Cinema, film, recensioni, critica. Offscreen.it


Elizabeth: the golden age
id., Inghilterra / Francia, 2007
di Shekhar Kapur, con Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Samantha Morton, Clive Owen, Jordi Mollà, Rhys Ifans

L’umiliazione della storia
recensione di Michele Alessandrelli



Questo film è un esempio perfettamente riuscito di come non si dovrebbe mai girare un film storico. Seguito di Elizabeth (1998), firmato sempre da Shekhar Kapur, si concentra sugli anni più delicati del regno della grande regina, quelli che culminarono nell’esecuzione di Maria Stuarda e nel trionfo sull’Armada di Filippo II di Spagna, re cattolicissimo e superbo.
Dicevo del rapporto del film con la storia. Nelle intenzioni di Kapur, il film è la messa in opera dell’eterno, e ormai anche noioso e sterile, conflitto tra tolleranza e fondamentalismo, la prima incarnata dalla regina protestante, presuntuosamente e insopportabilmente interpretata Cate Blanchett aspirante nuova divinità, il secondo dall’apparato regal-clericale spagnolo. Il regista ha inteso mettere la storia europea della fine del 1500 al servizio dei tempi moderni, perché secondo lui la storia ha senso e rilievo solo se può essere letta e compresa alla luce delle nostre preoccupazioni e della nostra sensibilità. Insomma l’importante è che vedendo un film come questo noi si dica: ma si, anche la grande Elisabetta era in fondo una donna, certo un po’ superbetta, ma incline a sentimenti umanissimi quali amore e gelosia non meno di ogni altra. Il mito volgare della complessità femminile domina la prospettiva del regista: ma quanto è complessa questa regina mutante!, che vuole e non vuole, ama e non ama, uccide anche se non vorrebbe, crede e non crede… piange e ride insieme.
E poi i capelli… non si capisce quali sono i suoi e di che colore sono: una volta corti e bianchi, due minuti dopo lunghi e rossi. Chi scrive è stato stordito dalla messe di immagini e colori, stremato da una colonna sonora orribilmente enfatica, irritato da un Clive Owen super istrionico, e sollevato da tanto patire solo dall’apparizione dei titoli di coda. Del cast sontuoso si salvano solo Samantha Morton, lei sì una grande attrice, perfetta nei panni di una invasata Maria Stuarda, e Geoffrey Rush, equilibrato ed elegante nei panni del primo consigliere di Elisabetta.
Il resto è tutto da dimenticare. Il passato va rispettato nella sua alterità, non schiacciato sul presente.