Phone

L'horror borghese ad oriente
di Luca Persiani

 
  Pon, Corea del Sud, 2002
di Byeong-ki Ahn, con Ji-won Ha, Yoo-mi Kim, Woo-je Cho, Ji-yeon Cho, Seo-woo Eun


Phone non ha nulla a che vedere col teen-horror a cui anche la sua stessa campagna di marketing cerca di accostarlo. Se è innegabile la suggestione di uno Scream o di un Ringu (peraltro non certo un film che parla di adolescenti, anche se è quello il pubblico a cui si rivolge) almeno riguardo il mezzo di comunicazione che proietta il male nelle vite dei protagonisti, d'altra parte Phone appartiene ad un genere completamente diverso: quello del melò-horror.
In questo senso, il riferimento recente e più spettacolare (a cui il film guarda esplicitamente) è le Verità nascoste, di Robert Zemeckis, paradigma hitchcockiano di forte personalità registica e grande carisma narrativo. Non certo qualità che appartengono a Phone, che invece si dibatte un po' stancamente in stilemi patinati poco intensi e in un'organizzazione narrativa della vicenda decisamente imprecisa e poco coinvolgente. Tanto che anche la buona intuizione di virare il tutto da ghost-story a violento dramma borghese esplode in modo poco credibile e con dei sospetti di moralismo un po' bieco completamente ingiustificato. Manca a Phone un'adeguata costruzione dei personaggi che renda chiaro e penetrante il melodramma. Ma manca anche una messa in scena efficace che orchestri l'atmosfera horror, che gioca fra le altre la carta sinistra ed interessante della possessione spiritica di Young-ju, una bambina di otto anni (la bravissima Seo-woo Eun). Spirito tormentato da una storia d'amore impossibile e tragica (uno stereotipo classico della narrativa orientale), Young-ju è la connessione fra horror e melò, che purtroppo non funziona a dovere da un punto di vista narrativo. L'altro elemento spiazzante in questo senso è l'improvviso cambio di prospettiva della storia, che nell'ultima parte sposta violentemente l'attenzione dalla protagonista Ji-won ad uno dei personaggi secondari, relegandola a ruolo di testimone impotente. Un azzardo interessante ma essenzialmente inefficace, nel momento in cui nel pubblico diventa chiara la sensazione che gli eventi siano stati tutti artatamente pilotati per la maggior parte del film per mettere al centro la (presunta) protagonista, evitando di far girare la messa in scena intorno all'asse principale della storia. È un depistaggio poco sensato e un po' banale: intuiamo da subito che il film arriverà a svelare qualcosa riguardo Young-ju e la sua famiglia.
L'effetto è quello di sentirsi ingannati in modo poco interessante, di aver assistito ad una storia che gira a vuoto sprecando alcune buone occasioni, senza che il film riesca a costruire uno stile visivo realmente interessante. Rimane il dubbio su quali siano gli elementi che abbiano attratto così tanto il pubblico coreano da decretare alla sua uscita il tanto enfatizzato successo di Phone.