Cinema, film, recensioni, critica. Offscreen.it


Quei bravi ragazzi
Goodfellas, Usa, 1990
di Martin Scorsese, con Ray Liotta, Robert De Niro, Joe Pesci, Lorraine Bracco, Paul Sorvino

All’assalto del cinema
recensione di Adriano Ercolani



La prima inquadratura: la mdp si accosta ad un’auto che corre nella notte. Al volante c’è Ray Liotta, che guida annoiato; al suo fianco De Niro sonnecchia sul sedile abbassato; dietro sta Joe Pesci, pure lui mezzo addormentato. Si ode un rumore sospetto, che continua a ripetersi. I tre rimangono sorpresi, ed accostano in una radura nascosta. I rumori arrivano dal porta-bagagli: Liotta apre circospetto e... dentro c’è il corpo ancora vivo della vittima. Uno di loro mormora infastidito: “Che figlio di puttana, ancora non è morto...”. Allora Pesci gli pianta tre o quattro coltellate al cuore, e De Niro lo finisce a revolverate nello stomaco. Liotta richiude il portabagagli: parte sparato uno zoom dal basso verso l’alto, ad inquadrarlo in primo piano; poi un fermo immagine su Liotta che guarda in lontananza. Sua la voce fuoricampo: “Sin dall’età della ragione, volevo essere un gangster”. Stacco verso il nero, poi sfreccia il titolo del film. Così comincia Quei Bravi Ragazzi. Parte in maniera quasi sfrontata, con la mdp che, malferma su una macchina in corsa, inquadra un’altra automobile. Sembra quasi di essere tornati a Mean Streets, al suo stile volutamente diretto, quasi “approssimativo”. Niente di più fuorviante.
Dopo infatti ci sono una sequenza di inquadrature rigorose, taglienti, dallo zoom lento verso l’auto che nasconde il corpo a quello fulmineo ad inquadrare Liotta. Poi il fermo-immagine alla fine dello zoom, che arriva come una sentenza definitiva. Cinema accaldato. Cinema fatto di ritmo, di montaggio. E ci chiediamo subito: Scorsese sarebbe stato lo stesso senza quell’autentico genio di Thelma Schoonmaker? In fondo non ci interessa. Questa scena non solo apre un capolavoro, ma si presenta come vero e proprio manifesto estetico di Scorsese, che da Quei Bravi Ragazzi in poi partirà all’assalto dell’inquadratura, dell’immagine, del cinema in tutta l’estensione del suo significato.