la Maledizione dello scorpione di giada

Sfacciata credibilità
di Luca Perotti


Venezia 58 - 2001

  The curse of the jade scorpion, Usa, 2001
di Woody Allen, con Woody Allen, Dan Aykroyd, Helen Hunt, Charlize Theron


Sono passati quattro anni e quattro film da Harry a pezzi, e ogni tassello aggiunto alla regolare filmografia alleniana chiarisce sempre più l'identità di quel prorompente, disperato spartiacque; un punto e accapo calcato e definitivo (?) che separa l'Allen che fu dall'Allen che è. A parte le mani oblunghe della Dreamworks, ormai il regista newyorkese sembra essersi svincolato dagli acuti propositi di (auto)analisi, e sebbene molti improvvisati intervistatori si ostinino a sollecitarne le vecchie ispirazioni, Woody ha ormai imboccato una via del tutto diversa. E come corroborato da una ritrovata libertà che non lo obbliga a rifare se stesso è riuscito a sacrificarsi al sacro dio dell'entertainment puro, passando per uno strabiliante miglioramento della cura della messinscena, mai così impeccabile. Non solo. Mentre altri cineasti e sceneggiatori confezionano commedie che citano, respirano, rimandano alle atmosfere della sophisticated comedy anni quaranta, Woody Allen, come un appassionato neoclassico, ne sfrutta le fonti d'ispirazione. Mette perciò la sua geniale abilità di scrittore al servizio di dialoghi torrenziali e sagaci e, con somma, deliziosa sfacciataggine, fa ruotare la sceneggiatura su ingredienti desunti dalla letteratura di serie b dell'epoca. In mano ad un altro sarebbe un disastro. The Curse of the Jade Scorpion è invece un puro prodigio di delicatezza e ipnotica passione per il cinema, perché nemmeno per un secondo perde di credibilità, cruciale parola magica per chiunque provi a far rivivere i fasti che furono.