Ocean's twelve
Quella dozzina pulita e agghindata
di Adriano Ercolani

 
  Id, Usa, 2004
di Steven Soderbergh, con George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Catherine Zeta-Jones, Julia Roberts, Andy Garcia, Vincent Cassell, Bruce Willis.


Impossibile non ammetterlo: la formula stuzzica e funziona. La banda di star che ha deciso di proseguire “in zingarata” con le peripezie del ladro gentiluomo Danny Ocean - e soprattutto di continuare a divertirsi tutti insieme in trasferta europea - riesce a condire questo secondo episodio con le stesse spezie che ci avevamo fatto piacevolmente gustare il primo piatto, ed aggiungono dei sapori nuovi alla seconda portata. L’idea di base, quindi, è la stessa che ha spinto Soderbergh&Co. a realizzare Ocean’s Eleven: visto l’enorme successo al botteghino internazionale che ha favorito quel film, ritrovare la stessa libertà stilistica accoppiata ad una ancor maggiore voglia di giocare – soprattutto con il pubblico - è probabilmente la più gradita delle numerose sorprese di Ocean’s Twelve. Con a disposizione un cast di attori che diventa sempre più prezioso e cool – vestito da una Milena Canonero che ha fatto spesa da Armani, Valentino ecc. – Soderbergh dimostra di essere perfettamente a proprio agio nel clima rilassato e ciarliero decretato dalla “formula Ocean”, e tira fuori una regia tanto ariosa quanto capace di irretire lo spettatore con una serie di trovate di grande impatto visivo; elegante, solido ed allo stesso tempo inventivo, il regista di Erin Brockovich regala un film splendido da vedere, in grado soprattutto di trasmettere tutta la carica di charme e simpatia che la gang è stata capace di produrre. Ocean’s Twelve non si presenta dunque come semplice aggiornamento del primo episodio, ma propone delle possibili varianti da non sottovalutare: prima tra tutte, quella del gioco interno al film, che coinvolge direttamente anche lo spettatore; fragorosa, smaccata, ironica stanza degli specchi che sovrappone continuamente ruolo ed attore, personaggio e persona, la sceneggiatura del film rappresenta forse il primo esperimento di script che serve soltanto a divertire regista ed attori, inserendo scene e dialoghi necessari soltanto alla maggior goduria dei partecipanti. Dalla Roberts a Clooney, da Pitt alla Zeta-Jones, ognuno dei main characters ha a disposizione un proprio spazio e proprie scene, necessarie a dimostrare quanto sia entrato in sintonia con ciò che l’operazione vuole essere. Per questo anche la sceneggiatura, bislacca nella logica ma perfettamente funzionale all’idea di base, serve per accatastare situazioni ed eventi, e riesce pienamente nell’intento: in un altro film, ovviamente, avremmo parlato di storia idiota, di sviluppo narrativo sconclusionato, di assurdità logiche ed ovvietà retoriche. Trattandosi di Ocean’s Twelve, ogni giudizio va a nostro avviso sospeso; talmente forte è la guascona simpatia dell’operazione che trattare questo lungometraggio come qualcosa di serio sarebbe paradossale: vedere star ed attori consumati in vacanza da loro stessi, a ridere del proprio ruolo e della propria maschera, è un assoluto spasso. In questo senso, le trovate della parte finale del film sono assolutamente da sballo. Tra la miriade di attori gigioni e fascinosi, a nostro avviso la gara di bravura recitativa la vincono le donne, soprattutto una Catherine Zeta-Jones impeccabile e pungente come non mai, attrice che sta migliorando di film in film.
Per una serata spesa a vedere del buon cinema, fatto di idee leggere ma costruito con professionalità e senso estetico impeccabili, questo Ocean’s Twelve si presenta come perfetto prodotto di intrattenimento. L’eleganza della confezione conferma poi un sospetto che da sempre avevamo: Steven Soderbergh riesce a regalarci il suo cinema migliore quando non si prende troppo sul serio, e libera le sue capacità dalla briglia psicologico-intellettualoide che troppo spesso lo imprigiona.