Volver

La memoria e il futuro
di Francesco Rosetti

 
  Id., Spa, 2006
di Pedro Almodovar, con Penelope Cruz, Carmen Maura, Lola Duenas, Blanca Portillo, Yohana Cobo


Si parlerà di melò fiammeggiante, di uno stile sempre più maturo e classico nel suo barocchismo soprattutto fotografico (Almodovar oramai usa il folklore spagnolo con assoluta perfezione, senza crederci per un istante, solo per trasformare da subito i suoi film in luoghi della mente). E sarà cosa buona e giusta, ma appunto queste sono le strategie formali del melò, che anche nelle scelte cromatiche e scenografiche deve puntare sulla costruzione continua di picchi emotivi e sulla stimolazione sentimentale dello spettatore. più interessante è notare come, da Tutto su mia madre in poi, uno degli argomenti principali su cui si incardina la riflessione del regista spagnolo è la memoria, non solo intesa come ricordo che suscita sensazioni, passaggio del tempo e sentimento del tempo, ma percepita secondo due articolazioni concettuali ben più precise, vale a dire come frattura e come architettura. La prendo alla lontana. In una intervista resa poco tempo dopo l'uscita de La mala educacion, richiesto ad Almodovar un parere su alcuni film recenti che gli fossero piaciuti, il regista spagnolo rispose di avere apprezzato molto 2046 di Wong Kar Wai e The eternal sunshine of the spotless mind di Gondry. Dunque Wong kar Wai e Charlie Kauffmann (mettiamo per ora da parte Gondry, la cui riflessione è parallela a quella dei nomi citati, ma centrata su altre componenti). Cosa accomuna la riflessione più recente dei due autori sopra citati e quella di Almodovar? Sia in 2046 che in The eternal sunshine of the spotless mind abbiamo un trauma che ha a che fare con la separazione e incide sulla memoria e sul suo esatto contrario, la rimozione. La perdita di Maggie Cheung per Tony Leung, la perdita di Kate Winslet per Jim Carrey. Secondo un meccanismo tipico da manualetto della psicanalisi, la prima reazione è il rifiuto del ricordo, la rimozione, ma questo spinge alla compulsività, la ricerca continua della donna perduta in altre donne (poi rifiutate) nel film hongkonghese, la cancellazione sistematica dei ricordi nella pellicola americana. Ma poi il ricordo si impone, pena la perdita del tempo futuro. In questo caso la memoria assume una connotazione che non si può definire a prima vista positiva o negativa, è una frattura, o meglio la constatazione di una frattura da ciò che è ricordato e che non può tornare. Da qui scatta la ricostruzione (la nostalgia dell'origine e della grande madre in Wong Kar Wai, la proiezione della donna amata in ogni istante passato in Gondry e Kauffmann). In Almodovar questa dialettica frattura-architettura si incardina attorno ad una perdita radicale, la morte o la violenza. Morte di un figlio in Tutto su mia madre, morte in Parla con lei, perdita dell'infanzia e dell'identità personale in La mala educacion. A questo punto la constatazione della perdita nel ricordo o travolge la persona nella follia e nella chiusura in sé stessi (è il caso di tutti i personaggi di La mala educacion, dove il desiderio maschile, tra le altre e cose, è sempre e comunque egoistico), oppure si ritraduce nel tentativo di ridare senso ai ricordi ritrasportandoli nella prospettiva del futuro. In tutto su mia madre la perdita di un figlio ha senso solo nel ritorno sul suo passato della madre, che si riappacifica con una parte maschile frettolosamente negata e può dunque tornare madre. In parla con lei la perdita di una donna amata e non capita, può avere senso solo di fronte alla prospettiva di un nuovo innamoramento. Ne La mala educacion abbiamo l'esempio negativo di cosa accada quando questo meccanismo si inceppa. C'è un trauma infantile e un'amicizia distrutta dal trauma stesso, il tutto si ripercuote violentemente sull'esistenza di tutti i personaggi e non viene assolutamente rimesso in discussione, tutti rimangono prigionieri di conflitti identitari irrisolti. Ma torniamo al tempo e con la riflessione tempo arriviamo finalmente a Volver. Il viaggio di Tutto su mia madre è un viaggio a ritroso nel tempo, perché si produca futuro, viaggio nel passato però lineare.
I salti temporali di Parla con lei sono già molto più ardui da seguire per lo spettatore, ma qui abbiamo personaggi che non riescono ad elaborare i loro traumi, quindi la comprensione del proprio passato, in funzione del futuro, può avvenire solo nel finale aperto, come speranza e non come dato. Il viaggio a ritroso nel tempo non è un'architettura, bensì un vagabondaggio. Ne La mala educacion questo vagabondaggio si fa drammatico e pessimistico, pieno di giochi di specchi, false rielaborazioni, salti temporali, messe in abisso, barocchismo volutamente non liberatorio, il tutto ruota attorno ad un'identità fratturata (anche sullo schermo) e ad una persona morta, che pesa come un macigno sulle esistenze di tutti gli altri personaggi e a sua volta li svuota. Un passato non ricostruito, rivissuto solo come dolore da evitare, non può che provocare altre catastrofi. Ma appunto tutti i personaggi de La mala educacion, tramite il vecchio meccanismo del film nel film sono dentro una sceneggiatura, non riescono a muoversi nel labirinto spazio-temporale che Almodovar gli ha costruito attorno. Per risolvere il problema del rapporto con il passato e con la memoria in Volver il regista spagnolo assume un punto di vista paradossale, quello di una donna morta, Carmen Maura. Anche qui abbiamo un trauma terribile ad inizio film, la donna morta viene, dall'alto di un'estraneità al tempo, a permettere di viverlo e superarlo. Chiedere perdono alle figlie e alla nipotina, per lei, vuol dire consentire al tempo di fluire di nuovo, ma anche riallacciare un legame positivo con il proprio passato. Per le figlie dialogare con un fantasma vuol dire dialogare con la perdita con ciò che non può tornare (la frattura, appunto)e reinserirlo nel flusso della vita, rivivere la presenza-assenza del ricordo consente di metterne a fuoco nuovi dettagli, quindi di cambiare la propria percezione dell'esistente e il proprio futuro. La forma melò per Almodovar, con i suoi picchi emotivi, è la migliore per dare forza e impatto a questo vissuto da risentire e allora anche il Volver del titolo, il ritornare, non è un ripiegamento, ma un reinizio. Lo stesso ritorno alla grande città, Madrid, alla maternità non è un ritorno ad un'immagine di donna tradizionale, ma il ripensamento di se stesse delle protagoniste, la maternità come immagine della vita che si rigenera nella memoria e nel futuro.