Vampires
John Carpenter
di Adriano Ercolani


Frame stop:
John Carpenter

  Id., USA, 1997
di John Carpenter, con James Woods, Daniel Baldwin, Sheryl Lee, Thomas Ian Griffith

"Per fare questo film mi sono ispirato a Leone e Peckinpah". Niente di più vero. Per la prima volta nella sua carriera Carpenter usa lo zoom in maniera iper-espressiva, inserendolo alla perfezione nella coerenza del suo discorso estetico fatto di chiarezza, semplicità, decisione.
Western post-moderno, accaldato e polveroso, Vampires ha i suoi momenti più belli proprio quando l'omaggio ai maestri diventa esplicito, anche se interpretato alla maniera del regista. Il primo, grande momento del film è l'assalto alla tana dei mostri, con la casa nera che simboleggia l'ignoto, il pericolo, l'archetipo visivo di tutti i film dell'orrore.
E qui Carpenter inventa il duello tra Woods e l'oscura magione con una serie di campo-controcampo tra il cacciatore e la tana, zoomati in avanti a sprigionare tensione visiva, energia pura. I due avversari si affrontano prima nel cuore, e poi il pistolero dalle pallottole d'argento parte all'attacco. Ma il duello in realtà si è già concluso quando l'attesa è finita, e dalla stasi si è passati all'azione. Come i grandi duelli di Leone, la grandezza sta negli sguardi, nella sfida psicologica, nel pathos generato dal mezzo-cinema che invade la storia nel suo momento di sospensione.
L'altro momento forte del film è la resurrezione dell'orda di maestri, che al tramonto escono dalla terra e si compongono come "wild bunch" compatto, deciso, teso unicamente ad un obiettivo. Come i pistoleri che scendono dal treno in Mezzogiorno di fuoco per trovare Gary Cooper, come gli sceriffi corrotti che affrontano Clint Eastwood ne Il cavaliere pallido, soprattutto come la banda di Pyke che va verso il proprio destino ne Il mucchio selvaggio, anche i vampiri di Carpenter sono un gruppo di esseri accomunati da un solo desiderio, da un'unica natura, rivolti verso l'inevitabile scontro finale.
Il regista costruisce una scena di rara forza espressiva, geniale nel mescolare la sacralità di questi sacerdoti-demoni vestiti di nero e la brutale materialità della terra polverosa da cui risorgono. Vampires, il film forse più divertito e vigoroso dell'ultimo Carpenter, è soprattutto una rivisitazione ispirata di un cinema che fu.