Alex North

Verso la nuova generazione
di Giuliano Tomassacci

 
  ^ un Tram che si chiama desiderio, di Elia Kazan

Con “l’epoca d’oro” ormai praticamente esaurita e l’egemonia sul media minata, per la prima volta, dalle incalzanti cinematografie estere, Hollywood all’inizio degli anni ’50 si appresta ad affrontare i vigorosi intenti autoriali d’oltreoceano mettendosi in discussione con non poca fatica. E se lo splendore e la magniloquenza musicale del periodo passato erano stati fiduciosamente assegnati ai migliori esponenti europei, nella difficile transizione dal classicismo alla modernità l’industria fa quadrato su se stessa e si affida al talento dei compositori nazionali. A nomi come George Antheil, Alex North, Aaron Copland ed Elmer Bernstein si chiede l’adeguamento e la necessaria maturazione della musica da film al particolare mutamento di interessi del pubblico. Nell’opera di North in particolare, come in quella di Bernstein, il tradizionale sinfonismo convive con un rinfrescante desiderio di rinnovamento: un accostamento alle nuove musicalità che rende questi ultimi compositori fondamentale anello di congiunzione tra la passata e la nuova, emergente generazione.

Cenni Biografici
L’infanzia di Alex North non brilla, purtroppo, come la sua futura musica. Nato a Chester, Pennsylvania, il 4 Dicembre del 1910, da genitori di origine russa, il musicista cresce in grande povertà. La situazione non può che peggiorare quando il padre, un fabbro, muore lasciando gravi responsabilità alla madre che ben presto, però, saprà risollevarsi grazie alle soddisfazioni datele dal figlio. Il giovane Alex, infatti, trascorsa gran parte della sua giovinezza a contatto con i jazzisti di Atlantic City, ottiene una borsa di studio al Curtis Institute of Music di Philadelphia dove si trasferisce per studiare il pianoforte. A vent’anni il musicista si sposta a New York per proseguire gli studi presso la Julliard School of Music, lavorando dalle sei di sera alle due di mattina come telegrafo per poter sostenere gli studi. La situazione si fa velocemente insostenibile e North tenta il grande passo trasferendosi a Mosca, fortemente allettato dalla passione per la musica sovietica e dal reclutamento da parte del governo russo di artigiani stranieri a cui offrire lavoro e sostentamento. Il musicista riesce ad entrare al Conservatorio di Mosca ma, complice una lingua troppo difficile (è costretto a seguire le lezioni con un interprete) e la nostalgia per la terra d’origine, North torna negli Stati Uniti nel 1935. Ad aspettarlo ci sono gli insostituibili studi con Ernest Toch ed Aaron Copland, quest’ultimo responsabile della sua introduzione alla danza moderna. Dopo un’esperienza nel Federal Theatre Project, North diventa infatti direttore musicale della compagnia di danza di Anna Sololow (ma tra le sue collaborazioni ci sono anche quelle con Hanya Holm e Martha Graham). Trasferitosi nel 1939 in Messico con la compagnia, il compositore vi rimarrà oltre il previsto, beneficiando degli insegnamenti di Silvestre Revueltas. La Seconda Guerra Mondiale avvicina il musicista americano alla musica da film: sotto le armi si occupa infatti delle musiche di circa 80 documentari per l’Ufficio Informativo Bellico. Tra il ’49 e il ’50 alcuni commenti per lavori teatrali come “Death of a Salesman”, “The Innocents” e “Queen of the Sheba” lo portano all’attenzione di Elia Kazan che gli affida le musiche del suo adattamento cinematografico del dramma di Williams A Streetcar Named Destre (Un Tram che si chiama Desiderio, 1951); già al suo primo film Alex North permea la materia cinematografica con il suo personalissimo gusto musicale, nobilitando il lungometraggio ed aprendo un nuovo spiraglio alla musica da film: il jazz. La colonna sonora riceve una nomination all’Oscar, così come quella per Death of a Salesman (Morte di un Commesso Viaggiatore), dello stesso anno. La carriera cine-musicale del compositore è quindi da subito indirizzata a grandi successi, culminanti nelle partiture scritte per gli enfatici affreschi storici di Cleopatra (1963, di J.L.Mankiewicz) e di Spartacus (1960) di Stanley Kubrick con il quale il musicista getta le basi per una proficua collaborazione, purtroppo interrotta sul nascere per volere del regista che elimina le musiche composte da North per il suo 2001: A Space Odyssey (2001: Odissea nello Spazio, 1968) in favore del repertorio classico utilizzato nel premontaggio. Per il compositore è un brutto colpo e una forte delusione: sempre restio a rievocare il doloroso episodio, North concederà solo nel 1990 a Robert Townson della Varèse Sarabande il benestare per la prima registrazione mondiale dell’inutilizzata partitura. L’album esce nel 1993, con la direzione d’orchestra affidata all’amico e collaboratore Jerry Goldsmith, ma North non avrà modo di ascoltare il suo capolavoro troppo a lungo celato. Muore infatti l’8 Settembre del 1991 nel Pacific Palisades in California, dopo aver avuto modo di riscattare ampiamente l’infelice collaborazione con Kubrick attraverso importanti connubi artistici con registi quali John Huston, Daniel Mann, Martin Ritt, William Wyler e John Ford. Poco incline allo stardom, riservato e dedito principalmente alla sua professione, Alex North potrà essere rimasto poco noto al grande pubblico ma non al suo ambiente e ai suoi colleghi che anzi lo resero oggetto di grande ammirazione, arrivando a chiamarlo “the boss”. Autore di una Sinfonia e di un Revue per Clarinetto ed Orchestra commissionato nel 1946 da Benny Goodman, North è stato premiato dall’Academy, dopo quindici nomination, nel 1985 ricevendo un Oscar celebrativo alla carriera – tutt’oggi l’unico conferito ad un compositore.

Opere e forma
Il semplice ascolto della musica composta per i titoli iniziali di Spartacus evidenzia chiaramente l’allontanamento della musica northiana dai canonici approcci al peplum hollywoodiano. All’imponente attacco orchestrale tipico del genere il compositore contrappone una secca e robusta ritmica di rullanti e tamburi sui quali, man mano, ruvidi acuti di fiati graffiano e scompaiono per riemergere infine ad accompagnare una intensa frase d’archi, prefiguaratrice dei drammatici esiti a cui i personaggi saranno destinati. Anche in seguito, North mantiene stringata l’orchestrazione, concedendo raramente all’orchestra di gonfiarsi enfaticamente come altrimenti sarebbe accaduto, per esempio, in uno score alla Rozsa. Tale cifra stilistica e il primario interesse nell’avvicinarsi il più possibile ai personaggi (North non ha mai celato la sua predilezione per sceneggiature intimiste) con approcci soggettivi, rappresentano le caratteristiche fondamentali dell’opera northiana. L’elemento dissonante e stridulo – solitamente proferito dall’improvviso stridore dei piatti sul culmine di impennate violinistiche e trombettistiche – che emerge frequentemente nella scrittura del compositore conferma l’inclinazione compositiva modernistica; commentando il suo score per Dragonslayer (Il Drago del Lago di Fuoco, 1981, di M.Robbins) North stesso ha spiegato come questi effetti armonici siano il risultato di una costruzione su tre livelli, con “un’idea che copre i bassi registri dell’orchestra, una i medi e un’altra i più alti”, fondendosi in consonanze politonali. Il fantasy di Robbins va inteso comunque come caso pressoché isolato nella filmografia del musicista, vista la volontà di non legarsi musicalmente alle ambientazioni medioevali del film, mentre, in molte altre occasioni, la preferenza è stata quella di calarsi al meglio nelle culture e sfumature folcloristiche dei soggetti. Spinto da questa intenzione North studia infatti i lavori di Gabrielli e Palestrina per restituire al meglio i modelli del 14° e 15° secolo nello score di The Agony and the Ecstasy (Il Tormento e l’Estasi, 1965, di C.Reed) e si appropria della musica indiana in Cheyenne Autumn (Il Grande Sentiero, 1965, di J.Ford). Si avvale inoltre degli insegnamenti di cui ha usufruito durante il soggiorno in Messico per la partitura di Under the Volcano (Sotto il Vulcano, di J.Huston) concependo un’articolata orchestrazione in cui spiccano campanelli da slitta, ceppi cinesi, maracas ed un water-gong. Interessante anche la musica per il penultimo film in collaborazione con Huston, Prizzi’s Honor (L’Onore dei Prizzi, 1985), modellata su arie operistiche e in particolare sull’opera pucciniana Gianni Schicchi, con citazioni da Donizetti e Rossini.
Ma la migliore definizione di ambiente da parte di North è stata forse quella operata per il suo debutto con A Streetcar Named Desire, dove la scelta di uno score prettamente basato sul jazz di New Orleans oltre a svincolare per prima il genere dalla fonte diegetica, potenzia enormemente la componente sensuale che pervade i personaggi tanto da suscitare sacandalo: al momento dell’uscita la Legion of Decency americana chiede addirittura l’omissione dell’assolo di sax ritenendolo troppo “carnale”. Unico musicista americano ad essere entrato a far parte dell’Unione dei Compositori Sovietici, Alex North ha rivolto il suo impegno anche alla televisione, ricevendo nel 1976 l’Emmy Award per la miniserie Rich Man, Poor Man. Mezione obbligatoria inoltre per il motivo “Unchained Melody”, composto da North insieme a Hy Zarek, interpretata negli anni anche da Elvis Presley e John Lennon e riportata ai fasti dal riutilizzo in Ghost (1990, di J.Zucker).

Collaboratori
Henry Brandt (orchestratore)

Premi e Riconoscimenti
Golden Globe: The Shoes of the Fisherman (L’Uomo venuto dal Kremlino) - 1969
Emmy Award: Rich Man, Poor Man – 1976
Oscar alla carriera, 1985

Discografia relativa
Spartacus, original score – MCA Records 10256
A Streetcar Named Desire, musica diretta da J.Goldsmith – Varese Sarabande VSD5500
Dragonslayer, original score – SCSE Records
2001, musica diretta da J.Goldsmith – Varese Sarabande VSD5400
Film Muisc, musiche dirette da E.Stern – Nonesuch 7559-79446-2