Torino Film Festival 23 - 2005

Torino si tinge di nero
di Sabrina Garret

 
  ^ Dominion: Prequel to the Exorcist, di Paul Schrader

Al Festival del Cinema di Torino sono state numerose le partecipazioni di importanti registi internazionali. Come sempre, erano presenti i protagonisti delle retrospettive, Walter Hill e Claude Chabrol. Evento speciale, Paul Schrader che ha prestato eccezionalmente la sua pellicola di Dominion: Prequel to the Exorcist, la versione interdetta dalla produzione che le preferì quella di Renny Harlin. Infine, ma non per ultima, l’anteprima mondiale di sette su tredici degli episodi della serie Masters of Horror ideata da Mick Garris, anche autore di uno dei film, che ha invitato a Torino John Carpenter, Joe Dante, Tobe Hooper John Landis e Dario Argento, e a sorpresa Don Coscarelli.

Concorsi
Partiamo dunque dal Concorso Internazionale Lungometraggi, quasi tutte opere prime comprendenti numerosi film europei, tra cui due italiani, ed opere provenienti da varie parti del mondo, dal Giappone all’Iran agli Stati Uniti. Tutti d’accordo sui due vincitori ex-aequo: Gravehopping dello slavo Jan Cvitkovic (già alla 58 Mostra del Cinema di Venezia con Kruh in mleko), che fa da acuto osservatore alle vicende di uno scrittore e della sua bizzarra famiglia slovena, e Nuages d'Hier del giapponese Tsubokawa Takushi, finemente articolato su due piani, quello del presente, in cui il protagonista è anziano, e quello del passato in cui lo stesso da giovane impediva la visione di un film di cui non amava il finale, seppellendone l’ultima bobina. Il premio per la miglior regia è stato assegnato meritatamente a Be With Me, opera di Eric Khoo (Singapore) che aveva già partecipato al festival di Cannes nella Quinzaine des Réalizateurs. Strizzando forse un po’ l’occhio ad alcune tematiche ‘di moda’ per gli appassionati del cinema orientale degli ultimi anni, come il connubio cibo-amore o l’uso di alcuni personaggi molto amati da Kim-Ki Duk, il regista si serve di una figura reale molto forte, Theresa Chang, una donna che ha saputo combattere contro i suoi handicap e che investe tutto il film della sua forza con le sue profonde parole scritte a mo’ di sottotitoli ad accompagnare le immagini prive di dialoghi. Ma è una tendenza generale dei giovani registi quella di riservare molta più importanza alle immagini che ai dialoghi, mentre i temi ricorrenti sembrano essere la ricerca di sé attraverso una corporeità - anche sessuale - , le tematiche sociali e soprattutto l’aspirazione all’emancipazione da ogni tipo di oppressione. Temi scelti anche dall’autore di Police Beat, Robinson Devor, cui è andato il premio speciale della giuria: il film narra di una surreale settimana di un poliziotto di Seattle che gira con una ridicola divisa proclamando i suoi sentimenti alla sua ragazza - che non gli risponde mai al cellulare - mentre intorno a lui succede di tutto, e davanti alla sua bicicletta si distendono i magici scenari americani fotografati in maniera suggestiva e singolare. Segnaliamo ancora il documentario Diarios de Bosnia del portoghese Joaquim Sapinho, spiazzante nella sua durezza data solo da immagini quasi ‘fotografate’ più che riprese; ci poi ha colpiti particolarmente One Night di Niki Karimi - nota per aver collaborato con Kiarostami -, quasi un piano-sequenza di una lunga notte trascorsa da una ragazza ad ascoltare i racconti di uomini soli, logorati da un desiderio di libertà totalmente frustrato.

Fuori Concorso
Tra i film fuori concorso gli eventi sono stati lo splendido Il sole di Sokurov ed Il gusto dell’anguria di Tsai Ming-Liang, destinato a suscitare polemiche per la sua provocatoria connotazione porno-musical. Piuttosto insignificante invece L’Avion di Cédric Kahn, indeciso tra fiaba, thriller e fantascienza, mentre Princess Raccoon di Seijun Suzuki è un’originale fiaba - musical con la giovane star cinese de La tigre e il dragone, Zhang Ziyi. Ancora da segnalare l’atteso Three Times del taiwanese Hou Hsiao Hsien, tre storie sul tempo dell’Amore, della Libertà e della Giovinezza.
Arriviamo alla sezione Americana IX, il cui principale appuntamento è stato quello con gli acclamatissimi Masters of Horror: i registi presenti hanno infiammato il pubblico parlando animatamente dei loro rispettivi immaginari horror e dell’attualità di questo genere da sempre sottovalutato. Tra i film presentati, i più originali quello di Joe Dante, non proprio un horror ma un film ‘politico’ di grande attualità, davvero esilarante, e quello di John Landis, che ha ripreso i suoi toni parodistici dei tempi migliori, mentre Dario Argento ha scelto il trash per creare una versione stravolta e sanguinolenta de “La bella e la bestia”. Più classici ma gustosissimi gli horror di Carpenter, Coscarelli, Hooper, e Garris, rispettivamente su uno scenario post-atomico, la cinefilia estremizzata fino alla morte, uno spiacevole incontro al chiaro di luna ed un’inquietante comunione di amorosi sensi. Un’operazione originale e piena di autentica passione tesa a mettere in risalto la creatività d’autore, che ci auguriamo si possa ripetere anche in altre occasioni e in altri settori.
Ancora in Americana, Herzog ha confermato la sua vena poetica con Grizzly Man, impressionante documentario realizzato in gran parte grazie ai filmati realizzati dal personaggio stesso di cui si narra la vicenda, Timothy Treadwell, un naturalista americano ucciso in Alaska da uno degli orsi che stava studiando e proteggendo. E ancora: Dominion: Prequel to the Exorcist nella versione "maledetta" firmata da Paul Schrader, che come sempre ha deciso di rappresentare, più che la lotta contro il male, la sorte di un personaggio tragico tendente all’autodistruzione. Film purtroppo privo di fascino (a parte la fotografia di Storaro), potenza narrativa e persino di una sufficiente tensione.
Infine Martin Scorsese ha delineato, in No Direction Home: Bob Dylan, un inedito profilo dell’artista nel periodo che va tra il 1961 e il ’66, quando negli USA vanno delineandosi importanti conflitti politici e sociali.
Due gli omaggi all’interno della sezione: uno ad Alfred E. Green, con le versioni pre-censura di tre opere tra cui Baby Face, uno straordinario affresco senza moralismi dell’America della Grande Depressione. Il secondo, sempre comprendente tre opere (Clean, Shaved, Claire Dolan e Keane), a Lodge Kerrigan, in cui i protagonisti analizzati sono sempre personaggi affetti da disturbi mentali o prigionieri ed isolati in una vita non loro.

Omaggi
Del Concorso Doc 2005 facevano parte C’è un posto in Italia di Corso Salani girato durante la campagna elettorale di Nichi Vendola per le elezioni regionali in Puglia, e Ciro e Priscilla in cui Fabiana Sargentini racconta la vita a Roma di un ambulante e di una pittrice irlandese. ha contribuito negli ultimi anni al processo di rinnovamento e rinascita del documentario in Italia.
Senza soffermarci oltre sulla rassegna Concorso Spazio Italia e Spazio Torino, che proponeva oltre trentacinque cortometraggi e video, concludiamo con le retrospettive: Chabrol, che ha deliziato la platea con tre impareggiabili incontri di cui uno con Ghezzi, di cui è presentata la prima parte (dal 1957 al 1982) in collaborazione con la Cinémathèque Française. Molte le opere mai viste prima, tra cui Una parte de plaisir, singolare esperimento in cui uno degli sceneggiatori di Chabrol, nonché suo amico, mette in scena la vera storia del fallimento del suo matrimonio, i cui protagonisti sono lui stesso, la moglie e la figlioletta, in un curioso ed inquietante mix di realtà e finzione che si ritroverà, diversamente delineato, nelle future opere dell’autore. Tra gli altri film citiamo solo Le beau Serge, opera rappresentativa della Nouvelle Vague, Les Fantômes du Chapelier, tratto dal romanzo di Georges Simenon, uno degli scrittori preferiti da Chabrol, e M le maudit, in cui l’autore "rifà" in tredici minuti M dell’amato regista Fritz Lang. Non manca un documentario di André S. Labarthe per conoscere meglio l’autore, Claude Chabrol, l’entomologiste.
L’altra retrospettiva era dedicata a Walter Hill, di cui sono stati presentati tutti i ventitré film da regista insieme al Getaway! sceneggiato per Peckinpah e all’Alien di Ridley Scott di cui fu uno dei produttori. The Warriors: Ultimate Director’s Cut è la versione rimontata con scene inedite del film cult I guerrieri della notte, non molto diverso dalla versione più conosciuta ma con dettagli molto interessanti che anticipano alcune scelte future. A sorpresa, l’autore ha mostrato anche qualche scena del prossimo western che sta girando con Robert Duvall.