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Pirati dei caraibi – ai confini del mondo
Pirates of the caribbean: at world’s end, Usa, 2007
di Gore Verbinski, con Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley, Geoffrey Rush, Chow Yun Fat

Un tuffo nel maelstrom
recensione di Emanuele Boccianti



È difficile riuscire a dare un giudizio su due piedi di un film come Pirati dei caraibi - ai confini del mondo: appena spente le luci in sala si ha la sensazione di essere scesi da una strana giostra dopo un giro di circa tre ore: perdita di orientamento, vertigini, smarrimento del senso critico. Come se il poderoso maelstrom che domina il paesaggio dell’ultimo, grande scontro navale del film, ci avesse davvero preso nel mezzo. Però eravamo stati avvertiti alla fine de La maledizione del forziere fantasma: gli intrecci narrativi avviluppanti e logorroici del secondo episodio avrebbero dovuto avvertire lo spettatore accorto, e funzionargli da segnale d’allarme. Vedete quei vortici? Bene, più avanti c’è il gorgo finale, si arriva alla fine del mondo. In effetti quella del maelstrom è un’immagine piuttosto pertinente per illustrare il lavoro di scrittura di Elliott e Rossio: un grande calderone ribollente e intruglioso, condito di tutto e di più, tanto che render conto della trama diventa dopo il primo atto impresa soverchiante. C’è il capitano Jack Sparrow che è costretto in una condizione di oltre-morto dalla maledizione di Davy Jones, e confinato in una specie di dimensione oltre il mondo, appunto, a cui i suoi amici (?) devono giungere per riportarlo nel mondo "normale" (?), e tutto questo non certo per bontà d’animo, ma perché i Nove Pirati Nobili devono essere riuniti, e disgraziatamente Sparrow è uno di questi. È in corso infatti una vera e propria guerra navale globale nei mari delle Indie Orientali: il cattivo più cattivo di tutti (Cutler-Beckett, funzionario della compagnia coloniale britannica) si è alleato di prepotenza col cattivo più ributtante di tutti (Davy Jones, l’uomo dall’anima dannata e dalla barba coi tentacoli) per spazzare via dai suoi oceani anche l’ultimo pirata. Pare che l’ultima vera speranza del genere piratesco risieda in una dea del mare, certa Calypso, amata da Davy Jones, venerata dai pirati e da loro stessi, tempo addietro, imprigionata in imbelli spoglie mortali. Ma questa schematizzazione delle fazioni lascia presto il tempo che trova: i malefici Elliott e Rossio si divertono a mischiare le carte delle alleanze ad libitum, costringendo i vari Sparrow, Turner, Norrington, Sao Feng (new entry gigione e apprezzatissimo nei suoi baffi da mandarino e cicatrici formato canyon: Chow Yun Fat), Barbossa, Elizabeth Swan ad un valzer dei doppi giochi e del tradimento, tanto che l’unica cosa sensata da fare è abbandonarsi in maniera decisamente zen al vorticare degli eventi, senza sforzarsi di capire chi sta con chi e per quale motivo (o anche semplicemente chi sta su quale nave: provate per credere), e prepararsi a gustare il grande showdown navale finale: la Perla Nera e l’Olandese Volante che se le cannoneggiano di santa ragione sull’orlo di quel pazzesco gorgo in un mare nero come la morte (direbbe un pirata vero). Ma non contate di arrivarci presto a quel finale. Verrete prima sballottati da una parte all’altra per due ore e passa, risucchiati prima in un’ansa e poi nell’altra della trama, in un movimento assolutamente rapsodico al limite del chiassoso, come se la storia si sia sviluppata in maniera per così dire tumorale e non lineare, senza seguire una logica strutturale salda e rilassata.
In conclusione: una conclusione chiara e univoca è difficile da dare per un film come questo. Data una morfologia così poco compatta, è molto facile essere rapiti e conquistati da una parte e perplessi o annoiati da un’altra. Certo è che questo appartiene a quel genere - sempre più ampio - di prodotti cinematografici che se hanno davvero un senso ce l’hanno visti sul grande, grandissimo schermo. È un fatto di visione, non di storia. La storia, ancora rinvenibile nel primo episodio della saga, in questo nuovo capitolo è stata gonfiata così tanto che è esplosa, e del maremoto che ne è seguito sono arrivati gli schizzi fin nelle ultime file, in sala.