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Transformers
id., Usa, 2007
di Michael Bay, con Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, Rachael Taylor, Tyrese Gibson, Jon Voight, Anthony Anderson, John Turturro

Speedfreaks
recensione di Emanuele Boccianti
veloci



La gente è disposta a pagare per vedere qualsiasi cosa, purché si muova abbastanza velocemente”, scriveva Kate Koja in un romanzo horror qualche anno fa. È un incipit un po’ cattivo per questa recensione, ammettiamolo, però ci sta bene. E ammettiamo anche che nessuno due anni fa avrebbe sentito l’urgenza di vedere un film tratto dagli Autorobot della Hasbro. Poi però è venuto fuori che c’era Michael Bay alla regia, e Spielberg in produzione. Allora mi sono detto che se c’era qualcuno che poteva tirarne fuori qualcosa di divertente erano proprio Mister Azione e Mister Fantasia messi insieme, ed avevo ragione. Perché questi Autobots e questi Decepticons in azione spaccano davvero. La grande e mai invecchiata (questa è la riprova) Industrial Light & Magic ha fatto veramente un gran lavoro, ed è un piacere riempirsi gli occhi di questi robottoni alti come palazzi che si trasformano e si pestano come l’uva e poi si ritrasformano ancora. Il tutto a velocità da brivido. Il modello di Optimus Prime, il capo dei buoni (che nella serie di cartoni animati italiana si chiamava Commander, lo dico per i filologi) consta da solo di 10108 parti meccaniche diverse, che si muovono tutte. Una tale sensazione di velocità nelle evoluzioni di combattimento acrobatico l’aveva raggiunta solo Raimi con Spider-man, ma lì l’ingegneria era di tipo diverso, meno complessa: questo no, ancora non l’avevamo visto. Uno dei sogni segreti di ogni adulto che è stato bambino ai tempi di Goldrake (e poi Gundam, e poi Evangelion) era quello di vedere i robottoni in live action cinematografica, e qualcuno lo ha esaudito, alla fine, superando anche le aspettative.
Questo è il grande merito dei Transformers, gli va riconosciuto. Ma non fateli fermare, neppure rallentare, o vi troverete ad esser costretti a seguire una storia che nei punti peggiori sembra pensata per un pubblico che dagli anni 80 va ancora a letto portandosi il suo Gundam in plastica e metallo pressofuso. Un collo di bottiglia terribile è in agguato a metà film, e le tre diverse trame lo attraversano come un tritacarne: una praticamente muore (il pugno di soldati in medio oriente), le altre due ne escono sfilacciate, si avvitano su se stesse, e devono attendere che i Transformers ritornino a correre per ritrovare il turgore auspicato, lasciando la scena, doverosamente, allo scontro finale. Ma si sa, questo è un mondo imperfetto: altrimenti in regia ci sarebbe stato il vecchio Spielberg quando era ancora un Peter Pan, e magari in veste di produttore esecutivo quella volpe di Michael Bay.
Quando uscirà il DVD - sicuramente con un extra di tre ore contenente i diari di lavorazione - lo comprerò di corsa. Correrò a casa e mi rivedrò le evoluzioni che allora erano affidate solo alla bravura di disegnatori, e ora il signor Spielberg e il signor Bay hanno realizzato proprio come le rivedevo nella mia mente di bambino. Velocizzerò i punti in cui si parla (tutti, soprattutto i robottoni stessi!) e manderò in ralenti i momenti in cui per dirla con Elvis l’azione mangia la scena alla conversazione. Lo farò ripetutamente e, a costo di sembrare un po’ tonto, velocemente. Velocemente è la parola chiave. Kate Koja ha ragione.