In absentia
La fruizione impossibile
di Luca Persiani


Venezia 59 - 2002
  In absentia, GB, 2000
di Stephen e Timothy Quay, animazione


La variegatissima produzione dei fratelli Quay (spot, video musicali, pubblicità, cortometraggi, lungometraggi) si posiziona nel panorama internazionale come l'avanguardia più estrema, in continua ricerca, dell'animazione in stop-motion e dell'esplorazione di stilemi surrealisti e gotici, avanguardia che spesso riesce incredibilmente a passare con successo nella produzione commerciale con compromessi sempre rigorosi e senza mai snaturarsi.
Il caso di In absentia è uno dei più peculiari nell'opera dei Quay per le sue promesse progettuali: un cortometraggio basato su musiche originali di Karlheinz Stockhausen, con modalità espressive che si muovono nel campo della pura evocazione emotiva attraverso l'alternanza di immagini astratte a quelle di particolari di una figura umana femminile; il tutto girato in cinemascope. Una dichiarazione di "cinematograficità" estrema, che richiede la proiezione in sala e il supporto di un impianto audio di un certo livello perché il coinvolgimento nell'operazione sia effettivo. Una scelta da un certo punto di vista suicida, se si considera che i corti dei Quay hanno uno sbocco distributivo e una vera reperibilità soprattutto nel mercato del video e della televisione (questo cortometraggio è prodotto dalla BBC per la serie "Sound on Film International"), dove un lavoro con queste necessità espressive risente della ancora limitata capacità media di riproduzione audio-video domestica. In absentia è in effetti più un'installazione, un'esperienza ipnotica anarrativa collettiva di grandi dimensioni, una sinfonia astratta dell'orrore esistenziale, la suggestione della follia generata dalla solitudine di un mondo di cui lo spettatore non sfiora che una vaga ma terrificante malinconia. Una strisciata emotiva su un vetrino in cinemascope troppo ingrandita per essere vera ma troppo precisa e coinvolgente per essere ignorata, condannata però, per la sua stessa natura, alla quasi impossibilità di una corretta fruizione. In questo paradosso nuota gran parte del cinema dei fratelli Quay: in che collocazione è possibile mostrare correttamente, ad esempio, un lungometraggio in pellicola come Institute Benjamenta, dalla narrazione estremamente rarefatta che richiede un coinvolgimento totale e standard di proiezione molto alti? Consci dei limiti di fruibilità del loro discorso, i fratelli Quay hanno scelto di muoversi trasversalmente fra la dimensione commerciale e quella "da festival", calibrando con attenzione le modulazioni espressive della loro idea di cinema fra Stockhausen e lo spot televisivo.
Paradigma del cinema dei Quay, traboccante di emozionanti stridori sperimentali, In absentia è il frutto più prezioso e strano di una speciale ricerca della fruizione perfetta e impossibile, sempre conscia che non arriverà mai a compimento pieno.