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Bend it like Beckham,
G.B., 2002 di Gurinder Chadha, con Parminder K. Nagra,
Keira Knightley, Jonathan Rhys Meyers
Cinema e calcio così le masse accorrono, tanto poi una formuletta
per farcire le coscienze e far finta di parlare di cose serie la si
trova sempre, il profitto arriva e tutti vivono felici e contenti. Quello
che infastidisce non poco in Sognando Beckham, non è tanto
la volontà di proporre una commedia di ambiente calcistico con
retrogusto amaro, quanto la pesante insistenza sul valore pedagogico
di quanto mostrato. Già il predicozzo lo si sopporta poco nel
quotidiano, figurarsi al cinema dove il biglietto si paga pure. Soprattutto
quando risulta chiaro che una commedia che vorrebbe essere anche un
apologhetto realistico su discriminazione ed emancipazione in realtà
soffrigge(male) tonnellate di stereotipi nel retrocucina e ammannisce
la sbobba in sala come documento credibile e divertente al contempo.
Sognando Beckham è un film fatto col ricettario e si vede,
però sa ancorarsi alla tradizione cinematografica britannica,
negli ultimi vent anni il miglior esempio di convivenza tra naturalismo
e forza polemica, così può sembrare credibile riguardo
quanto descrive. Così la favoletta consolatoria viene indorata
da una certa capacità cronistica, aneddotica condotta, per carità,
con garbo, con brio e tanta tanta freschezza. Come in Billy Elliott,
dove una versione semplificata della storia del Brutto anatroccolo veniva
astutamente mimetizzata nei sobborghi operai tra cariche della polizia
ed emancipazione del proletariato nell arte(figurarsi), il tutto
con i Clash in sottofondo, che non si dica che la vis polemica è
sbollita. Qui è sbollita del tutto e anche il tono registico
è di malinconica medietà, pur senza raggiungere le vette
di inconsistenza da sceneggiato Rainvest, però gli ingredienti
sono tutti al posto giusto e i palati da polenta & pajata possono
accomodarsi, chè qui di pernici non se ne vedono. Dunque sotto
con le peripezie di una ragazza indiana, Jess, che corre felice dietro
ad un pallone, dribbla come Ronaldo e magari picchia come Gattuso nei
contrasti. Abbiniamo l ingrediente A con una famigliola tradizionalista,
neanche di gente cattiva (l indulgenza plenaria non si nega a
nessuno), solo un po spaventata dalle insidie della modernità,
con padre burbero-bonario (ovviamente col turbante) e madre caricaturale,
corpulenta e ansiogena ma che sappia cucinare da vera Sora Lella di
New Delhi, perché si sa, in ogni famiglia tradizionalista c
è sempre una rispettabile signora fresconcella e sprovveduta,
ma come cucina l amatriciana (o il Kebab, o il sushi, o i ravioli
al vapore) lei
Aggiunciamoci unaltra ragazza inglese, a
sua volta alla rincorsa di un pallone (gioca in una compagine di calcio
femminile), un pochino androgina lei (bigino politically correct, così
oltre alle donne si emancipano anche i gay, che bisogna accontentare
tutti), con madre caricaturale anch essa, che ha dedicato l
esistenza alla cotonatura della propria chioma e un allenatore belloccio
così c è anche il triangolo, con i suoi colpi di
scena(chiamiamoli così) innescati in ogni snodo del film. Aggiunciamoci
gustose notazioni sociologiche sui Sikh che fanno sesso in automobile(lo
avreste mai creduto?), così anche la pruderie è salva
un amico gay, ovviamente dolcissimo e mescoliamo il tutto in una salsa
politically correct, formalmente contraddittoria e sostanzialmente ambigua
e paternalista (altro che dialogo tra culture). Avremo sicuramente il
pubblico che accorre a fiumi, ma il film rimane storiella e la denuncia
è una sottile patina per grattare profitti senza soverchi sensi
di colpa. E si avrà un bel rimarcare l assenza di volgarità,
il garbo, la freschezza, il divertimento,la leggerezza (mozartiana,calviniana
o rohmeriana?) e soprattutto l assenza di volgarità. Il
velo di ipocrisia da volemose bene di fronte alle vergogne non è
sempre una questione di pudore e anche a chi non è mai stato
e non sarà mai trashista alla fine, di fronte allennesima
punizione a girare con metafora incorporata, sale dalla viscere il grido:
Aridatece Oronzo Canà.
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