X-Men 3 - Conflitto finale

Mutatis Mutantis
di Antonello Sammito

 
  X-Men: The Last Stand, Usa, 2006
di Brett Ratner, con Hugh Jackman, Halle Berry, Ian McKellen, Patrick Stewart


Ultimo capitolo della prima trilogia cinematografica dedicata agli incredibili mutanti della Marvel, X-Men: conflitto finale prosegue nel solco tracciato da Bryan Singer, realizzatore delle due precedenti pellicole, unendo un sottotesto politico all'azione resa ancora più spettacolare dal nuovo regista Brett Ratner.
Ancora scossi dalla morte della telepate Jean Grey, sacrificatasi alla fine di X-Men 2 per salvare i propri compagni, i mutanti del professor Xavier devono affrontare il dilemma posto loro dalla scoperta della cura alla loro condizione genetica, messa a punto dalle industrie del padre di un ragazzo alato (Angelo).
Se per alcuni, Magneto in testa, la cura rappresenta il tentativo degli umani di annullare ogni diversità, per altri come la giovane Rogue, incapace di avere un vero contatto fisico con l'amato Bobby, essa potrebbe significare la liberazione da una maledizione.
Anche Henry McCoy, detto Bestia, peloso portavoce politico della comunità mutante, è tentato dalla possibilità di diventare un uomo "normale".
A complicare ulteriormente le cose, la bella Jean ritorna dalla morte, alimentata da un incontrollabile potere che la trascina verso "il lato oscuro della forza" e che in adolescenza era stato messo a riposo dal prof. Xavier. Con chi si schiererà la rediviva e potentissima Jean, con i suoi eX-compagni o con l'armata mutante che Magneto conduce in battaglia contro noi poveri umani?
Chiamato all'ultimo momento utile a sostituire il dimissionario Matthew Vaughn, l'onesto Brett Ratner, che non aveva brillato come regista di particolare sensibilità artistica nei precedenti Red Dragon e i due Rush Hour, si è trovato di fronte ad un film già completamente scritto da giovani Zak Penn e Simon Kinberg, che su indicazioni della Fox, avevano fuso nello script due delle storie a fumetti più amate e meglio riuscite.
Se la saga di Fenice Nera, con la resurrezione di Jean Grey, caposaldo degli albi anni '80 a opera di Chris Claremont e John Byrne, finisce a rappresentare il cuore emotivo della vicenda, la recente storia della cura, scritta per i fumetti dal Joss Whedon della televisiva Buffy, invece da' lo spunto per la trama politico-morale.
Libero dalla necessità di reintrodurre i personaggi al pubblico, traghettato dolcemente da Singer nei film precedenti in un universo in cui è verosimile incontrare persone che volano o passano attraverso i muri, il nuovo regista può divertirsi ad infarcire la vicenda con apparizioni dei mutanti dai poteri più inverosimili e visivamente stimolanti. Ma dei tanti personaggi, quasi nessuno lascia il segno, eccezion fatta per la pelosa Bestia blu, grazie alla divertita recitazione di Kelsey Grammer e ad un paio di buone battute in sceneggiatura. Sfruttando però le dinamiche tra i personaggi già consolidate, Ratner costruisce almeno nella prima parte diversi buoni momenti, per poi dedicare la seconda metà ad un crescendo di scene d'azione che culminano in una battaglia tra mutanti estremisti da una parte e umani e mutanti "buoni" dall'altra, decisamente superiore dal punto di vista spettacolare a quanto visto nei film di Singer. Ma il montaggio frenetico e la mancanza di scene di "decompressione" non permette di assaporare completamente questa orgia di azione. Il cast quanto mai eterogeneo composto da ex-modelle, attori shakespeariani di provata fama, interpreti di sit-com e musical, due premi Oscar e un ex-calciatore, magicamente sembra funzionare nel rappresentare i travagli emotivi di personaggi assurdi con dialoghi sul filo dell'improbabile. E menzione di merito sia alla fotografia del nostro Spinotti, già collaboratore di Ratner in passato, che al regista della seconda unità Simon Crane che si è occupato di gran parte delle scene d'azione.
Fa sorridere il fatto che il tema della cura del diverso sia affrontato in un film di supereroi negli stessi giorni in cui Scientology, che millanta di poter guarire i suoi adepti dalla "malattia" dell'omosessualità (ogni riferimento a Tom Cruise e John Travolta non è casuale), annuncia di aver aperto un centro per lo sviluppo di superpoteri latenti.
Chissà se i seguaci di Ron Hubbard meditano di annullarsi tra di loro in un enorme conflitto finale.

P.S.
A chi vuole conoscere il reale destino di uno dei personaggi principali è consigliato restare in sala fino alla fine dei lunghi titoli di coda.