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un'Altra giovinezza
Youth Without Youth, Usa / Germania / Romania, 2007
di Francis Ford Coppola, con Tim Roth, Alexandra Maria Lara, Bruno Ganz

Coppola ritrova il tempo perduto del cinema
recensione di Alessandro Gambino



Romania 1938. Dominic Matei, un attempato professore di linguistica che non riesce a terminare la scrittura del libro della propria vita, un trattato sull'origine del linguaggio, decide di uccidersi il giorno di Pasqua nella capitale Bucarest. Ma il destino decide altrimenti e viene colpito in pieno da un fulmine. Dominic non solo sopravvive ma in ospedale scopre di essere miracolosamente ringiovanito di alcuni decenni. Al ringiovanimento fisico si accompagna un graduale potenziamento delle capacità intellettive che attira l’attenzione di alcuni scienziati nazisti, costringendolo all’esilio. Da qui inizia un lungo viaggio nello spazio e nel tempo in cui Dominic sperimenterà il misterioso ampliamento della propria coscienza e incontrerà in Veronica la reincarnazione di Laura, suo unico grande amore, morta in giovane età subito dopo la loro separazione.
Tratto da un romanzo di Mircea Eliade, scrittore e storico delle religioni, sostenitore dell’idea che le religioni si strutturano secondo una ripetizione ciclica di ierofanie, Francis Ford Coppola affronta una materia complessissima e vasta che comprende la linguistica e l’esoterismo, lo sciamanesimo e la mistica orientale, per riflettere sul concetto di tempo, sulla natura della coscienza umana e sul rapporto fra linguaggio e natura. Con la libertà creativa e l’indipendenza che da sempre segnano le sue opere e un’amore verso il cinema che emerge da ogni singola immagine, carica di suggestione e di fascino ma mai estetizzante, di questo splendido film.
Oltre che dai titoli di testa e il “the end” finale in pieno stile hollywoodiano classico, come a trasportare la ciclicità della storia umana di cui si parla nel film nello spazio stesso della storia del cinema: in questo senso, un’Altra giovinezza non è soltanto quella del ritorno di Coppola alla regia ma è anche un’altra giovinezza del cinema che riparte dal suo periodo d’oro e da un grande autore, in un percorso antilineare che racchiude sullo stesso piano Orson Welles e David Lynch. Intriso di simbolismo, enigmatico e programmaticamente interpellativo e stimolante nei confronti dello spettatore, un’Altra giovinezza è una straordinaria opera aperta che lancia tracce significanti in molteplici direzioni. E pone, fra le tante altre, una domanda fondamentale, declinata in una doppia direzione, individuale e cosmica: è possibile che la nascita del linguaggio, che segna l’ingresso della storia nel mondo e la nascita della civiltà, sia al tempo stesso l’atto che determina il processo che porterà alla distruzione del genere umano? Fino a che punto siamo disposti a conoscere e ad evolverci se abbiamo la consapevolezza che il nostro progresso danneggia l’altro da noi? E ancora: lo scorrere del tempo (nel mondo e nel cinema, che è, a questo punto possiamo dirlo, per Coppola, vero e proprio altrove metafisico che ha la funzione di rivelare il senso nascosto del mondo) distrugge l’uomo o lo ri-genera regalandogli nuove forme di consapevolezza?
Se in Apocalypse Now il nucleo riflessivo riguardava il concetto di trasformazione, adesso al grande maestro interessa la possibilità di esistenza di una permanenza, di una sostanza ontologica delle cose. Al centro della iperbolica (anti)narrazione, un Tim Roth straordinario, malinconico eternauta borgesiano alla ricerca dell’amore e del senso dell’esistenza, che nel proprio corpo trova l’epifania di ogni possibile riflessione sul tempo, sulla vita e sulla morte. Catatlizzatore semiotico del testo filmico alla ricerca del segreto del linguaggio nell’orizzonte-cinema. Ci sottraiamo alla tentazione di un’esegesi esaustiva di un testo così complesso, compito che del resto spetta ad ogni singolo spettatore che stabilisce una relazione produttiva col testo stesso e con il suo autore. Folgorati davanti a questo eccessivo, squilibrato, visionario, a tratti oscuro, magniloquente come sempre, maestoso ritorno alla regia di uno dei più grandi autori di tutti i tempi, ribadiamo tuttavia che un’Altra giovinezza scrive una delle pagine più profonde e affascinanti di tutta la storia della settima arte. Un’arte che ogni volta che sembra sia sul punto di morte rinasce miracolosamente, come in questo caso e come il protagonista del film. Come vuole il titolo originale, un’arte dotata di una giovinezza senza giovinezza.