Billy Wilder

L'autore nel sistema
di Adriano Ercolani


Billy Wilder
 
Dopo Billy, nessuno è stato più perfetto...
Più di Alfred Hitchock, più di Orson Welles, più di Ernst Lubitsch, più di molti altri che adesso non citeremo, più di tutti Billy Wilder è stato grande autore all’interno del sistema hollywoodiano delle Majors. Il suo essere stato grande è derivato soprattutto dalla sua grande abilità di costruire storie: prima come solo sceneggiatore, poi anche come cineasta, ad Hollywood Wilder ha regalato forse la più perfetta miscela di competenza cinematografica ed estro creativo. Molti che lo hanno seguito sono stati, a modo loro, grandi registi ed insieme – o soltanto - grandi sceneggiatori, ma nessuno più è forse riuscito in una così perfetta fusione di entrambe le competenze cinematografiche. Neppure Woody Allen, altro genio della commedia, è riuscito a nostro avviso ad eguagliare i congegni ad orologeria che Wilder ha saputo costruire insieme a grandi compagni come Charles Brackett o I.A.L.Diamond. Per questo, a nostro avviso, nessuno dopo di lui è stato cineasta così completo, così vicino alla perfezione cinematografica, raggiungibile attraverso i due processi di scrittura e messa in scena. Vi sono almeno una dozzina di film da lui diretti la cui sceneggiatura potrebbe essere letta come si studia un manuale: estrema sapienza nella costruzione delle scene, nel dosaggio del ritmo, nel rispetto degli standard classici degli atti, aggiunti alla capacità di ideare dialoghi di pura comicità; Billy Wilder nasce come sceneggiatore, e per questo ha sempre, e prima di tutto, puntato sulla bontà della storia, sul bel raccontare, anche per immagini: il suo stile di regia è sempre stato infatti, come per tutti i grandi del periodo d’oro, coerentemente e splendidamente neutro, mai sottolineato, mai invadente. Unica, grandiosa eccezione, forse, la magnifica inquadratura finale di Viale del Tramonto (Sunset Boulevard, 1950), in cui Gloria Swanson, ormai fantasma impazzito di un tempo (della Hollywood) che fu, alla fine della scala si rivolge direttamente in macchina e ci ossessiona con il suo sguardo pieno di penosa follia. Nessun altro autore, dopo Wilder, ha saputo costruire sceneggiature così perfette sotto il punto di vista tecnico, ed allo stesso tempo così piene di invenzioni caustiche, di spunti personali, di coerenti divagazioni. Autore inserito a pieno merito all’interno dei grandi geni della commedia, in realtà il cineasta ha sempre lavorato per smontare e ricostruire a proprio piacimento il genere stesso, sfruttando tutte le possibilità offertegli da stilemi pienamente collaudati. Pellicole come Sabrina (id., 1954), Quando la Moglie è in Vacanza (The Seventh Year Itch, 1955), A Qualcuno Piace Caldo (Some Like It Hot, 1959), L’Appartamento (The Apartament, 1960), Non per Soldi...ma per Denaro (The Fortune Cookie, 1966), Prima Pagina (The Front Page, 1974), Buddy Buddy (id., 1981) sono allo stesso tempo capolavori di rispetto delle regole codificate della commedia hollywoodiana e sapienti variazioni da schemi impostati. La grande capacità di Wilder è stata quella di forzare sempre un po’ il limite imposto dalla struttura “classica”, arrivando così ad ottenere risultati originale e personali, pur non tradendo mai l’industria e le sue richieste. Una pellicola di Wilder è sempre perfettamente riconoscibile, pur essendo un esempio di cinema “classico”. Non per niente, è stato uno dei registi più premiati dalla stessa industria, che gli ha regalato cinque premi Oscar come regista e sceneggiatore (e venti nomination!). Ma il maestro non era solo caustico ed esilarante inventore di commedie: capace di cambiare registro narrativo e atmosfera, ci ha anche regalato pure capolavori del noir come La Fiamma del Peccato (Double Indemnity, 1944), oppure sfolgoranti melodrammi come Giorni Perduti (The Lost Weekend, 1945), Viale del Tramonto (ma non è forse anche un horror?) o L’Asso Nella Manica (Ace in the Hole – The Big Carnival, 1951). Cos’altro aggiungere per salutarlo? Nella mente continua a tornarci l’inquadratura della Swanson che cammina altera e spaventosa verso la mdp, simbolo ormai decadente di un epoca di cinema che sta tramontando. E dopo di questa, ecco che rivediamo subito anche Jack Lemmon, desolato e tenero, che guarda un po’ avvilito la chiave del suo appartamento. Soprattutto, vi torna in mente la battuta finale di A Qualcuno Piace Caldo, che tutti conoscete, e che adesso è ancora più vera.