Febbraio 2002
a cura di Stefano Finesi
 
     
lunedì 25 febbraio
In una lunga intervista su Repubblica, il regista Paolo Virzì si sfoga delle traversie produttive del suo My name is Tanino, ora in attesa di trovare un distributore dopo il tracollo di Cecchi Gori. “My name is Tanino è un film costoso, eppure Cecchi Gori decise di finanziarlo senza battere ciglio. Ma alla terza settimana era finito sui giornali e il suo potere finanziario sembrava crollato”. La produzione, tra sospensioni e rimandi, va avanti fino a Natale, quando il tycoon fiorentino cede i diritti di distribuzione di quasi tutti i suoi titoli di punta alla Medusa, tenendosi i film di Virzì e di Rubini (L’anima gemella). A film finito, però, non ci sono i soldi per far uscire il primo in sala. “Se fino a qualche anno fa – conclude Virzì - ci si lamentava dell’eccesso di potere nelle mani di due o tre, ora il padrone del cinema è uno solo; (…) se qualcuno oggi tentasse di fare concorrenza alla Medusa non avrebbe possibilità”.

sabato 23 febbraio
Muore a Los Angeles, all’età di 89 anni, Chuck Jones, il geniale animatore papà di Bugs Bunny e Wile E. Coyote, Duffy Duck e Porky Pig. In origine pittore e pubblicitario, Jones nel ’33 entra nello staff della Warner Bros, arrivando in poco tempo a diventare regista e disegnatore, in compagnia di un altro maestro del genere, Tex Avery. In 30 anni di carriera (che comprende una fugace scappatella alla Disney di soli 4 mesi…), gira la bellezza di 300 cartoon, vincendo 3 Oscar (più uno alla carriera nel ’96) e consegnando un patrimonio inestimabile alla fantasia di innumerevoli generazioni.

  venerdì 22 febbraio
Il Comitato problemi spettacolo, riunitosi presso il ministero per i Beni e le attività culturali, approva la ripartizione del Fondo Unico per lo Spettacolo 2002, tagliando al cinema la bellezza di 42 milioni di euro (oltre al fatto che lo stesso Fus ha perso già circa 30 miliardi di lire rispetto lo scorso anno). Il comitato mantiene inalterate le quote di musica, danza e circhi, fa impennare quelle del teatro (da 88,5 a oltre 120 milioni di euro) e fa appunto passare il cinema da 97 a 55 milioni. Il ministro Urbani lo definisce Fus “d’emergenza”, e promette di reintegrare presto i 30 miliardi di lire perduti, spartendoli per i settori penalizzati, cinema e lirica.

Franco Bernabè domenica 17 febbraio
Il ministro Urbani comunica l’avvenuta nomina del consiglio d’amministrazione della Biennale di Venezia, che esclude a sorpresa, dopo le vanagloriose esternazioni dei giorni scorsi, la presenza della contessa Cicogna. Oltre al presidente Franco Bernabè e al vicepresidente di diritto, il sindaco di Venezia Paolo Costa, ne faranno parte Severino Salvemini, professore alla Bocconi ed esperto di economia dello spettacolo, Valerio Riva, giornalista (di sinistra), e Giorgio Orsoni, già presente nel Cda presieduto da Baratta. A loro passa lo spinoso compito della nomina del direttore che sostituirà Barbera, il quale avrebbe per contratto un altro anno di gestione, due edizioni di crescita e successo alle spalle e la stima del mondo del cinema italiano. Ma di riconferme, stavolta, Urbani non vuole sentirne parlare.

Spirited Away Domenica 17 febbraio
Probabilmente per la prima volta in una competizione internazionale, a vincere il massimo riconoscimento è un cartone animato. L’Orso d’Oro della 52esima Berlinale va infatti, ex aequo con Bloody Sunday, al film d’animazione giapponese Spirited Away, di Hayao Miyazaki. Il film, già campione d’incassi in patria, non ha ancora trovato un distributore italiano, forse per le cifre onerose chieste dai produttori, forse perché nessuno ancora si azzarda a scommetterci su.

Pio XII mercoledì 13 febbraio
Presentato a Berlino Amen, il film di Costa-Gravas tratto dal controverso dramma “Il Vicario”, di Rolf Hochhuth, che racconta della connivenza della chiesa con il nazismo e dei colpevoli silenzi di Pio XII (in attesa, peraltro, di essere canonizzato santo da papa Wojtyla). La chiesa reagisce stizzita e si scaglia soprattutto contro la presunta inaffidabilità storica del film (che pure aggiorna il testo teatrale con le ricostruzioni più recenti dell’accaduto) e contro l’inquietante oggetto che campeggia nel manifesto, ideato da Oliviero Toscani: un incrocio tra una croce e una svastica. Si difende Costa-Gravas: “I dieci anni di connivenza tra i portatori della Croce e quelli della svastica non sono un’invenzione grafica: quella locandina non fa altro che riassumerli”. Attendiamo trepidanti l’arrivo del film nella tollerantissima Italia: quando Gian Maria Volontè, negli anni sessanta, portò sul palcoscenico il testo teatrale di Rolf Hochhuth, venne denunciato e messo in galera.

mercoledì 13 febbraio
L’Academy comunica le nomination agli Oscar 2002, la cui prevedibilità è compensata quest’anno da un inatteso flirt con il cinema d’autore (se è ancora lecita questa espressione…): Lynch e Altman nominati come migliori registi, Gosford Park anche come miglior film e sceneggiatura; Memento, piccolo capolavoro di Chris Nolan, segnalato per la sua complicata sceneggiatura “ à rebours”. Escluso invece dalla rosa per il miglior film straniero La stanza del figlio di Moretti, probabilmente perché la Miramax ha preferito puntare ogni energia su Il favoloso mondo di Amélie: il fatto, nella costernazione della stampa internazionale, provoca entusiastiche reazioni in patria. Vittorio Sgarbi: “Finalmente si sono accorti che Moretti come artista non vale nulla. E’ un regista impotente, molto meglio come leader politico”; Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato: “Evidentemente non basta il palcoscenico di Piazza Navona per accreditarsi all’Oscar. Tagliando fuori Moretti i giurati hanno dimostrato che sul palcoscenico americano e mondiale le credenziali dei nostri intellettuali di sinistra e le loro benemerenze politiche non vengono prese in considerazione. Una bella lezione: le dittature culturali resistono solo se c’è qualcuno che le accetta, ma se si vuole si possono infrangere”. Franco Zeffirelli: “E’ un brutto film. Moretti ha fatto il colpo di mano a Cannes con la sinistra, cui ora sputa in faccia, che l’ha sostenuto. Ma tutta la combriccola di sinistra ha puntato su Moretti: è l’ennesima dimostrazione del fatto che le scelte non vengono fatte secondo i meriti, ma secondo gli schieramenti politici. E poi falliscono”. Conclude la rassegna Emilio Fede, con una deliziosa boutade: “mi auguro che questo ora non incida sulle sue possibilità economiche: avendo presentato querela contro Moretti non vorrei che non avesse più i soldi per pagarmi il risarcimento”.

sabato 9 febbraio
Il drammatico valzer delle nomine del centrodestra arriva al suo punto cinematografico cruciale: esclusi Scorsese e Zeffirelli (vedi Diario di gennaio), chi va a dirigere la mostra veneziana? In un’intervista a piena pagina sul “Messaggero”, la contessa Marina Cicogna si rivela come candidata di punta dal ministro Urbani, sventolando micidiali progetti di riforma. Produttrice e distributrice di rango negli anni settanta (Pasolini, Petri), nonché nipote del conte Giuseppe Volpi di Misurata, fondatore nel ‘32 del festival del Lido, la Cicogna spaventa comunque un po’ tutti con una formula prevedibilmente nefasta: più spazio ai film americani (domanda preoccupante: da quanto la contessa non va alla mostra? Di film americani ce ne stanno, fortunatamente, a bizzeffe…); meno sacchi a pelo e più smoking (più o meno: basta al venire incontro ai giovani appassionati di cinema che non possono pagarsi gli alberghi a 4 stelle del Lido; largo ad assessori e consorti, che del cinema non gliene frega nulla però hanno lo smoking); più mondanità, facendo, ad esempio, organizzare una festa a “Vanity Fair” (questa non richiede commenti). L’amabile soap-opera continua il 17 febbraio…

Antonio Albanese venerdì 8 febbraio
La commissione consultiva per il Cinema riconosce nove lungometraggi come opere di interesse culturale nazionale, a cui destinare i finanziamenti statali: Gli indesiderabili di Pasquale Scimeca, Pontormo di Giovanni Fago, L'aquilone blu di Antonio Baiocco, Look right look left di Sandro Baldoni, Signora di Francesco Laudadio, La porta delle 7 stelle di Pasquale Pozzessere, Guardiani delle nuvole di Luciano Odorisio, Gli ultimi della classe di Andrea D'Ambrosio e Daniele Di Biasio, L'avvocato De Gregorio di Pasquale Squitieri. Di pochi giorni dopo la polemica suscitata da Antonio Albanese durante la conferenza stampa del suo ultimo film, Il nostro matrimonio è in crisi: “Per il mio film, il Fondo dello Spettacolo mi ha dato 8 miliardi. Scherzo: perché lo Stato non finanzia i film comici, preferisce sostenere pellicole ‘illegali’, emarginando la sperimentazione della comicità”. Cosa intenda Albanese per illegali non si capisce e a chi gli obietta che anche i film comici accedono ai finanziamenti (benché non a fondo perduto), il comico autarchico non risponde e cambia discorso.

giovedì 7 febbraio
In un imprevisto scatto di lucidità, l’inquietante nomina del sociologo Francesco Alberoni a capo della Scuola Nazionale Cinema provoca reazioni perplesse perfino a destra, dopo quelle scandalizzate a sinistra. “Una nomina che non capisco”, sostiene Marcello Veneziani; “E’ una cosa che qualcuno dovrebbe spiegare anche a me”, replica Gennaro Malgieri, responsabile cultura di An e direttore del “Secolo d'Italia”. Che rincara: “Siccome poi non ci facciamo mancare nulla, abbiamo anche Franco Bernabè direttore della Biennale di Venezia. Pur essendomi opposto quando si ipotizzava di mandare alla Biennale Paolo Baratta, a questo punto dico: ‘aridatece’ Baratta. Almeno lui la differenza tra un Van Gogh e un Rembrandt o tra un film di Fellini e uno di Lynch la conosce. Bernabè, con tutto il rispetto per il manager, non direi".