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Tutta la vita davanti
di Paolo Virzì, con Isabella Ragonese, Elio Germano, Massimo Ghini, Micaela Ramazzotti, Sabrina Ferilli

Tutta la vita davanti?
recensione di Emanuela Andreocci



La riconoscibile Roma che passa dalla facoltà di lettere de La Sapienza (ingannevole culla della cultura) ai nuovi quartieri di Fiumicino e Parco Leonardo (simbolo della modernità) diventa teatro nel nuovo film di Paolo Virzì, delle vicende degli sfortunati e amari protagonisti che ben si avvicinano a chi, nel mondo attuale, fa fatica a trovare la propria strada da percorrere. È curioso notare come nella pellicola, nonostante il titolo, nessuno dei numerosi personaggi abbia tutta la vita davanti, neanche Marta (Isabella Ragonese): laureata in filosofia cum laude, si ritrova tutte le porte del mondo lavorativo - o almeno di quella parte che a lei interessa - sbarrate. La scena iniziale è emblematica e ci introduce a scoprire il carattere della ragazza, la sua tenacia e forza d’animo: seduta sull’autobus osserva la gente improvvisare un insperato balletto di inizio giornata su una musica che, inizialmente motivata, diventa poi estranea agli avvenimenti della storia; nonostante questo, tutti la sentono e ne conoscono i passi, a differenza di lei che ancora non li ha imparati. L’unica persona che guiderà la ragazza nelle danze sarà sua madre che, sulle note di “Que sera sera” - tema che torna più volte, in momenti ben precisi, in tutto il film - le regalerà un valzer introduttivo alle leggi della vita.

La storia di Marta si presenta come un’amara e realistica - anche se portata all’eccesso, matrice deformante di molto cinema di Virzì - favola moderna, resa tale anche e soprattutto dalla presenza di un narratore che, a differenza degli altri film di dell’auotre livronese, è extradiegetico (“manzoniano” dice il regista che comunque non vuole rinunciare al suo tocco personale) e conosce tutte le vicende senza interferire con esse: la voce di Laura Morante.
Marta ha bisogno di un lavoro, anche part-time, non necessariamente troppo impegnativo, giusto per iniziare a fare qualcosa nell’attesa di nuovi sviluppi positivi e per avere uno stipendio mensile, anche se quasi inesistente. Per una serie di (s)fortunate circostanze si ritrova a fare l’operatrice nel call center della Multiple gestito dalla grande madre Daniela, una Sabrina Ferilli sempre estremamente curata, agghindata e provocante, cinica e crudele ma allo stesso tempo anche ingenua e sognatrice, compagna in incognito del boss Claudio (Massimo Ghini). Da buon capo-villaggio a inizio giornata stimola il morale delle lavoratrici impegnandole quotidianamente in una canzone motivante - una vera e propria sigla - per cominciare bene la giornata e dar loro la carica. E tutte si muovono, ciarlano, schiamazzano, sorridono, si divertono, commentano i messaggini di buongiorno che il loro capo invia loro. Ma il tranquillo villaggio vacanze si tramuta in un crudele reality show al momento delle eliminazioni, che avvengono sotto gli occhi di tutto il pubblico, o al momento delle penitenze che i venditori più scarsi sono costretti a subire. Marta pian piano si lascia affascinare da questo universo anche se, fortunatamente, continua a guardarlo con i suoi occhi critici e a pensare con la sua testa funzionante; decide così di unirsi all’impegno di Giorgio Conforti, un giovane e scapestrato sindacalista interpretato da un Valerio Mastandrea, persona dai buoni ideali - ma che poco sa resistere alle tentazioni! - nella lotta contro il precariato e lo sfruttamento lavorativo.

In questo modo Virzì, con sapida ironia e un tocco (“poco” a dir suo) di pessimismo, racconta il mondo moderno, i suoi comportamenti, le ascese, le cadute - come quella di Lucio2 - e la relazione con i nuovi media, il piccolo schermo in primis. Le ragazze del call center parlano solo di tronisti e concorrenti del “Grande Fratello” e la televisione diventa, oltre che uno dei temi conduttori, un indispensabile oggetto d’arredo, un elemento scenografico a cui non si può rinunciare: dappertutto e a tutte le ore, sempre accesa, trasmette le immagini dei “ragazzi della casa”; e mentre internet viene usato per entrare nelle grazie dei possibili acquirenti giocando sulla loro vita e sui loro affetti, il telefono diventa campo di improbabili, superficiali e aride relazioni. Si può cambiare lo stato attuale delle cose? Tra spettacoli comici, raccolte di firme, parolacce al telefono, omicidi e un’ipotizzata scelta di intraprendere filosofia, qualcosa forse è possibile…