Paz!

Il mio incontro con Paz!
di Adriano Ercolani

 
  Italia, 2002
di Renato De Maria, con Flavio Pistilli, Claudio Santamaria, Roberto Freak Antoni, Max Mazzotta


IO SONO SEMPRE QUI !!!

Non distraetevi, e non cascateci: vi parlerò di Paz!

Prologo: domenica notte
Attacco di insonnia. Qualche volta mi capita, ma non tanto spesso. Se il giorno dopo non ho niente da fare, non mi dispiace neanche passare la notte in bianco. Il fatto è che domattina devo andare a vedere il film, e dovrò alzarmi presto.
Mi appresto ad innervosirmi, e già siamo arrivati alle due e mezzo. Mi involtino sotto le coperte, che iniziano ad essere troppe e troppo pesanti. Non è che stia passando proprio un bel periodo, perciò di cose a cui pensare ce ne sono a iosa. E allora, sant’Iddio, pensiamoci e facciamola finita! Lascio perciò che la memoria e l’immaginazione vadano dove non gli posso permettere di andare: bei ricordi che fanno male, incontri futuri che non avverranno, fantasie che alla mia età non poteri più permettermi. Tanto anche voi qualche volta non dormite la notte, perciò sapete di cosa parlo, no?
Mi arrendo al caldo soffocante della mia stanza e del mio letto; vado alla scrivania e accendo il computer, non sapendo bene cosa farci. In altri tempi sarei andato in salone a spararmi un bel filmone dei miei preferiti, ma adesso non basta più. Intanto, non scordatevelo, la mente continua a macinare, e fa’ il rumore di una betoniera che impasta il cemento (così almeno mi ha detto la mia professoressa di greco anni e anni indietro). Non riesco a calmarmi, ma voglio calmarmi? So perfettamente che anche il provarci sarebbe inutile, quindi diamo sfogo: apro la casella di posta elettronica ed inizio a spedire e-mail a tutti. Alcune lettere sono immaginarie, altre purtroppo reali. Adesso, a dire il vero, non ricordo neppure troppo bene quali ho scritto e quali no. Voglio parlare con tutti, perché ho bisogno di comunicare: mi rivolgo a quelli che mi vogliono bene, a quelli che me ne hanno voluto. Cerco di urlare contro persone che dovrei far uscire dalla mia vita, ed invece continuo a trattenere. Pazienza, vorrà dire che allora lotterò per farle restare. Stanotte non riesco ad essere conciliato né conciliatorio, prima di tutto con me stesso. Allora forse il miglior modo per essere coerenti è non esserlo. Non lo so.
Arrivano le sei, ed arriva inatteso anche il sonno. Mi catapulto sotto le coperte meno pesanti, e crollo. L’ultimo pensiero è: speriamo che domattina non piova - sono metereopatico.

Lunedì mattina
Non piove: diluvia. L’umore, ovviamente, è pessimo. La costante delle notti insonni è che non servono assolutamente a niente. L’unica cosa a cui ti serviranno mai è a evitare la colazione per colpa del mal di stomaco. Scappo via da casa, approfittando dei cinque minuti in cui sembra che la tempesta rifiati. Arrivo alla proiezione stampa con quaranta minuti di anticipo (io di solito arrivo con soltanto mezz’ora...). Scrivo il mio nome sulla lista, e prendo docilmente il pressbook: siccome ancora provo imbarazzo nel compiere tali azioni - la vocina petulante mi ripete in continuazione "Ma che ci fai qui?" - tutte gli uffici stampa mi chiedo sempre dubbiosi per quale testata scrivo. Rispondo sussurrando "Off-Screen". "Off-Che?" è la domanda successiva, ed allora divento rosso di vergogna e vorrei scappare piangendo di dolore. Ma oggi sono troppo depresso e troppo stanco per pensare ad altro che gettarmi sulla sedia del cinema e dormire, se il film non mi prende. Ho appuntamento con Donatella, mia collega e vecchia compagna di università: arriva in ritardo a causa della pioggia, perciò parliamo pochino. Meglio così visto che sono completamente sconnesso e rimbambito. Inizia il film.

Paz!
Dopo meno di un minuto di proiezione arriva Pentothal-Santamaria, che in pigiama scende per strada dalla sua ragazza, che lo lascia così, su due piedi. In meno di tre minuti vengono presentati tutti i personaggi, e già sento che mi disturberanno. Zanardi, Fiabeschi, Pentothal, Petrilli e Colasanti, ma che volete da me? Non vedete che sto male, che sono depresso? Perché volete gettarmi addosso tutta la vostra miseria? Il film inizia a scorrere sempre più incessante ed impietoso davanti ai miei occhi: sguardi, frasi, persone, stanno tutti li davanti a farmi ridere a crepapelle, e a svegliarmi ancor di più quel senso di disagio e di angoscia che mi tormentano. Il film giusto al momento sbagliato. Tanto vale immergersi nella poesia del tutto, e lasciarsi contagiare da personaggi di una lirismo talmente misterioso, malinconico ed acido, che alla fine non puoi non amarli, per quanto ti ripugnino. Poi, all’alba del giorno che verrà, sempre Pentothal-Santamaria grida alla città sonnolenta "AMATEMI!", e tutto mi si illumina. E’ così facile da dire! Dietro tutto il dolore, l’amarezza, la speranza, c’è soltanto questo. "Paz!", in tutta la sua bellezza ed importanza, me lo ha spiegato alla perfezione, e lo ha fatto per vie traverse, che è la cosa migliore. Io non sono come Pentothal, come Fiabeschi o tanto meno come Zanardi. Il film perciò non parla anche di me, ma parla anche a me. Per quanto mi riesce, cerco di ascoltarlo.

Lunedì pomeriggio
Rimango alla conferenza stampa solo per fare compagnia a Donatella: con la testa e con il fegato sono già a scrivere queste righe, non sapendo assolutamente cosa vorrò raccontare e comunicare. So che voglio scrivere e basta. Sotto la pioggia - dannata! - torno a casa, mangio al volo un pezzo di pizza, cerco la compagnia ed il sostegno del fido Luca per addentrarmi nei meandri delle mie emozioni, che non sempre capisco e non sempre mi piacciono. Peccato, Luca ha da fare. Mi tocca buttare tutto fuori da solo. Ma perché poi continuo a farlo?
Credo che sia perché voglio che qualcuno mi legga, capisca quello che voglio dire, mi spieghi quello che ho detto e che neanche io capisco (o accetto).
Scrivo perché non voglio sentirmi solo, come Zanardi, Fiabeschi, Pentothal e gli altri. Questo, soprattutto, ho capito di Paz!.

Epilogo
Avete dimenticato che vi sto parlando di un film? Spero di no. Vi ho detto cosa di quel film ho capito, cosa mi ha attratto mentre cercava di respingermi. Ma Paz! è sicuramente anche molto altro, e sta a voi prenderne ciò che volete; sarà lui a darvelo, senza che potrete tirarvi indietro.
Adesso ho finito. Sono stanco, ancora più spossato. Probabilmente ne andrò a dormire. Continuo a sentirmi un po’ depresso, perché non è che le parole riescano a cambiare poi le cose più di tanto. Servono sempre i fatti, ma non sempre portano a buone nuove. Peccato, davvero.
Allora resto qui, e cerco di non pensare. Ho scritto, e questo mi ha fatto stare meglio, per un po’.
Confuso, incazzato, sorridente e malinconico vi saluto. Non prima di avervi però fatto una domanda, che credo sia alla fine al più importante.
COME STATE VOI?