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i Simpson - il film
The Simpsons Movie, Usa, 2007
di David Silverman, voci originali di Dan Castellaneta, Julie Kavner, Hank Azaria

Il segno internazionale della ciambella (scomparsa)
recensione di Adriano Ercolani



La scommessa era di quelle che a dire il vero sembravano perse già in partenza: portare sul grande schermo la serie cartoon più amata e corrosiva dell’era mediatica moderna avrebbe voluto dire rischiare di andare incontro ad un sovvertimento di senso che avrebbe irreversibilmente alterato la natura stessa dei Simpson. E così infatti è stato.
Matt Groening, James L. Brooks & Co. si sono lanciati nella sfida e per la prima parte del film sembravano aver trovato la maniera più efficace per trasformare televisione in cinema: i semplici accorgimenti estetici individuati per tale scopo - che consistono specificamente in maggiore profondità di visione ed una accentuata robustezza cinetica, volta a muovere i personaggi in uno spazio più ampio, quello del 2.35:1 - mantengono le premesse del lungometraggio su un binario conosciuto e sicuro, quello dei toni scanzonati, ridanciani e sulfurei della serie TV. Man mano però che la storia si dipana succedono due fatti che iniziano a minare le basi portanti della “cultura Simpson”: primo e fondamentale peccato è quello di inserire nella trama un sottotesto moraleggiante assolutamente inopinato ed eterogeneo rispetto all’idea originale, e che consiste più propriamente nella sotto-trama che riguarda il rapporto discontinuo tra papà Homer e Bart.
Ma la falla più grossa ed incredibile viene compiuta circa a metà della pellicola: i Simpson escono da Springfield! Prendere una serie di figure così fortemente caratterizzate ed estrapolarle proprio da quel contesto che partecipa in maniera fondamentale alla loro caratterizzazione è un errore che da gente esperta come Groening e Brooks sinceramente non ci saremmo aspettati. Ed infatti i Simpson - il film crolla verticalmente di interesse, perdendosi in una serie di sequenze retoriche e piuttosto melense, trascinandosi fino ad un finale high-action che sembra essere stato messo apposta per chiudere il tutto, senza però una logicità ben precisa e soprattutto uno sviluppo drammatico coerente attraverso il quale si è arrivati ad esso.
Sia ben chiari ai nostri lettori, la trasposizione cinematografica del cartoon non è però completamente da buttare: in alcuni momenti risorge lo spirito realmente iconoclasta ed acidulo che ha animato per ormai quasi vent’anni il pubblico televisivo di tutto il mondo. Se alcune correzioni di tiro sulla definizione dei personaggi risulta eccessivamente edulcorata - vedi soprattutto Bart, Lisa ed un signor Burns clamorosamente “dimenticato” nella storia - rimane però la grande vena comica “bassa” di Homer, vero protagonista che mantiene le aspettative con la sua visione bigotta e totalmente “pigra” del mondo che lo circonda. In lui si può ancora vedere una delle critiche più taglienti e costruttive all’imbolsimento della società occidentale.
Grosso successo in patria (l’incasso dovrebbe superare i 200 milioni di dollari) I Simpson - il film dovrebbe trovare enormi proseliti da noi senza eccessivi problemi: bisogna ricordare al pubblico che andrà a vederlo che si tratta sempre e comunque di una trasposizione cinematografica di un qualcosa che è nato per un altro media, e che ad esso è diventato endemico. I difetti correlati a questo passaggio sono evidenti, ma forse impossibili da evitare.

P.S. - Ci scusiamo se con quest’ultima postilla faremo spoileraggio, ma la domanda è di fondamentale importanza: come mai tutta la pubblicità costruita intorno alla pellicola, almeno in Italia, mostra Homer a caccia ottusa di ciambelle, quando poi nel film questa sua stupidità simbolica non viene per nulla adoperata?