Christine - la macchina infernale

John Carpenter
di Marco Giallonardi


Frame stop:
John Carpenter

  Christine, USA, 1983
di John Carpenter, con Keith Gordon, Alexandra Paul, Harry Dean Stanton

Sembra incredibile, ma anche quando si attiene maggiormente ad un testo preesistente e ai codici di riferimento di un genere da omaggiare, il carpentiere del cinema riesce a tirare fuori qualche cosa di straordinario.
Esempio lampante ne sia il suo piccolo, diretto adattamento dal libro omonimo del mago del genere Stephen King, di cui il regista segue con fedeltà la linea narrativa, la suspense, le evoluzioni psicologiche, e ne riporta magistralmente la tensione, omaggiando i fifties, quei magici anni ’50, e tutto ciò che di misterioso, confuso e spaventoso, si può celare dietro la loro mitologia.
Maledetto rock and roll”, dice a fine film la povera fidanzatina Leigh, oggetto della gelosia di Christine, macchina assassina innamorata follemente del suo padrone/salvatore Arnie: la musica di quegli anni ritorna come un leit-motiv lancinante prima di ogni efferatezza compiuta dall’auto, gelosa del suo amato proprietario e nemica giurata di chiunque osi mettersi tra loro.
Un nerd verginello - Arnie - che trova la propria dimensione nel sentimento sconvolgente verso la diabolica autovettura: da questo punto, sebbene nella direzione sbagliata, tutto sembra procedere bene nel suo ultimo anno di liceo (rapporto con le ragazze, rivalsa familiare, audacia verso i violenti bulli del corso di meccanica, ecc…). La sua forza, il suo riscatto, vengono ad identificarsi così, per così dire sono permessi, proprio dalla cecità del mondo circostante, ignaro dell’anima malvagia che anche un’automobile può possedere: nessuno pone un freno alle efferatezze di Christine, il fratello del vecchio proprietario, morto lì dentro due mesi prima, decide addirittura di trasferirsi, una volta venduta l’auto, correre più lontano possibile dalla sua incombente minaccia.
Gli anni ’50, la fantascienza, l’oggettivazione del male (capace di incarnarsi in oggetti di qualsiasi genere), l’incompiuta giustizia conclusiva, la brillantezza di dialoghi così astuti da evitare l’invecchiamento e mantenersi sagaci, funzionali: Christine è tutto questo, e molto di più, un classico semplicemente, al pari di Halloween e 1997 tra i capolavori di John Carpenter, con cui tutti noi siamo cresciuti e che sovente, inevitabilmente, torna sugli schermi televisivi italiani per incupire le nostre rilassate, inanimate e serene, notti razionali.