Cars – Motori Ruggenti

Animazione e Conservazione
di Ferdinando Cotugno

 
  Cars, USA, 2006
di John Lasseter e Joe Ranf, animazione


E’ probabile che Cars, l’ultimo lungometraggio animato della Pixar, non riuscirà a convincere proprio tutti. La sensazione di parziale delusione, a fronte di un lavoro pur senza pecche, anzi quasi stupefacente dal punto di vista visivo, ha contorni sfumati ma consistenza innegabile. Cars funziona, diverte, fa spesso sorridere ma raramente ridere, anche se appassiona e crea legame con i suoi personaggi. Un bel film di animazione, ma lontano dall’essere un capolavoro. Il lavoro diretto da John Lasseter paga dunque il dazio ad una famiglia di troppo successo e talento, della quale è figlio più che degno, ma non leader né brillante esemplare.
L’idea che ha dato origine a Cars è datata addirittura 1998, la sua uscita era stata programmata per essere quella successiva a a Bug’s life. Alterne vicende produttive, e l’evolversi dei complicati rapporti tra Disney e Pixar (risolti con l’acquisizione della seconda da parte della prima), hanno determinato lo slittamento del progetto fino ad oggi. Il primo a giovarsi di questo accidentato percorso di genesi è proprio il film stesso, che ha potuto giovarsi degli straordinari progressi tecnici della CGI. La qualità dell’animazione mantiene infatti ogni promessa legata al brand Pixar. I dettagli delle automobili sono perfetti, arricchiti dalla soluzione non convenzionale di posizionare gli occhi sul parabrezza. Gli scenari permettono un colpo d’occhio notevole. I movimenti sono assolutamente fluidi. Un carico che porta con sé però un’enorme responsabilità, visto che Cars è il settimo di una serie di successi assoluti, sia al botteghino che nella critica, con tanto di sei nomination consecutive agli Oscar (e quattro vittorie). Arrivare in sala preceduti da Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e gli Incredibili non è facile per nessuno.
Cars è una scommessa vinta, senza ombre, ma senza strafare. L’idea di partenza era ad alto coefficiente di difficoltà: una storia ambientata in un mondo popolato da automobili. Fin dalla prima scena, una gara automobilistica sul modello NASCAR, la storia dispiega le regole del suo mondo. Le macchine corrono in pista, ma altre macchine si occupano dei pit stop, fanno rifornimento, cambiano le gomme, sventolano le bandiere, commentano la gara per la televisione (per un pubblico presumibilmente fatto di altre macchine comodamente accomodate sulle loro poltrone, nei loro garage, ehm, case), esultano sugli spalti, in un’enorme arena stracolma a sua volta di giubilanti veicoli a quattro, due o tre ruote. Di esseri umani in carne ed ossa, come giusto che sia, non si troverà traccia. Le auto di Cars vivono in un mondo perfettamente ricalcato sul nostro, un universo parallelo e complementare, con città, autostrade, ristoranti, ma dormono in case che sono garage, e si nutrono di benzina. Il gioco dei rimandi tra questi altri così simili a noi e noi è continuo, e può andare dalla Ferrari agli hippie, dalla Route 66 a Jay Leno. La favola ha bisogno continuo e instancabile di rifornimenti al nostro immaginario per far ridere e per mandare avanti la sua narrazione, forse più di qualsiasi altro film Pixar, una debolezza quasi congenita, legata a doppio nodo alla scelta di fondo del film e della sua ambientazione; le macchine, appunto.
Cars è la storia di Saetta McQueen, una fiammante, giovane macchina da corsa rossa, che sta sovvertendo le gerarchie nel mondo della Piston Cup, imponendosi come “next big thing”, in un mondo che aveva un vincente storico, e un altrettanto storico eterno secondo finalmente pronto al sorpasso. Sulla scena irrompe McQueen, sovvertendo ogni aspettativa. Il risultato è un ex aequo per tre, con la prospettiva di uno spareggio, da tenersi in California, al di là del deserto. McQueen è pronto ad attraversare gli Stati Uniti, a bordo del suo fidato camion Mack. L’elemento di rottura che rende possibile la favola è un incidente, che allontana McQueen dall’autostrada e lo blocca nella sperduta Radiator Springs, dove ingenuamente semina panico e distruzione ed è costretto a darsi da fare per riparare i danni, mentre il tempo scorre e la corsa si avvicina. Nella sonnolenta località nel deserto si svilupperà la giusta parabola morale e sentimentale di Saetta, che arriva veloce, egoista, ambizioso e senza amici, e ne esce felice, adulto, maturo e generoso. Cars è una favola animata, che ha sfumature tutte positive, che vanno dal recupero del passato, all’elogio della lentezza ( o di una velocità controllata ) e della semplicità di costumi, fino all’amore per la provincia americana. E’ innegabile, però, una svolta conservatrice, che ha tolto qualcosa alla vitalità alla favola e spessore ai personaggi. Le storie del cinema di animazione americano sono (quasi) sempre edificanti, ma Cars costringe se stesso nell’angusto vestito di operetta morale, comprimendo e sacrificando così anche una delle doti che hanno fatto la fortuna dei film targati Pixar, il brillante e generoso umorismo delle vicende che investono i suoi personaggi.