Windtalkers
Guerre e codici
di Giuliano Tomassacci

 
  Windtalkers, USA, 2002
di John Woo, con Nicolas Cage, Adam Beach, Peter Stormare, Noah Emmerich

Le tre guerre del soldato Enders (Nicolas Cage).
La prima, devastante, combattuta nelle Isole Salomone ne delinea fin troppo drasticamente il temperamento umano e la devozione al codice (bellico): in una situazione estrema sacrifica la vita del suo plotone piuttosto che trasgredire al regolamento marziale. Di nuovo sul fronte di battaglia contro i giapponesi, dopo un indesiderato periodo di degenza nell'ospedale da campo, Joe è affiancato a ben Yazhee (Adam Beach), giovane private Navajo esperto nel codice di comunicazione fra truppe; incaricato di scortarlo e proteggerlo al di sopra di ogni priorità, Enders, ormai "scoppiato" e disilluso, votato dal rimorso ad una autodistruzione devastante, non è adatto all'incarico, sfuggendo ad ogni amichevole aggancio umano del volenteroso commilitone. La terza guerra dunque è per il marine americano la più drammatica e difficile, perché combattuta sul piano emotivo, ma è anche questa la più salutare, la più gratificante: Enders ne uscirà vittorioso, perché rinato, sebbene a costo di no uscire affatto dalla seconda.
Sul terreno hollywoodiano per la quinta volta, John Woo sembra dover combattere anche lui una personale guerra, dietro la mdp. Diluite e il più delle volte indebolite nel costrittivo tessuto del war-movie, le tematiche predominanti dell'opera del regista cinese sono facilmente decifrabili . L'interesse principale verte senza dubbio sul difficile rapporto dei due soldati protagonisti: nelle numerose situazioni che esemplificano i loro confronti e le loro uguaglianze/diversità è palpabile il fondamentale interesse dell'autore per le simbiotiche simmetrie degli opposti umani, raffinatamente scandagliate in una continua dialettica del doppio, che in questo caso estende la sua indagine anche alle fazioni in guerra (bene/male). Il confronto di Yazzhe con il nemico nella fossa, faccia a faccia e armi puntate, rientra a pieno titolo nella memoria iconografica di Woo, duplicando graficamente alcune situazioni dei suoi passati, e più sentiti lavori. Oltre a quello visivo poi, altri codici (filmici) evidenziano inequivocabilmente l'identità di regia; su tutti il ritmo di montaggio, veloce e frenetico nelle numerose sequenze di battaglia, scrupolosamente accentuate dall'apporto musicale strettamente descrittivo di James Horner. In questa sede è d'obbligo menzionare l'infiltrazione nel campo nemico, con Yazhee che si finge giapponese e Enders che letteralmente salta dentro l'accampamento, in cerca di un accesso radio per comunicare con i suoi dai quali ricevono un involontario attacco ( di nuovo il dualismo e l'ambiguità delle parti schierate). Messe da parte le ricorrenze stilistiche, rimangono le pesantezze e le debolezze dì cui il lungo metraggio difetta. Sono evidenti la vacillante ispirazione e la fragilità di sceneggiatura. L'improvvisa e gratuita interruzione dell'idilliaco rapporto epistolare tra Enders e l'infermiera di campo (Frances O' Connor) e il pressappochismo nella definizione psicologica dei personaggi sono smagliature improponibili. Da parte sua Woo, per niente coadiuvato da un Nicolas Cage ai limiti del caratterismo, sembra soffrire lo stesso male del protagonista, una personale guerra, come si è detto: vorrebbe esplodere, ma lo standard del codice (questa volta quello narrativo) che ha scelto lo frena. Così, proprio come Enders, sulle prime mosse del film, vuole ammirare la purezza di un uccello sulla riva ma è "impallato" dal sopraggiungere del compagno Ben, l'autore vorrebbe guardare oltre il genere ma è continuamente costretto a fare i conti coi suoi canoni.
La farfalla che sfiora lo specchio d'acqua ed esce fuori campo la macchia di sangue e l'entrata dei mitragliatori, subito dopo il prologo, qualificano comunque l'autenticità del messaggio del regista, in un frammento di cinema che vale tutto il film.

Link esterni
Sito Ufficiale
www.mgm.com/windtalkers