Ti amo in tutte le lingue del mondo

Cinema da cabaret
di Paola Galgani

 
  id., Italia, 2005
di e con Leonardo Pieraccioni, con Marjo Berasategui, Giorgio Panariello, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo.


Pieraccioni, che in quest’occasione è regista, protagonista e co-autore con Giovanni Veronesi (nonché persino cantante), ha ammesso candidamente di essere stato lui stesso ad insistere perché il film uscisse per le feste di fine anno, nonostante la concorrenza di Boldi-De Sica e King Kong, convinto che il pubblico ‘natalizio’ sia più predisposto a gradire la leggerezza di una commedia sentimentale dalla comicità tipicamente ‘pieraccionesca’: e come dargli torto?
L’ultima veste di Leonardo è quella di Gilberto, un disinvolto professore di ginnastica quarantenne in crisi con la moglie, e vittima delle attenzioni maniacali di una sua vispa studentessa. In particolare la testarda ragazzina si diverte ad appiccicargli ovunque post-it con le parole ‘ti amo’ declinate in tutte le lingue conosciute, ed al povero prof. non resta che minacciarla di denunciarla al severo preside della scuola; ma nulla si può contro il passionale amore adolescenziale. Nulla tranne un’incredibile coincidenza che si verifica quando Gilberto, ad una festa di scambisti, conosce Margherita, un’affascinante psicologa degli animali che nasconde molte cose del suo passato in cui sono implicati un frate ed una ragazzina….
I colpi di scena sono riusciti, per quanto non sia certo la credibilità lo scopo di una commedia come questa, ma piuttosto l’innegabile verve di inarrestabili battute a catena in stile cabarettistico. Lo stesso Pieraccioni d’altronde ha dichiarato: “Patendo la sindrome del cabarettista, ho bisogno che nei miei film ogni 27 secondi scatti la risata.” Ed il risultato è stato raggiunto, ma attraverso un tipo di comicità in cui impera una volgarità sconcertante, non per le scene sadomaso né per il linguaggio, quanto per la banalità e la superficialità con cui sono viste e commentate le varie situazioni che presentano, peraltro, alcuni spunti simpatici. Il fatto che stavolta gli autori abbiano voluto impegnarsi maggiormente prendendo ispirazione dalle commedie romantiche del passato ed inserendo nella sceneggiatura temi più seri ed anche commoventi si traduce purtroppo in un buonismo diffuso in stile ‘ultimo Benigni’, in cui si salva il bravo Massimo Ceccherini che riesce incredibilmente ad incarnare la bontà personificata nelle vesti (strane vesti, alla tonaca si alterna il kilt scozzese…) di un fraticello con un insospettabile passato da nascondere.
Anche per la regia tutto risponde ad esigenze cabarettistiche: ciò che Pieraccioni dice di aver imparato dai primi film ad oggi è mettere sempre la macchina da presa a servizio dell’attore, e senza astrusi virtuosismi di cui lui stesso si dichiara poco esperto. Massima semplicità e coerenza, dunque, nei passaggi dalle inquadrature ‘a teatrino’, dove ci sono più attori che interagiscono, ai classici primi piani e piani d’ascolto.
Ancora nella scelta degli attori è evidente la presenza di molti volti cresciuti col cabaret. Esilarante Giorgio Panariello, completamente trasformato in un personaggio interessante, il fratello balbuziente di Leonardo nonché bidello della scuola, anche lui pietosa vittima dell’imperante corsa al successo -nel suo caso quello sportivo. C’è poi un gustosissimo seppur eccessivo Rocco Papaleo, collega di matematica che predilige esperienze sadomaso. A sorpresa, riuscitissimo Francesco Guccini come burbero preside della scuola: Pieraccioni è riuscito a convincere il suo idolo di sempre a partecipare al film con la promessa che il luogo delle riprese fosse molto vicino a casa sua, e quindi si è girato a Pistoia. Fanno la loro parte senza infamia né lode le due protagoniste femminili, stavolta la giovane Giulia Elettra Gorietti e la spagnola Marjo Berasategui, definita appropriatamente un ‘folletto romantico’. Ed infine Pieraccioni, senz’altro coinvolgente e trascinante. Ma la parte più interessante del film sono i personaggi minori, appena delle macchiette ma che incarnano con sprint e veridicità un ritratto della provincia italiana di oggi, dove è il ragazzo cinese che parla italiano senza inflessioni dialettali mentre intorno a lui si mescolano siciliano, pugliese, milanese e naturalmente toscano…tutte le lingue del mondo, insomma. Originale anche lo stacco del ‘coro greco’ nella lavanderia ed il montaggio sulle italianissime note di Francesco Tricarico.

Qualcuno durante la conferenza stampa, seguita ai tiepidi applausi di fine proiezione, ha fatto notare quanto la storia assomigli a quella del film L’uomo spezzato di Stefano Calvagna, uscito a giugno scorso, tra le cui interpreti figura curiosamente quella stessa Giulia Elettra Gorietti che per qui sarebbe stata scelta tra trecentocinquanta candidate. Pieraccioni ha sapientemente glissato sull’osservazione a suon di inarrestabili battute, e a questo punto lasciamo ad altri scoprire quanto ci sia di vero. Coincidenza per coincidenza, anche la figura della psicologa degli animali è stata già vista da poco nel film Broken Flowers, da poco uscito in Italia; ma, per non spingerci fino a Nabokov, ammiriamo invece nel film l’esplicito omaggio ad Alberto Sordi, amatissimo da Pieraccioni che l’ha definito“il più grande attore italiano di tutti i tempi”.