|  | La riconoscibile Roma che passa 
          dalla facoltà di lettere de La Sapienza (ingannevole culla della 
          cultura) ai nuovi quartieri di Fiumicino e Parco Leonardo (simbolo della 
          modernità) diventa teatro nel nuovo film di Paolo Virzì, 
          delle vicende degli sfortunati e amari protagonisti che ben si avvicinano 
          a chi, nel mondo attuale, fa fatica a trovare la propria strada da percorrere. 
          È curioso notare come nella pellicola, nonostante il titolo, 
          nessuno dei numerosi personaggi abbia tutta la vita davanti, neanche 
          Marta (Isabella Ragonese): laureata in filosofia cum laude, si ritrova 
          tutte le porte del mondo lavorativo - o almeno di quella parte che a 
          lei interessa - sbarrate. La scena iniziale è emblematica e ci 
          introduce a scoprire il carattere della ragazza, la sua tenacia e forza 
          danimo: seduta sullautobus osserva la gente improvvisare 
          un insperato balletto di inizio giornata su una musica che, inizialmente 
          motivata, diventa poi estranea agli avvenimenti della storia; nonostante 
          questo, tutti la sentono e ne conoscono i passi, a differenza di lei 
          che ancora non li ha imparati. Lunica persona che guiderà 
          la ragazza nelle danze sarà sua madre che, sulle note di Que 
          sera sera - tema che torna più volte, in momenti ben precisi, 
          in tutto il film - le regalerà un valzer introduttivo alle leggi 
          della vita. 
 La storia di Marta si presenta come unamara e realistica - anche 
          se portata alleccesso, matrice deformante di molto cinema di Virzì 
          - favola moderna, resa tale anche e soprattutto dalla presenza di un 
          narratore che, a differenza degli altri film di dellauotre livronese, 
          è extradiegetico (manzoniano dice il regista che 
          comunque non vuole rinunciare al suo tocco personale) e conosce tutte 
          le vicende senza interferire con esse: la voce di Laura Morante.
 Marta ha bisogno di un lavoro, anche part-time, non necessariamente 
          troppo impegnativo, giusto per iniziare a fare qualcosa nellattesa 
          di nuovi sviluppi positivi e per avere uno stipendio mensile, anche 
          se quasi inesistente. Per una serie di (s)fortunate circostanze si ritrova 
          a fare loperatrice nel call center della Multiple gestito dalla 
          grande madre Daniela, una Sabrina Ferilli sempre estremamente curata, 
          agghindata e provocante, cinica e crudele ma allo stesso tempo anche 
          ingenua e sognatrice, compagna in incognito del boss Claudio (Massimo 
          Ghini). Da buon capo-villaggio a inizio giornata stimola il morale delle 
          lavoratrici impegnandole quotidianamente in una canzone motivante - 
          una vera e propria sigla - per cominciare bene la giornata e dar loro 
          la carica. E tutte si muovono, ciarlano, schiamazzano, sorridono, si 
          divertono, commentano i messaggini di buongiorno che il loro capo invia 
          loro. Ma il tranquillo villaggio vacanze si tramuta in un crudele reality 
          show al momento delle eliminazioni, che avvengono sotto gli occhi di 
          tutto il pubblico, o al momento delle penitenze che i venditori più 
          scarsi sono costretti a subire. Marta pian piano si lascia affascinare 
          da questo universo anche se, fortunatamente, continua a guardarlo con 
          i suoi occhi critici e a pensare con la sua testa funzionante; decide 
          così di unirsi allimpegno di Giorgio Conforti, un giovane 
          e scapestrato sindacalista interpretato da un Valerio Mastandrea, persona 
          dai buoni ideali - ma che poco sa resistere alle tentazioni! - nella 
          lotta contro il precariato e lo sfruttamento lavorativo.
 
 In questo modo Virzì, con sapida ironia e un tocco (poco 
          a dir suo) di pessimismo, racconta il mondo moderno, i suoi comportamenti, 
          le ascese, le cadute - come quella di Lucio2 - e la relazione con i 
          nuovi media, il piccolo schermo in primis. Le ragazze del call center 
          parlano solo di tronisti e concorrenti del Grande Fratello 
          e la televisione diventa, oltre che uno dei temi conduttori, un indispensabile 
          oggetto darredo, un elemento scenografico a cui non si può 
          rinunciare: dappertutto e a tutte le ore, sempre accesa, trasmette le 
          immagini dei ragazzi della casa; e mentre internet viene 
          usato per entrare nelle grazie dei possibili acquirenti giocando sulla 
          loro vita e sui loro affetti, il telefono diventa campo di improbabili, 
          superficiali e aride relazioni. Si può cambiare lo stato attuale 
          delle cose? Tra spettacoli comici, raccolte di firme, parolacce al telefono, 
          omicidi e unipotizzata scelta di intraprendere filosofia, qualcosa 
          forse è possibile
 
 
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