Address unknown

Delirio melò per più voci
di Stefano Finesi


Venezia 58 - 2001

  Suchwiin bulmyeong, Corea del Sud, 2001
di Kim Ki-Duk, con Dong-kun Yang, Min-jung Ban, Young-min Kim, Eun-jin Bang


"Indirizzo sconosciuto" (traduzione letterale del titolo del film) è il motivo con cui, quasi ogni giorno, una giovane madre coreana vede tornare indietro le lettere spedite al suo amore del passato, un soldato americano. Ora vive abbandonata in una roulotte vicino a una base militare a stelle e strisce, con un tormentato figlio meticcio, Chang-Guk, e un amante che per mestiere ammazza i cani e li rivende ai ristoranti. Chang-Guk fa amicizia con un ragazzo debole ed emarginato, innamorato-voyeur di una coetanea priva di un occhio e dedita al sesso solitario con un cane, almeno fino al giorno in cui concedendosi a un soldato americano ottiene in cambio un'operazione salvifica. È difficile illustrare l'intricatissima trama di Address unknown, il suo procedere per accumulo di situazioni grottesche e orrori fisici, di improvvise inversioni di marcia e ricercate cadute nel ridicolo. Dopo la sorpresa di Seom lo scorso anno, Kim Ki-Duk ha alzato la posta per un melodramma sadico e delirante di più complessa polifonia, che a metà percorso perde coscientemente ogni vera direzione narrativa e si rintana nei vicoli ciechi della solitudine dei personaggi, capaci di relazionarsi solo in termini di aggressione, violenza e delirio di possesso. Spiazzante, carnale, metaforico: per chi avesse ancora dubbi che ogni vero melodramma si scrive solo con il sangue.