Ubriaco d'amore

Disarmante ebrezza
di Giuliano Tomassacci


recensione:
Ubriaco d'amore

  Colonna sonora originale di
Punch-drunk love (USA, 2003)
un film di Paul Thomas Anderson

La disarmante ebbrezza sprigionata dall’ultimo gioiello di Paul Thomas Anderson trova uno dei suoi maggiori punti di forza nel non-compromesso audiovisivo: in continua collisione, in una dimensione contrappuntistica ad oltranza, colonna sonora e fotografico convivono alimentandosi vicendevolmente sulla base di una raffinata interazione. Più che ad un tipico lavoro di bilanciamento descrittivo, inteso a dosare gli interventi musicali secondo una specifica economia drammaturgica, in Ubriaco d’Amore musica e immagini si fronteggiano al pari, evitando con precisione qualsivoglia subordinazione dell’una rispetto all’altra in favore di un’inusuale compartecipazione, di un sovradimensionamento reciproco impressionante. Tanto più, dunque, la regia di Anderson è interessata alla restituzione di un cinema purissimo procedendo dall’esterno verso l’interno - attraverso sporcature insistite e long-take tutt’altro che classici fino a iris in chiusura e ad un perfetto happy-end - in un’idea cinematografica totale, tanto lo score di Jon Brion cattura l’essenza del ‘commento’ musicale difettando nella misura e sottraendosi in un primo momento ai più tipici canoni del media. A metà strada tra il patchwork (non a caso il montatore delle musiche Jonathan Karp acquista nei crediti l’insolita qualifica di ‘collagist’), la musica totale (impiego di strumenti atipici, massiccio utilizzo di campionamenti ed elettronica) l’ambient e lo specifico modulo sinfonico (orchestrazioni a cura di Thomas Pasatieri interpretate dalla London e dalla Los Angeles Orchestra) la partitura di Brion guadagna un posto singolare nell’attuale panorama della musica da film; l’Overture d’apertura, presentata nella pubblicazione del soundtrack su etichetta Nonesuch, riassume con compiutezza le direttive di questo approccio. Inteso come completa maturazione e deciso scavalcamento del mezzo, lo score mostra in più di un’occasione i lampi di un’attraente e rinfrescante avant-garde: al caratteristico dosaggio degli interventi, Brion contrappone un fluire incessante di musica costruita in overlapping e apparentemente svincolata al film dal free-timing, almeno fin quando improvvisi e funzionalissimi sincroni entrano a svelare l’arditezza della composizione (si veda ad esempio Hands & Feet, dove il ritmo ossessionante e la strumentazione crescente lasciano ripetutamente spazio all’irrompere di una marcetta marziale legata agli asfissianti ‘placcaggi’ di una delle sorelle del protagonista). Ma come Anderson e il direttore della fotografia Elswit sanno alternare con stile sequenze (volutamente) poco curate e attanagliate dai persistenti riflessi in macchina alla stupenda silhouette dell’incontro dei protagonisti nell’albergo hawaiano, Brion incastra con disinvoltura rumori d’ambiente misti a sonorità d’atmosfera con un tradizionale ed efficace tema d’amore principale, ampiamente modellato sul brano “He Needs Me”, composto da Harry Nilsson ed interpretato da Shelley Duvall per la colonna sonora di Popeye (1980, di Robert Altman ). Guarda caso, dopo i frequenti accostamenti in occasione dei precedenti lavori di Anderson, ancora Altman. E anche questa volta, evitando di calcare la mano, effettivamente il bistrattato film sul famoso marinaio e questo Punch-Drunk Love hanno di che assomigliarsi, quantomeno per l’eccentricità con cui si staccano dalle filmografie dei rispettivi autori. Sfruttando più volte la melodia della canzone durante tutto l’arco del lungometraggio (Punch-Drunk Melody, He Really Needs Me) il compositore sembra inoltre lasciarsi influenzare dagli arrangiamenti originali del pezzo di Van Dyke Parks (ma effettivamente tutto lo score, nei suoi brani più acustici, è dominato da sonorità fine anni ’70 e la somiglianza melodica e strutturale con le musiche originali di Jack Nitzsche per Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo è notevole). La vetta più alta di quel non-compromesso tra musica e immagini di cui si è detto in apertura, è raggiunta da Brion e Anderson nelle sospensioni fluido-pittoriche che il regista inserisce a tratti nel film: brevi segmenti che inondanti dai collage melodici del compositore astraggono verso orizzonti di essenza filmica assoluta. Ubriaco d’Amore spalanca insomma un varco ultimamente sin troppo socchiuso: l’harmonium, su cui il protagonista scarica oppressioni ed esprime desideri, connette il fotogramma alla banda sonora e si fa emblema di un codice esterno/interno capace di eliminare qualsiasi limite diegetico permettendo, in seguito, all’innamorato protagonista di virare intimamente sul musical all’interno di un supermarket. Anderson e Brion, dalla loro, confermano una felicissima collaborazione iniziata con Sydney e già altamente qualificata in Magnolia, dove il talento del musicista, oltre agli occasionali interventi strumentali, si era prestato con successo agli arrangiamenti per le canzoni originali di Aimee Mann.

Discografia Relativa
Punch-Drunk Love Original Motion Picture Soundtrack – Nonesuch 79813-2