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la Bussola d’oro
The Golden Compass, USA, 2007
di Chris Weitz,con Nicole Kidman, Daniel Craig, Dakota Blue Richards, Eva Green, Sam Elliot

La verità vi renderà liberi
recensione di Stefania Leo



Lyra Belacqua (Dakota Blue Richards) è una ragazzina che ha fatto del libero arbitrio il passepartout per avventure fantastiche. Contrariamente a tutte le prescrizioni ricevute dal preside del Jordan College (Jack Shepherd) e da suo zio Lord Asriel (Daniel Craig), la bambina si diverte a salire sui tetti, ad intrufolarsi nelle sale della scuola dove si consumano sottili vendette e si parla di scoperte fantastiche. Fantastico è anche il mondo in cui si svolge la storia de la Bussola d’oro, un mondo parallelo rispetto al nostro, un mondo in cui le streghe dominano i cieli del Nord e gli orsi polari sono i guerrieri più coraggiosi, dove gli esseri umani non sono soli, ma affrontano la vita grazie alla presenza di uno spirito animale, il daimon. Quello di Lyra si chiama Pantalaimon (voce di Freddie Highmore) ed è l’incarnazione della voce della ragione, un ulteriore organo sensoriale per sentire la paura, il dolore e l’emozione.
Questo mondo fantastico basa le sue sorti sul controllo del libero arbitrio, cosa di cui si occupa (ancora con subdola invisibilità) il Magisterium, sorta di Grande Fratello che cerca di cambiare le cose dal basso, rapendo i bambini e dividendoli dai loro daimon, vera causa delle devianze negli adulti.
Lyra scopre che Lord Asriel partirà presto per il Nord, alla ricerca di una misteriosa Polvere, una cosa che non viene mai nominata, che è pericoloso addirittura conoscere. Lo stesso giorno la bimba appena dodicenne incontra Mrs Coulter (Nicole Kidman), con cui sente subito una forte affinità e che promette a Lyra di portarla con sé a Nord, a Svalbard, dove gli orsi polari regnano come esseri umani.
Il pericolo è in agguato e il preside della Jordan affida alla piccola Lyra un aletiometro, una bussola, che se usata in modo appropriato, indica la verità a chi la possiede. La bussola è il simbolo e la progressiva concretizzazione di un’antica profezia che vedrà Lyra come agente risolutivo di una grande guerra che sta per compiersi.

Mondi paralleli, incantesimi, trasformazioni e lotte. La Bussola d’oro è uno dei film più attesi di quest’anno. Il mastodontico lavoro di Chris Weitz per l’adattamento della trilogia "Queste oscure materie" di Philip Pullman, è ben visibile in ogni momento di questo primo capitolo consegnato al grande pubblico. 14 milioni di copie della trilogia vendute nel mondo fanno pensare a quanta voglia ha ancora la gente di sognare. Weitz, dopo i divertentissimi lavori in coppia con il fratello Paul per la trilogia di American Pie, sceglie la strada solitaria di sceneggiatore e regista per rappresentare una favola che sospende l’incredulità del pubblico, facendo poi planare piano la mente su grandi temi che toccano l’umanità: le guerre, il libero arbitrio, il controllo sulla scienza e gli abominii perpetrati in suo nome.

Fortunato esordio della giovanissima Dakota Blue Richards, classe 1994: protagonista accanto a due star del calibro di Nicole Kidman e Daniel Craig, sa dare al suo peronaggio la giusta dose di coraggio e sfrontatezza che fanno di Lyra un simbolo di tutto ciò che ogni giorno vorremmo dalla nostra parte. La capacità di affrontare le sfide con coraggio. Bella interpretazione di Eva Green che controlla al meglio la propria sensualità, trasponendola nell’astuzia e nella leggerezza necessarie a Serafina Pekkala, la strega che svela a Lyra il suo destino. Degna di nota l’interpretazioni di Christopher Lee, nesso vivente fra la trilogia di Tolkien e quella di Pullman.

Lyra fiuta il pericolo di cui è foriera Mrs Coulter, grazie alla bussola e al suo istinto. Presto scopre che c’è lei, nient’altro che un’emissaria del Magisterium, dietro alla scomparsa di alcuni bambini fra cui Roger, il suo migliore amico. Mrs Coulter dirige l’Intendenza Generale per l’Oblazione, costituita da un manipolo di ingoiatori che si occupa di rapire i bambini da condurre in una specie di ospedale chiamato Bolvangar. Qui vengono condotti alcuni esperimenti per separare i bambini dai propri daimon e aiutarli, così dicono, a crescere meglio. Il controllo del liberio arbitrio controllato alla fonte, niente di più. Di sicuro la storia del secolo appena trascorso non è così lontana da non farci pensare ai campi di concentramento nazisti e agli esperimenti genetici condotti sugli ebrei. Oppure alla più recente Guantanamo.
L’aggancio alla realtà rende la Bussola d’oro un mirabile esempio di genere fantasy, da sempre considerato un metagenere atto a raccogliere tutti i luoghi e le figure che in altri contesti hanno già subito il logorio del consumo. Questa considerazione è supportata dall’esistenza nella storia di personaggi come Lee Scoresby (Sam Elliott), che anche a bordo di un dirigibile a idrogeno, interpreta alla perfezione il Malboro Man americano, già visto in Thank you for smoking. Il ricorso ad un’icona cinematografica come quella del cowboy aumenta l’effeto di rimando continuo fra mirabilia e costruzione di senso, che rende il cinema la splendida macchina con cui la società si descrive a se stessa. In più, in piena filosofia postmoderna, il genere fantasy si preoccupa anche di ricorrere ad un leggero grado di citazionismo. Nelle corse di Lyra a bordo dell’orso armato Iorek Byrnison, la memoria ritorna alle meraviglie ancora primitive a livello tecnologico, de <la Storia infinita>, il film tratto dal romanzo di Michael Ende. Potreste dire, per esempio, che la sala in cui si tengono le cene al Jordan College di Oxford non ricorda la sala della Hogart School, il regno del maghetto Potter?

Il tema della verità inglobato in una macchina narrativa che si nutre di finzione, crea un’immensa fascinazione nei confronti di una storia come la Bussola d’oro che rischia di perdere appeal nei confronti di un pubblico già da tempo svezzato con saghe mastodontiche come il Signore degli anelli. Gran parte del cast produttivo ha conosciuto da vicino la realizzazione della trilogia di Tolkien e allo spettatore non sfugge di certo l’ammiccamento continuo ai grandi spazi, alle infinite guerre dalle coreografie affascinanti, alla magia che diventa scienza che ridiventa magia. Quello de la Bussola d’oro è un mondo più raffinato, più moderno, più progredito persino negli istinti chiamati in ballo per la risoluzione dei conflitti, degli intrighi e dei misteri. L’intelligenza e la verità sono i veri punti cardinali del viaggio attraverso il Nord e i complotti del Magisterium ai danni del mondo di Lyra.