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Severance - Tagli al personale
Severance, GB, 2006
di Christopher Smith, con Toby Stephens, Laura Harris, Danny Dyer, Andy Nyman

La vendetta è un piatto che va gustato freddo
recensione di Emanuela Andreocci



La Palisade Defence è l’azienda che, sostenuta dei membri del governo inglese, fornisce al mondo le armi più tecnologiche da ben 75 anni. La sua fama è più che consolidata e il suo marchio più che conosciuto, ma, come per ogni azienda, è bene creare uno spirito di gruppo per essere ancora più “squadra”: è per questo che un pullman - con la scritta delle società a caratteri cubitali sulla fiancata - porta sette membri della Palisade verso il lodge affittato dall’azienda per il loro fine settimana. All’interno, nel televisore, viene proiettata l’ultima campagna pubblicitaria e le parole di George, presidente della compagnia, vengono affiancate da immagini quanto meno contrastanti: mentre afferma con sicurezza e spavalderia “Sapete di essere in buone mani!”, un’esplosione ruba tutto lo spazio dello sfondo. Si può forse dargli fiducia?
Un piccolo imprevisto, un tronco d’albero in mezzo alla strada, blocca il pullman. Richard, il direttore, chiede all’autista di prendere una strada alternativa, ma egli non ne ha nessuna intenzione e li lascia in mezzo al bosco, pieni di bagagli e con una cartina dove non è possibile misurare le distanze in quanto non è indicata la scala. Billy, il razionale, cerca con calma di spiegare al direttore che un centimetro sulla piantina potrebbe indicare un chilometro o potrebbe indicarne cento.
I profili dei membri della compagnia, a questo punto, sono già abbastanza chiari e diversificati: mentre Steve mangia dei funghi “magici”, prenota delle escorts per il loro fine settimana e si fuma una canna nel gabinetto del pullman, Maggie lavora; mentre Gordon non fa che appoggiare Richard in tutto e per tutto “scodinzolando come un cagnolino legato ad un palo”, Harris legge il giornale e si rifiuta di camminare a piedi fino a un posto sperduto chissà dove. Jill, invece, è un po’ la pacifista, non tollera la campagna pubblicitaria dell’azienda e tenta di inventare nuove armi che “non facciano saltare le gambe in aria ai bambini”.
Divisi dai caratteri ma uniti da un destino già segnato: al gruppo non resta che muoversi verso questo fantomatico, e probabilmente lontanissimo, lodge indicato da Harris.
Gli ingredienti per un classico film horror sono già serviti: per quanto riguarda il lato tecnico, alcune inquadrature con stacchi netti ben distribuiti e raccordi sull’asse e sul sonoro ben calibrati; per quanto riguarda la diegesi, invece, un gruppo più che variegato perso in un bosco sconosciuto con strani rumori e apparizioni. Ma chi può credere a Steve - dopo tutte le sostanze che ha assunto - quando dice di aver visto un uomo che lo fissava? Arrivati al lodge - che non ha certo le sembianze dell’Hilton, come si immaginavano - Harris, Jill e Steve iniziano a raccontare strane storie su manicomi e crimini di guerra, ipotizzando quale poteva essere in tempi passati la funzione della casa. Alla fine scopriremo che i loro racconti si avvicinano alla realtà molto più di quanto loro stessi potevano immaginare.
Il punto di forza della pellicola, che nell’ultima parte risulta comunque un po’ monotona, sta nel mescolare momenti drammatici ad altri volutamente ironico-sarcastici, rendendo piacevole la visione delle scene truculente con battute originali e trovate brillanti, come ad esempio l’omicidio/sogno di Richard, lo spiazzamento dello spettatore - che si aspetta delle reazioni e invece ne avvengono altre del tutto contrarie - o l’inserimento di un vero e proprio, seppur ridotto, film (muto e sottotitolato) nel film.