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Bee movie
Id., Usa, 2007
di Simon J. Smith, voci di Jerry Seinfeld, Renée Zellweger, Matthew Broderick, John Goodman, Patrick Warburton

La dolce storia di Barry “the graduate”
recensioni di Emanuela Andreocci e Stefania Leo



Chi non ha presente il classico logo Dreamworks con il ragazzino che pesca pacificamente adagiato sullo spicchio di luna? Bee Movie sconvolge tutto: il film viene infatti presentato con un’ ape fastidiosa che ronza intorno al giovanotto fino a farlo cadere.
Jerry Seinfeld - comico di successo per quanto riguarda il panorama statunitense e sceneggiatore/produttore nonché voce del protagonista - presentò a Spielberg l’idea di un film sulle api che avrebbe voluto intitolare Bee Movie per sfruttare l’ironica assonanza con quelli che un tempo venivano, invece, definiti B-movies. Il risultato è una brillante pellicola d’animazione che parte da un’idea semplice ma decisamente efficace: Barry, neolaureato, continua a ripetersi ossessivamente di non voler praticare per tutta la vita il lavoro che gli verrà assegnato d’ufficio presso la Honex; ribelle e anticonformista, vuole qualcosa di più dalla sua piccola dimensione di ape operaia e questo lo spinge prima a rivolgere parola, contravvenendo alle regole, ad una ragazza che gli ha salvato la vita e poi a trascinare in tribunale gli umani che da anni sottraggono impunemente il miele per venderlo nei supermercati.
Quello che a Barry manca, infatti, è quello che tutti, il suo miglior amico Adam in primis, gli continuano a ripetere: deve pensare da ape. Ma per far questo non basta aprire l’armadio e scegliere tra i numerosi vestiti - tutti rigorosamente a righe giallo-nere - che il guardaroba mette a disposizione: bisogna cambiare indole.
Numerosi sono i punti in comune che il piccolo animaletto ha con il Dustin Hoffman de il Laureato: il disagio verso la società, il non saper che fare della propria vita, il desiderare qualcosa di più, il volersi estraniare da quello che i genitori gli consigliano (con tanto di bagno in piscina che cita apertamente il film del 1967). La Mrs. Robinson in questione però è Vanessa, una dolce fioraia di Manhattan che (doppiata nella versione originale da Renée Zellweger) sebbene faccia sognare al nostro Barry dolci picnic e voli più o meno leggiadri, non ha nulla dell’alto tasso erotico di Anne Bancroft nel film già citato.
È inutile sottolineare l’ efficacia e la perfezione di personaggi e ambienti di casa Dreamworks, ma una parola merita comunque di essere spesa per notare particolari e dettagli che non vengono mai lasciati al caso, ma che anzi sono ricostruiti - basti pensare al verdeggiante Central Park o alla sfaccettata ed eccentrica fabbrica di miele - con formidabile accuratezza (il cast tecnico è decisamente degno di nota: come sceneggiatore troviamo infatti Alex McDowell - la Honex ricorda la fabbrica di cioccolato del burtoniano Willy Wonka - mentre il supervisore degli effetti visivi è Doug Cooper).
La pellicola, che scorre liscia come l’ olio e dolce come il miele, ci sorprende per l’ ingenuità della storia, la purezza della messa in scena e le strizzatine d’occhio ad uno spettatore più cresciuto che sorride nel vedere i cameo di Sting e Ray Liotta che prestano i loro volti per un film d’animazione che diventa così un piccolo capolavoro.

Cosa succede quando una piccola ape decide di sovvertire le leggi naturali di una specie che da 27 milioni di anni non ha cambiato di una sola virgola la propria esistenza? Catastrofi naturali, ovviamente. Barry B. Benson è una giovane ape giunta al termine del suo percorso di studi durato ben nove giorni di vita, e si trova davanti al momento più atteso da tutte le api: la scelta dell’unico lavoro della sua vita. Impaurito dalla monoliticità della comunità di New Hive City (il suo alveare), vola fuori coi fuchi-fichi venendo a contatto con il mondo umano, per lui assolutamente meraviglioso. Incontra Vanessa (Renée Zellweger) ed infrange la legge apesca "Mai parlare con gli umani!“, diventando amico della bella fiorista. In una delle loro passeggiate, scopre che gli umani acquistano liberamente il miele prodotto dalle api, senza rendere loro conto, e decide di intentare causa all’industria del miele.

Ci sono voluti quattro anni per realizzare Bee Movie e un milione di ore lavorative per animarlo, e si stima 25 milioni di ore per produrlo… cinque volte di più rispetto al primo Shrek. Questa nota di produzione sottolinea l’impegno e la dedizione che, a livello grafico, sono ben visibili in Bee Movie. Tuttavia il primo film di animazione scritto dal comico americano Jerry Seinfeld e girato da Simon J. Smith (Galline in fuga, Shrek), non convince e non seduce. La lunga lavorazione ha portato ad un risultato visivamente appagante e suggestivo, ma che nulla di nuovo aggiunge ad un pubblico già viziato durante tutto quest’anno da alcuni bei film d’animazione come Ratatouille e I Simpson - il film. Prima volta sullo schermo animato per Renée Zelleweger che presta le sue fattezze per la fioraia Vanessa, affascinata dall’esperienza con l’(estremo) altro: come definireste altrimenti le folli conversazioni con un ape? John Goodman indossa i larghi panni dell’avvocato dell’industria umana del miele, Layton T. Montgomery. Goodman giunge con Bee Movie alla sua terza interpretazione in un film d’animazione, dopo Cars e Monsters & Co.

Bee Movie snoda la sua trama lungo solchi già sfruttati: citazionismo interculturale (Star Wars e Quei bravi ragazzi) e mondo animale che, senza che nessuno lo sappia, è molto più simile al mondo umano di quanto si pensi. Le api usano macchine al miele per muoversi all’interno dell’alveare, il gel al miele è una conquista di tutte le piccole creature alate che possono, tra l’altro, fare il bagno in piscine di miele e lavorare in fabbrica come gli umani, solo per tutta la vita, in sicurezza, senza alcun cambiamento fino alla morte naturale. Logica vorrebbe che il sovvertire quest’ordine portasse all’esplorazione della tematica ecologista, che invece viene solo blandamente inserita. Ci si perde dietro dialoghi non sempre brillanti e si assiste passivi al moto di commozione suscitato dall’aiuto familistico delle api a Barry nella situazione più critica dell’emergenza-impollinazione. Lì Seinfeld e Simon hanno saputo fare il loro lavoro. “Think Bee” (molto più bello dell’italiano “Pensa apese”) attira il sovversivo Barry verso un atterraggio sicuro, un pulsante fiore giallo e nero, facendogli riscoprire la parte più pura della propria anima e del proprio DNA.

Secondo la valutazione scientifica dell’ape, peso, dimensione, apertura alare, l’insetto non potrebbe essere in grado di volare. Meno male che gli scienziati non l’hanno mai detto alle api”. “Le api sono una razza che non va in vacanza da 27 milioni di anni”. “Pensa prima di pungere”.“Nessuno lavora più duramente di un’ape”.
Questa e altre perle di saggezza sono alcune delle chicche che comunque rendono la spesa del biglietto sopportabile ad uno spettatore in cerca d’intrattenimento e che fanno meditare sull’importanza dei “piccoli lavori che, se ben fatti, sono importanti”. Ma al di là della retorica buona o cattiva che viene fatta nel film, Bee Movie resta nella mente dello spettatore giusto il tempo di leccare via uno sbaffo di miele dalle dita durante l’ora del te.