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Ci sono dei film che ti abbracciano
come vestiti su misura, e calzano alla perfezione il tuo particolare
stato danimo, oppure più semplicemente il momento in cui
il tuo umore è di livello tutto sommato sufficiente. Ed allora
a questo particolare tipo di pellicole, in realtà più
fortunate che oggettivamente valide, uno gli vuole bene
quasi a prescindere dalla loro effettiva qualità artistica. Anzi,
senza quasi. A me ad esempio è capitato ultimamente con unOttima
annata di Ridley Scott ed ancor di più con le Regole
del gioco di Curtis Hanson. Questo favolistico Come dincanto appartiene a tale eletta schiera di lungometraggi, ed in più ha il pregio di essere un lavoro ben riuscito. Certo, fa leva su sentimenti natalizi e disneyani di facile accesso psicologico ed emotivo, ma chi daltronde al giorno doggi non ha bisogno di vedere la principessa buona che sgrana i suoi occhioni innocenti, o il principe azzurro che spavaldo sfida chiunque pur di ritrovare la sua amata? Anche se non lo sapevo, io ne ho ancora bisogno Ma basta sproloqui, partiamo ad analizzare le qualità del film di Lima: la prima e più evidente risiede nella scelta coraggiosa e per nulla scontata della protagonista Amy Adams, attrice ancora non troppo conosciuta dal grande pubblico che si è imposta un paio danni fa ottenendo la nomination allOscar come non protagonista per il da noi inedito Junebug. La Adams ripaga di cotanta fiducia con una performance certamente facile, ma di altrettanto sorprendente efficacia. A fare la principessa un po tonta ma comunque sempre dolcissima, e di cui alla fine ci si deve per forza affezionare, lattrice ci mette un talento comico ed una simpatia forse innate, visto che come detto la parte non sembra richiedere particolari genialità attoriali. Ma comunque sia, la Adams riesce a bucare lo schermo, e ci regala un cartone animato in carne ed ossa che è allo stesso tempo credibile e smaccatamente fiabesco. Accanto a lei brilla poi - e non senza notevole sorpresa - un James Mardsen perfetto e molto comico nellimpersonare un principe azzurro più stralunato e tontolone del solito. Chiudono il cast uno charmoso Partrick Dempsey, il mellifluo Timothy Spall e la sempre grande Susan Sarandon, che deve aver accettato la parte della strega cattiva solo per poter indossare nuovamente i panni simil-fetish già miticamente portati in the Rocky Horror Picture Show. Il reso della bontà della pellicola ce lo mettono due fattori ben precisi: una sceneggiatura che calibra con sapienza buonismo per grande platee a qualche tocco di sapido umorismo destinato agli adulti più intellettualmente esigenti, ed un lavoro sui costumi che trovano nellevolversi della storia un loro ingegnoso contrappunto, e che probabilmente è lelemento più originale di Come dincanto. Il tutto è ovviamente ben mescolato ed amalgamato dalla regia sciolta di Kevin Lima. Prodotto per famiglie destinato ad un successo discreto ma non troppo durature, Enchanted segna però almeno due o tre notevoli punti a suo favore, primo tra tutti quello di aver finalmente rivelato alla massa il talento di Amy Adams, attrice che con il suo stile leggero ed etereo rivedremo sicuramente nel futuro - almeno quello prossimo - della commedia americana |