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Suxbad - Tre menti sopra il pelo
Superbad, Usa, 2007
di Greg Mottola, con Jonah Hill, Michael Cera, Christopher Mintz-Plasse, Bill Hader, Seth Rogen

Lontano da Animal House
recensione di Alessandro Gambino



Evan, intelligente ma timido e impacciato nei rapporti con l’altro sesso, e Seth, dedito alla magnifica arte del turpiloquio e profondamente erudito in fatto di pornografia, sono due tipici adolescenti americani che, durante uno gli ultimi giorni di liceo, prima dell’inevitabile separazione dovuta al passaggio all’università, approfittano della festa organizzata dalla bella Jules per perdere la verginità e iniziare ad accumulare quella esperienza che non li farà sfigurare al college. Insieme a loro c’è Fogell, un nerd brufoloso e miope, dalle imprevedibili e inaspettate risorse, incaricato di comprare, grazie a un documento falso, gli alcolici per la festa che gli aprirà le porte dell’iniziazione sessuale. Ovviamente, nulla va come previsto e i tre giovani eroi ne passeranno di tutti i colori.
Poteva essere, se non una commedia esemplare di una generazione e di un decennio, come fu Animal House (ma la coppia Landis-Belushi rimarrà unica nella storia del cinema), almeno il Tutto in una notte del genere teen ager movie. Purtroppo il film non è all’altezza degli autori. Da Judd Apatow, qui in veste di produttore, già regista di 40 anni vergine e di Molto incinta, rinomato portatore sano di incassi stratosferici al botteghino, oltre che realizzatore, insieme al regista Greg Mottola, di alcune delle serie televisive più acclamate degli ultimi anni, targate Fox e HBO; ma soprattutto da Seth Rogen e Evan Goldberg, due degli autori del programma culto dell’irriverentissimo comico inglese Sacha Baron Coen (Borat, per intenderci) "Da Ali G Show", ci si aspettava, quantomeno, una miscela esplosiva di irriverenza e dissacrazione, di derive anarchiche e di toni surreali, di cattiveria e di politicamente scorretto. La miscela c’è ma gli ingredienti sono dosati male e alcuni mostrano segni di contraffazione. Al punto che il film rimane sospeso e irrisolto fra il demenziale della commedia adolescenziale e il sentimentale del racconto di formazione (è questa la vera ambizione della pellicola?). Il tutto condito da citazioni della slapstick comedy e irrorato da un continuo turpiloquio, divertentissimo ma a tratti estenuante, che oscilla fra genialità alla Borat, appunto, e cadute decise verso il cattivo gusto. Complice, in questo, la pessima traduzione dei dialoghi italiani che non restituiscono la creatività dello slang americano. La naturale vocazione al politicamente scorretto degli autori, stavolta, fa invece cilecca e mostra tutto il suo carico di ambiguità. La scena madre, in questo senso, è quella in cui Fogell, insieme ai due strampalati poliziotti, (per certi versi, forse, i personaggi più riusciti e godibili del film), si diverte a sparare con una pistola (reale, secondo le note del pressbook) all’automobile della polizia. La superficialità della messa in scena più che esprimere, attraverso la cattiveria delle situazioni, una critica decisa all’uso delle armi, ne evidenzia piuttosto la facilità estrema con cui vengono trattate negli States. Proprio ciò che Michael Moore qualche anno fa denunciava in Bowling a Columbine. In sostanza di Suxbad rimane: più di un’ora di risate, qualche sbadiglio e la delusione di non avere visto la nuova commedia di culto del decennio.