Shark tale
Pesci fuor d’acqua
di Giulio Frafuso


Venezia 61 - 2004

  Id., Usa, 2004
di Eric “Bibo” Bergeron, Vicky Jenson, Rob Letterman, voci italiane di Tiziano Ferro, Luca Laurenti, Luisa Corna


Anche nelle nostre sale arriva il nuovo cartone animato targato Dreamworks, la major capitanata dal trio delle meraviglie Spielberg/Katzenberg/Geffen, già madrina di quello che probabilmente è il più irriverente ed innovativo tra i prodotti digitali degli ultimi anni: lo spassoso Shrek, che ha interrotto l’allora incontrastato regno della Pixar nella sperimentazione dell’animazione creata interamente al computer. Se dunque negli ultimi tempi la Dreamworks è riuscita a concorrere con le imprese dell’orco verde con l’innovazione e l’intelligenza creativa dei prodotti ideati da John Lasseter e soci - vedi gli enormi successi di pubblico e critica di Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo e Gli incredibili, solo per citare gli ultimi arrivati - questa nuova produzione non riesce però a mantenere le aspettative, nonostante il solito efficace e roboante battage pubblicitario. Già, perché, a prescindere dalle straordinarie qualità estetiche e dalle invenzioni visive dei precedenti lavori, presenti sia nei cartoni targati Pixar che negli altri - non dimentichiamo pure L’era glaciale targato Fox -, quello che impreziosiva la riuscita di simili opere è stata soprattutto una sceneggiatura solida e frizzante, capace di sostenere con la propria efficacia sia l’impianto estetico che il ritmo indiavolato dei lungometraggi d’animazione in questione.
Shark Tale ha certamente a suo vantaggio dei personaggi sempre simpatici ed alcune gags assolutamente spassose, ma non riesce a collegare tutte queste componenti con una sceneggiatura articolata ed omogenea, che in troppe occasioni lascia le scene fluttuare a mezz’aria senza un filo conduttore portante. La storia principale del film si rivela ben presto un semplice pretesto per costruire momenti di svago ed ilarità, lasciando cadere l’idea di raccontare con precisione una storia e dei personaggi approfonditi: tutte le caratterizzazioni rimangono così assolutamente monodimensionali, simpatiche appunto nella visione sul grande schermo ma facilmente dimenticabili. Altro grande difetto della pellicola è stata la scelta tutta italiana di affidare le voci dei protagonisti a personaggi famosi che però senza dubbio doppiatori non sono, e quindi non riescono ad imprimere il ritmo comico necessario a dei cartoni animati: Tiziano Ferro è monocorde, impacciato come uno che sta continuamente a leggere un copione senza saper interpretarlo, mentre la Corna, più che avere una voce sexy da femme fatale, sembra scimmiottare per tutto il film tale icona cinematografica. Perché non affidare un compito così importante e delicato come il doppiaggio di figure animate a professionisti del mestiere, capaci di assecondare le esigenze si un simile prodotto? Probabilmente la versione originale di Shark Tale, che purtroppo all’ultimo festival di Venezia non abbiamo avuto il tempo di vedere, avrebbe reso maggiore giustizia alla produzione Dreameorks, che in origine si è avvalsa delle voci di Will Smith, Jack Black, Robert De Niro, Renée Zellweger, Angelina Jolie e Martin Scorsese per il personaggio di Sykes.
Il giudizio sulla versione italiana rimane comunque piuttosto perentorio: non un granché.