l'Uomo perfetto

Un meccanismo quasi perfetto
di Antonello Sammito

 
  Italia, 2005
di Luca Lucini, con Francesca Inaudi, Riccardo Scamarcio, Gabriella Pession, Giampaolo Morelli


Remake di Cha cha cha, successo spagnolo mai arrivato in Italia, questo film è il tentativo della casa di produzione Cattleya di ritagliarsi un proprio spazio della fetta di mercato delle pellicole cosiddette medie, che senza grosse pretese autoriali, ma con grande spirito commerciale, rappresentano la spina dorsale di ogni cinematografia.
Lucia è il classico “tipo”, carina ma non bella nel senso classico, simpatica ma troppo presa dal suo lavoro in un’agenzia di pubblicità milanese. La sua migliore amica Maria è invece molto carina, piena di variegati interessi e sul punto di sposare Paolo, il tranquillo avvocato di cui Lucia è innamorata dall’infanzia. Una notte d’amore, a seguito di una festa ad alto tasso alcolico, tra l’avvocato e Lucia, spinge quest’ultima ad un azione discutibile per allontanare l’amica dal suo fidanzato: assoldare un giovane e belloccio attore squattrinato, Antonio, e trasformarlo nell’uomo perfetto per Maria, per sedurla ed allontanarla da Paolo. Comincia così per Antonio un estenuante training per diventare la copia al maschile di Maria con gli stessi interessi, dalla musica classica al cinema coreano, dall’enologia alle canzoni di Mango. Ma anche i piani meglio architettati cadono davanti alle ragioni del cuore.
Già con il precedente film del regista Lucini per la Cattleya, Tre metri sopra il cielo, si cercava di attaccare e attirare il pubblico dei teenager, ormai dedito quasi esclusivamente ai prodotti USA. L’operazione questa volta è stata fatta con maggiore cura e gusto, con risultati decisamente migliori.
Gran parte del merito della pellicola, lo si deve alla sceneggiatura di Marco Ponti e Lucia Moisio, che pur nella banalità del suo svolgersi ha una compiutezza che nelle pellicole di Ponti mancava. I tempi della narrazione sono ottimi e i due scrittori utilizzano con maggiore oculatezza le citazioni cinematografiche o i riferimenti “alti e bassi” già presenti in Santa Maradona e A/R Andata+Ritorno.
Certo non mancano alcune piccole falle logiche nella storia, assolutamente perdonabili, come pure non si capisce la necessità di alcuni comprimari come la segretaria di Lucia, interpretata da Maria Chiara Augenti o il nevrotico coinquilino ex-cognato di Antonio, reso con gusto da Giuseppe Battiston.
Il regista Lucini dal canto suo, sembra dimenticare il suo passato di regista di videoclip e spot, per dedicarsi quasi esclusivamente alla direzione degli attori. La parte visiva, non supportata da una fotografia di altissimo livello, risulta quindi adeguata, ma priva di particolari guizzi o di finezze nel raccordare le scene.
La rinuncia all’autorialità forse in questo caso poteva essere spinta a minori eccessi. In compenso a guadagnarne sono gli attori che si dimostrano in parte, specie nel caso di Gabriella Pession, che riesce a gestire una recitazione capace di stare sul bordo delle righe senza risultare stucchevole. Anche Riccardo Scamarcio, abbandonato il ruolo del giovane bello e tenebroso del precedente lavoro di Lucini, si dimostra cresciuto disegnando un Antonio cialtrone ma simpatico e seducente; meno a suo agio nei toni della commedia è sembrata Francesca Inaudi nel ruolo di Lucia, a cui regala comunque adorabili bronci e convincenti momenti di melanconia.
Molto buona infine la colonna sonora di David Rhodes, chitarrista di Peter Gabriel, che scrive anche la canzone tema del film, accompagnato anche da una variegata selezione di brani che spazia da “La Boheme” al già citato Mango.