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Go go tales
Italia / Usa, 2007
di Abel Ferrara, con Willem Defoe, Roy Dotrice, Bob Hoskins, Riccardo Scamarcio, Stefania Rocca, Asia Argento

Dietro la tendina di perline, il surreale
recensione di Stefania Leo



Scostate la tendina di perline: benvenuti al Paradise.
Non si tratta del classico locale di lap dance, con culi unti che si agitano ossessivi ad un millimetro dal naso del cliente guardone. Il Paradise è il mondo di Ray Ruby (Willem Defoe), un animo gentile, un artista, ossessionato dall’idea di avere un locale notturno tutto suo e dal gioco del lotto. Proprio a quest’ultimo affida anche le sue ultime risorse pur di racimolare i soldi necessari a salvare il Paradise. Una Romina Power camuffata da annunciatrice televisiva gli comunica che questa volta ha vinto, sì: 18 milioni di dollari. Peccato che il biglietto non si trovi.
Questo biglietto vincente rappresenta il fulcro attorno al quale ruota l’intera popolazione del Paradise: una famiglia di ballerine (alcune dolcissime come Dolly / Shanyn Leigh, altre meno come Monroe / Asia Argento), buttafuori e clienti pazzi. Mentre le ragazze continuano a danzare, quasi fosse il loro movimento continuo e ondulatorio a far svolgere la pellicola, Ray si arrabatta per trovare il biglietto e per conservare il suo giocattolo.
Abel Ferrara è stato sfrattato dal suo set a New York perché non ha pagato l’affitto. Così ha raccolto baracca e burattini ed è volato a Cinecittà, ha ricreato il set che voleva, e insieme alle sue reclute italiane - Riccardo Scamarcio (coinvolto anche nell’ambizioso progetto di Pericle il nero), Stefania Rocca (bravissima nel suo ruolo di ballerina spietata che si fa firmare un assegno sul culo) e Asia Argento – ha girato una screwball comedy alla Frank Capra.
Intorno al nome di Asia Argento si sono rincorse voci circa il disconoscimento dell’attrice del ruolo interpretato in Go go tales. Pare che l’aver baciato un cane durante il suo numero le abbia impedito di avere altri contratti. Willem Defoe, che ha risposto all’insidiosa domanda al posto di Ferrara, si è limitato a sorridere e con tono perentorio ha dichiarato che “questo film non parla del bacio tra una ragazza e un cane”.
Go go tales, presentato fuori concorso a Cannes 2007, fa ancora discutere. Molti, ovviamente, non possono fare a meno di chiedersi come il travagliato regista de il Cattivo tenente si ritrovi oggi a girare la storiella di un night club e del suo ossessivo proprietario. Eppure, se si fissa lo sguardo solo su Go go tales, non si può negare il fascino che la fortissima componente surreale iniettata nel film esercita sullo spettatore. È come se dalla puzza dei soldi finti che volano, si moltiplicano, scivolano dalle tasche alle mani alle chiappe delle ragazze, si sprigionasse una forza più pura, qualcosa che ha a che fare con l’ossessione, la perdizione e l’innocenza. Allo stesso tempo, le ragazze che ballano dolcemente sulla canzone cantata da Ray / Willem Defoe dipingono una scena che non appartiene a nessun luogo reale, ma ne ricorda bene le forme e ne allarga i confini fin dentro i sogni. Il surreale è stato anche notevolmente aiutato dal processo creativo e d’improvvisazione innescato da Abel Ferrara. Pare che il regista abbia convocato gli attori e gli abbia chiesto: sviluppa il tuo personaggio, inventalo. Una volta sul set, ognuno di loro ha avuto ampio spazio di manovra, i corpi si sono liberati e hanno vibrato a piacimento (vedi Scamarcio e la sua ennesima scena d’ira, questa volta pregevole rispetto al fallimentare Colpo d’occhio). Surreale anche il coinvolgimento di alcuni attori del cast. Chi avrebbe mai pensato alla televisivissima Justine Mattera in un film di Abel Ferrara?
La realtà del Paradise è disegnata dalla magistrale fotografia di Fabio Cianchetti, che legge l’oscurità dell’ossessione di Defoe con sorprendenti giochi in controcampo fra il primo piano e gli schermi sullo sfondo.
In fondo, spiega Ferrara, l’ossessione del gioco d’azzardo e dei soldi che avvelenano la vita di Ray e del Paradise, non sono altro che una metafora delle ossessioni nel mondo del cinema, un azzardo anch’esso, un mestiere in mano alla fortuna. Dopo il colpo a vuoto di Mary, Go go tales sembra restituire un’immagine onirica, suggestiva, divertente e divertita della visione cinematografica di Ferrara, in netta crisi negli ultimi anni. È una cosa di cui il regista americano è ben consapevole: la distanza percorsa dal controverso il Cattivo tenente a Go go tales è senza ritorno. Così, alla domanda sul prossimo remake de il Cattivo tenente per mano di Werner Herzog, il regista prima nicchia poi, orgogliosamente, si lascia andare ad un liberatorio “non hanno le palle nemmeno per avvicinarsi a quel film”.