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Prospettive di un delitto
Vantage Point, Usa, 2007
di Pete Travis, con Dennis Quaid, Matthew Fox, Forest Whitaker, Sigourney Weaver, William Hurt

Prospettive su una “sboronata”
recensione di Stefania Leo



12.00 - L’America perde il presidente Ashton (William Hurt) a causa di un attentato compiuto da una sedicente cellula di terroristi ispano-marocchini. La disperazione delle vittime dell’attentato nella Plaza Major di Salamanca è palpabile. Ma per fortuna gli americani sono pronti a ristabilire l’ordine. E cominciano a correre, velocissimi.
12.00 - Il bodyguard Thomas Barnes (Dennis Quaid) era appena rientrato in servizio, dopo l’ultimo attentato al presidente Ashton. Non può credere di ritrovarsi di nuovo al centro di un altro attentato che, anche questa volta, non è riuscito a prevedere. Così comincia a correre per le strade di Salamanca con le sue agili gambine da bodyguard alla Kevin Costner. Si schianta con una Opel contro un tir che, ovviamente, viaggiava ad alta velocità. Ne esce illeso, continua a correre e s’imbatte casualmente nella finta ambulanza che sta trasportando il vero presidente Ashton verso la prigionia. L’uso dei sosia dopo Reagan è una chicca a cui lo sceneggiatore Barry Levy non ha voluto rinunciare per ingarbugliare la matassa.
12.00 - Un accozzaglia di terroristi (Antiamericani? Fondamentalisti islamici? Separatisti?), tra cui c’è ovviamente anche un infiltrato nelle guardie del corpo del presidente (Matthew Fox), riescono a scatenare il panico in Plaza Major di Salamanca. Sparano al finto presidente, rapiscono il vero presidente che intanto si era rifugiato in albergo, fanno saltare in aria il palco ferendo centinaia di innocenti. Corrono, corrono e sparano, sparano e corrono e alla fine perdono. Ovviamente.
12.00 - La producer della GNN (Sigourney Weaver) stava coordinando un servizio sul mega summit mondiale per la pace nel mondo a Salamanca, dando ordini ad una squadra di bravissimi cameraman più la bellissima e indisciplinata Angie (Zoe Saldana), la front woman del servizio, quando ecco la notizia: hanno sparato al presidente degli Stati Uniti. La producer, da vero squalo, non perde la calma e continua a dare ordini: dammi la 5, dammi la 2. Si ferma solo quando i suoi uomini e la sua donna vengono abbattuti dall’esplosione.

Le ore 12.00 sono il momento da cui ripartono i racconti di tutti i protagonisti di Prospettive di un delitto. 23 minuti di flashback a testa, storie che s’incontrano nelle strade della città di Salamanca. Prospettive di un delitto è il racconto di un attacco terroristico al presidente degli Stati Uniti, ma assomiglia di più ad un tentativo di campagna elettorale mondiale. L’America,dopo l’11 settembre, ha esportato la paura per il terrorismo su scala mondiale. Ora sembra impegnata nel tentativo di correggere il tiro: ne è segno la una frase pronunciata dal bravissimo William Hurt (the Good Sheperd), Into the Wild): “Non dobbiamo usare la forza. Dobbiamo essere forti”. Possibilmente, anche indistruttibili, come dimostra l’agilissimo Dennis Quaid (the Day After Tomorrow, In Good Company), che entra ed esce dagli incidenti senza un graffio. Bella l’interpretazione di Matthew Fox che, fuggito dall’isola di Lost, si ritrova ad interpretare la parte del bodyguard traditore.
Le uniche prospettive positive su questo film ce le danno l’uso ben fatto del montaggio (vivace, ritmico, visivamente d’impatto) e il taglio giornalistico scelto per raccontare la storia. Il ricorso alla telecamera del turista (Forest Whitaker) per scoprire i volti dei colpevoli, la cabina televisiva per il coordinamento della trasmissione dell’evento e gli stessi punti di vista che raccontano la vicenda da tutte le angolazioni possibili: sono tutti elementi che chi ha studiato un po’ di giornalismo conosce e può ammirare.
Prospettive di un delitto è solo un action movie patriottico, niente di più niente di meno. Assolutamente rinunciabile. Già dimenticato.