Quando sei nato non puoi più nasconderti

Navigare per rotte conosciute
di Antonello Sammito

 
  Italia, 2005
di Marco Tullio Giordana, con Matteo Gadola, Alessio Boni, Michela Cescon, Rodolfo Corsato


Dopo il successo “planetario” de La meglio gioventù, Marco Tullio Giordana sfrutta l’acquisita popolarità e con essa le maggiori possibilità produttive, per continuare il suo personale viaggio politico nell’Italia contemporanea. E a differenza delle opere precedenti, focalizza la sua attenzione sull’oggi, su un’Italia ormai multirazziale, nella quale però l’immigrazione è vista da molti ancora come un problema.
Insieme ai fidi co-sceneggiatori Rulli e Petraglia, il regista, più che all’omonimo libro reportage di Maria Pace Ottieri, si ispira ai “Capitani coraggiosi” di Kipling per raccontare la storia del dodicenne Sandro, che durante una traversata della Grecia col padre Bruno e il di lui amico Popi, ricchi bresciani, cade in acqua rischiando di morire.
A salvarlo, il tempestivo e miracoloso intervento di Radu, giovane rumeno in viaggio con la sorella Alina su un malmesso peschereccio carico di clandestini in rotta verso l’Italia.
Qui Sandro cercherà di convincere i genitori a prendere in affidamento i due rumeni ma, nonostante le buone intenzioni della coppia bresciana, riconoscente verso chi ha salvato la vita dell’unico figlio, l’esito della vicenda non sarà dei più felici.
L’espediente dell’italiano benestante che finisce in una nave di clandestini e permette allo spettatore di vedere con sguardo partecipe le condizioni dei cosiddetti viaggi della speranza era già stato utilizzato dieci anni fa da Gianni Amelio ne Lamerica. Qui lo sguardo diventa quello innocente di un ragazzino, tra l’altro già abituato a vivere in una realtà multietnica come quella della sua scuola o della fabbrica dove il padre tratta con paternale benevolenza i suoi operai extracomunitari.
Punto di vista - quello di un giovane protagonista - di recente utilizzato anche da Saimir, il buon film di Francesco Munzi, che, anche a causa di un budget minimo rispetto alla pellicola di Giordana, adottava una scelta di immagini povera, sgranata, spesso sporca, ma decisamente adatta all’ambiente descritto.
Quando sei nato, al contrario, soffre forse di un eccesso di ricerca visiva: benché alcune soluzioni registiche siano encomiabili, la bella fotografia di Roberto Forza risulta a volte troppo patinata, rispetto alla tristezza di alcune situazioni o ambienti, come il centro di accoglienza per clandestini.
Giordana, poi, spesso fa sfoggio della sua passione cinefila, infarcendo il film di citazioni visive e musicali che vanno da François Truffaut a Jane Campion.
Ma le pecche maggiori della pellicola sono nella sceneggiatura, che verso la metà del film, dopo l’arrivo della nave di scafisti, perde di mordente e di ritmo per poi riprendersi nel bel finale.
Nonostante l’ottima direzione degli attori poi, i personaggi risultano non particolarmente sfaccettati: sorvolando sulle improbabili “macchiette” degli scafisti meridionali, anche il Popi di Rodolfo Corsato sfiora lo stereotipo dell’arricchito del Nord, mentre la coppia di genitori interpretata da un magnifico Alessio Boni e dalla Cescon, sembra implausibilmente ammantata da un eccesso di buonismo.
C’è da chiedersi se in realtà questo non rientri però nella scelta del punto di vista, quello del ragazzino che non può non vedere i genitori come quasi perfetti e gli scafisti come mostri senza cuore.
E lo sguardo limpido del giovane Matteo Gadola è perfetto per riflettere la crescita forzata di chi è costretto ad affrontare un mondo molto pìù complesso di quello del proprio patinato nido domestico.
Nel complesso un film non privo di difetti, ma che si fa perdonare anche solo per alcuni momenti in cui regala genuina commozione o per la bellezza e la tensione della scena del bambino sul punto di affogare in acqua.