Al Pacino

Io sono al buio, qui!
di Adriano Ercolani

 
 
La frase che abbiamo usato nel titolo è contenuta in Scent of a woman - Profumo di donna; la pronuncia il colonnello Slade-Pacino, cieco e maniaco suicida; la urla al suo aiutante che sta cercando di dissuaderlo dallo spararsi un colpo in testa. Tutta la disperazione interiore, tutto lo sconforto, tutta l'amarezza della sua condizione vengono sintetizzate in questo grido rabbioso, unica frase che colpisce di un film altrimenti piatto e retorico. Il buio di cui si parla non è ovviamente soltanto quello effettivo del non vedente, ma soprattutto quello metaforico dell'anima, ormai contaminata da troppa sofferenza. Questa condizione di disagio interiore è la costante che ha caratterizzato i più bei personaggi della carriera di Pacino, da Panico a Needle Park a Quel pomeriggio di un giorno da cani, da ...E giustizia per tutti a Insider. In particolare, le due ultime pellicole in cui l'attore ha impersonato la figura di un tutore della legge appaiono ai nostri occhi particolarmente esemplificative di ciò. Vincent Hannah è il poliziotto di Heat (id., 1995), Will Dormer quello di Insomnia (id., 2002). Queste due figure subito si dimostrano indissolubili, speculari ed antitetiche allo steso tempo. I due personaggi sono, come detto, legati dal filo conduttore del dolore, dell'angoscia, ma il percorso che compiono nelle due pellicole è esattamente l'inverso, come se uno fosse la nemesi ed insieme lo sviluppo, il completamento dell'altro. Vincent sfrutta l'amarezza e la tristezza che il suo lavoro gli reca per essere lucido, scattante, rabbioso nel perseguire la sua preda; il suo percorso è ascendente: diventa sempre più efficiente ed istintivo, trae forza dalla sua caccia, ed alla fine arriverà a catturare l'animale-De Niro. Will Dormer invece si lascia sopraffare dal dolore, dal senso di colpa, dalla spossatezza fisica e morale in cui cade durante la sua indagine; il suo percorso è discendente: non dorme, inizia a perdere i colpi, sbaglia nelle indagini e ne rimane travolto, fino a soccombere nello scontro finale con la preda-Williams. All'inizio del film Dormer è come Hannah, un alter-ego giusto un po' invecchiato: abile, scaltro, rispettato e temuto. Il suo disfacimento progressivo si estende perciò anche all'altro, unendoli insieme in un'unica parabola che ha il sapore amaro della sconfitta di fronte al male che è endemico, e che perciò non si può sconfiggere. Due personaggi a modo loro eroici, in quanto combattenti pur sapendo che alla fine sono destinati comunque alla sconfitta. Per quanto si possa catturare il singolo criminale, sempre ce ne sarà un altro, e sempre esisterà il dolore delle vittime. La lotta tra il bene e il male, tra la luce ed il buio, tra il bianco ed il nero, è il tema portante di questi due personaggi, e perciò anche dei due film: non è probabilmente un caso se sia Insomnia che Heat siano due opere fortemente caratterizzate dal punto di vista visivo, con una fotografia che cerca in maniera costante il contrasto cromatico, soprattutto quello tra chiaro e scuro. La luce "eterna", abbagliante ed opprimente del film di Nolan diventa alla fine il simbolo esplicito dell'oppressione di Dormer, che cerca in tutti i modi di evitarla barricandosi nella sua stanza d'albergo. Allo stesso modo gli ambienti scuri, contrastati, elegantemente impersonali in cui vive Hannah - strepitosamente fotografati da Dante Spinotti - rappresentano la sua impossibilità di stabilire rapporti umani duraturi, a causa di una scelta di vita che comporta simili rinunce (lo stesso discorso vale per il rivale Neil-De Niro, che però accetta pi coerentemente tale condizione). L'altra peculiarità dunque è che in entrambi i film non sempre la luce rappresenta l'aspetto positivo della dicotomia: come abbiamo già detto, è la luce del sole a dare la caccia a Dormer, a non lasciargli tregua, a ricordargli perennemente che i suoi errori sono esposti alla vista di tutti; quello che il detective cerca è l'oblio, l'oscurità, e l'ultima frase che pronuncia nel film è "Lasciami dormire adesso...". In Heat lo scontro finale tra i due uomini avviene ai bordi di un aeroporto, ed a decidere la sopravvivenza di uno dell'altro è proprio un fascio di luce, giudice crudele su chi vive e chi muore. La luce scoprirà De Niro, e Pacino sarà costretto ad eliminarlo contro la sua effettiva volontà. La scena in cui i due si conoscono, si capiscono ed accettano l'uno la natura dell'altro, non avviene all'aperto ma in un oscuro e fumoso bar, dove l'oscurità rende i confini meno nitidi, dove bene e male non sono cosÏ decisamente in contrasto. Quando in Heat c'è da usare la violenza, come in Insomnia, ciò avviene sempre di giorno: la sparatoria nel centro della città, dove i componenti delle bande di Neil e Vincent perdono uno ad uno la vita o la felicità, succede in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti, sotto una luce tagliente ed implacabile.
Confusione tra bene e male, o meglio non identificazione delle linee che li separano; dispersione cromatica, o meglio mancato riconoscimento di luce ed oscurità, di giorno e notte. La rarefazione visiva e concettuale che accompagna queste due coppie di opposti è dunque la cifra stilistica dei due film che abbiamo analizzato, ed insieme la caratteristica fondamentale dei due personaggi interpretati da Al Pacino, attore capace come nessun altro di sintetizzare sul suo volto scavato la dualità dell'animo umano.