai personaggi di una storia assolutamente incredibile e a tratti ridicola. Loro ci riescono benissimo, sradicando il giudizio dalla mente degli spettatori e portandoli in volo fin sulle cime del Monte Rushmore, verso la scoperta dei tesori americani.

Sullo schermo guardiamo Nicolas Cage vestire i panni di Ben Gates, ma nella nostra testa non possiamo fare a meno di sovrapporre il mitico Indiana Jones, vero capostipite cinematografico del rinnovamento del genere d’avventura.
Nel 1981 Steven Spielberg porta sullo schermo i Predatori dell’arca perduta e, grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte negli effetti speciali da George Lucas, appare sugli schermi Indiana Jones, un archeologo, ma anche un cacciatore di tesori: un avventuriero, insomma. Il corpo narrativo di Indiana viene rivestito di invincibilità, fisica e mentale. Vive l’avventura come un percorso di conoscenza e cerca, attraverso le incredibili performance del proprio corpo di assottigliare la distanza con l’impossibile. La trilogia di Indiana Jones ripercorre, tecnicamente e narrativamente, tutta l’avventura vissuta dai generi cinematografici in più di cento anni di vita e va oltre.
Il concetto di sequel si afferma nell’era televisiva e si attacca anche al cinema. La voglia di seguire le tracce, del “sapere come va a finire” e del “cosa succede dopo”, sono legate all’affabulazione e la televisione è stata maestra nel serializzare il sentimento di attesa nel pubblico grazie alle serie tv. Ecco quindi con Indiana Jones mescolare la voglia di sequel al genere più accattivante fra i tanti, l’avventura.
Ne il Mistero delle pagine perdute, un sequel per l’appunto, assistiamo alle vicende di un eroe decisamente postmoderno, ancora più tecnologico dell’Indiana Jones di Spielberg. Non è più il corpo a necessitare di energie incredibili, ma è l’astuzia a tirare le fila della storia, coadiuvata da un massiccio uso di tecnologia che spalanca le porte ad una selvaggia operazione di product placement da parte di aziende di computer, automobilistiche e quant’altro. Gates si produce in una fuga a bordo di una Mercedes che ammacca senza paura di far male a se stesso e ai passeggeri, sfrutta i sistemi di controllo stradale per andare oltre il possesso della materia (invece fondamentale in Indiana Jones) per risolvere l’enigma, s’intrufola in ogni sistema elettronico grazie ad un secco ordine del suo schiavo/assistente mago dei computer.
Permane tuttavia la necessità di confrontarsi con l’ambiente naturale per raggiungere la conoscenza. Il Mistero delle pagine perdute è il primo film di fiction a girare una sequenza sul Monte Rushmore dai tempi in cui Alfred Hitchcock ha portato Cary Grant, Eva Marie Sant e la troupe di Intrigo internazionale alle Colline Nere nel 1958.
Il genere d’avventura si spoglia della fisicità dell’eroe, invincibile anche se umano nei sentimenti e nelle relazioni, e si lascia rivestire da una preponderante tecnologia, lasciando che sia quest’ultima a calamitare la meraviglia dello spettatore. Siamo sicuri che Il Mistero delle pagine perdute - National Treasure terrà buona compagnia durante le feste natalizie ai nostalgici orfani di Indiana Jones.