Batman begins

La fondazione oscura del mito
di Adriano Ercolani

 
  id., USA, 2005
di Christopher Nolan, con Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Gary Oldman, Rutger Hauer, Morgan Freeman, Rade Serbedzija


Per primo a lui è arrivato il genio di Tim Burton. Nei primi due episodi è riuscito, con la sua mirabolante vena creativa, a mettere in scena il proprio gusto giocosamente dark nel raccontarne le gesta. Successivamente è toccato a Joel Schumacher, che lo ha scimmiottato facendolo salire su un baraccone pop ed insensato. Adesso, dopo otto anni dall’ultima avventura, Christopher Nolan arriva finalmente all’essenza del “cavaliere oscuro”, regalandoci il miglior lungometraggio tra quelli fino ad ora realizzati. Non più dunque mezzo per esprimere una poetica cinematografica personale - seppur, nel caso di Burton, assolutamente apprezzabile - ma volontà precisa di testimoniare la natura endemica del personaggio, e del fumetto da cui è tratto. L’idea di Nolan è arrischiata ma assolutamente coerente con la sua precedente poetica: raccontare, descrivere, mettere in scena con realismo, a prescindere dal genere cinematografico adottato o dal budget della produzione (vedi prima Memento e poi Insomnia).
Batman Begins, fin dalle prime scene, si rivela perciò un esperimento estetico di inaudita audacia: la resa visiva del film è improntata sulla più cruda e palpabile veridicità, pur non rinunciando ad eleganza e sfoggio di mezzi; e così a colpire del film non sono gli effetti speciali e le pur mirabolanti scene d’azione, ma l’attenzione quasi spiazzante alla costruzione logica e quotidiana dei dettagli: la bat-mobile diventa una specie di carro armato che potremmo aver visto i qualche guerra trasmessa sulla CNN; lo spaventoso costume di uno degli antagonisti dell’eroe è un semplice, sdrucito sacco di tela, e per questo è ancora più terrificante; Gotham City non è tetra e disperata perché qualche scenografo l’ha ideata tutta nera e buia, ma perché dalle sue strade trasuda disperazione umana e soprattutto un senso di ineluttabile depressione. Lo stesso Batman viene descritto secondo una visione più umana e per questo realisticamente ambigua: le sue pulsioni più recondite, quelle che portano alla ricerca di giustizia, sono sentimenti assai poco nobili come il rimorso, la rabbia e soprattutto la paura, elemento fondante di tutta la vicenda; la sceneggiatura, scritta dallo stesso Nolan insieme a David S. Goyer, si sofferma con intelligenza narrativa sulla nascita e su una prima parte che narra la costruzione dell’oscuro eroe, le quali si poggiano su dei principi ambigui - e, cosa rara nel cinema mainstream di oggi, ambiguamente rappresentati - come la vendetta, la giustizia personale, l’essere al di sopra dell’armonia dell’etica comune. Sotto questo punto di vista sia le vittime che i carnefici in Batman Begins vengono immersi in un universo cupo e definitivamente malato, dal quale è difficile trovare redenzione. Il momento forse più bello del film, attimo rivelatorio ed emblematico di questa “comunione della caduta”, è quando lo Spaventapasseri riesce a vedere la natura mostruosa dell’Uomo-pipistrello, accecato (reso “libero” di vedere) dalla sua stessa arma allucinogena.
Misteriosa, affascinante e coerente commistione di realismo e visionarietà pessimista, Batman Begins si propone come opera di rara profondità, razionale prima e conseguentemente emotiva: Nolan è riuscito per primo a dispiegare allo spettatore in tutta la sua potenza il mito dell’eroe. È un mito che fonda la propria origine su lati più difficilmente gestibili dell’essere umano, ma forse proprio per questo riesce a catturare con ancor maggiore forza. Deve essere il lato oscuro del mito - vedi anche La vendetta dei Sith - a farlo avvicinare alla nostra comprensione, alla nostra adesione empatica?