il Posto dell'anima
Piccoli operai crescono...
di Adriano Ercolani

 
  Italia, 2003
di Riccardo Milani, con Silvio Orlando, Michele Placido, Claudio Santamaria, Paola Cortellesi


Se paragonato al filone di cinema britannico di forte impegno civile e politico, con ovviamente tutta l’opera di Ken Loach in testa, Il posto dell’anima sembra un’operina modesta e superficiale; se confrontato anche con il recente, toccante I lunedì al sole” di Aranoa, che affronta tematiche e situazioni molto simili, il film di Milani non riesce assolutamente a tenere il passo del lungometraggio spagnolo, sia a livello emotivo che più strettamente cinematografico; se ci ricordiamo di tutta una stagione passata di cinema italiano, in cui autori come Petri, Rosi, o Bellocchio – tanto per citarne alcuni - affrontavano e svisceravano in profondità le incongruenze sociali e politiche della società del nostro paese, la storia dolce-amara di questi operai che lottano per il proprio diritto al lavoro non sembra essere neppure lontana parente di quel modo di fare e intendere cinema “civile”.
Affermato dunque che Il posto dell’anima perde il confronto con molta parte del filone di impegno sociale in cui intende inserirsi, passiamo però ad evidenziarne alcuni (non sottovalutabili) pregi che lo rendono un’opera sincera, a tratti appassionata, comunque coinvolgente. Ingenuo, squilibrato, a momenti forse anche un po’ retorico, il film di Milani riesce però a sfruttare questi difetti per coinvolgere lo spettatore: proprio le incongruenze narrative, e l’ovvietà di alcune situazioni e personaggi, testimoniano lo sforzo che il regista ha fatto per costruire un film corale e sincero; il fatto che poi in parte l’operazione non gli sia riuscita non deve comunque distogliere dalla fondatezza del tentativo; molte scene del film riescono nel tentativo di restituire allo spettatore un senso di famigliarità e di freschezza che non sempre è facile trovare nella nostra cinematografia, e questo grazie soprattutto ad una sceneggiatura che ha privilegiato in maniera particolare la caratterizzazione dei personaggi, piuttosto che lo sviluppo della storia. Cosa piuttosto insolita, ciò che più conta in Il posto dell’anima sono le persone che vengono messe in scena, i loro caratteri e la loro personalità sfaccettata, a tratti contraddittoria, ma proprio per questo molto più realistica. Un simile lavoro di approfondimento sui personaggi, in particolare i tre protagonisti, ha perciò consentito a Silvio Orlando, Michele Placido e Claudio Santamaria di offrire tre interpretazioni degne di menzione, capaci di infondere sincerità e calore alle rispettive parti. Un po’ meno approfondito, e quindi convincente, il personaggio di Paola Cortellesi, che a dire il vero ci è sembrata più in parte in altre opere.
In conclusione ci sentiamo di promuovere, anche se con molte riserve, questa nuova opera di Riccardo Milani, regista assolutamente non pretenzioso (come troppa parte dei nostri ipotetici “autori”) che trova nella semplicità del racconto e della messa in scena la sua cifra stilistica. Il posto dell’anima non è un film eccezionale, non è assolutamente perfetto, ma cerca di raccontare in maniera onesta una storia comune di persone comuni. Spesso il cocktail di personaggi e situazioni diverte e commuove, qualche volta la pellicola scivola nell’ovvio e nel retorico. Pazienza. I buoni momenti presenti all’interno del lungometraggio (ed a contarli non sono poi così pochi) bastano per non gettarlo via come la maggior parte dei film italiani degli ultimi anni.