Max Steiner
Genesi e iniziazione del film scoring
di Giuliano Tomassacci

 
  Tra le carismatiche personalità artistiche europee che invasero l’America a ridosso del primo conflitto mondiale, troneggia la figura di Max Steiner. Invitando e assoldando alla sua mercé il compositore austriaco, Hollywood si regalava – nel bel mezzo della delicata transizione tra muto e sonoro - uno dei suoi più lungimiranti pionieri, concedendosi l’opportunità di affidare ad un concertista di razza l’impegnativo e rischioso innesto tra musica e settima arte. L’esito di tale, indispensabile impresa è il motivo che ha portato Steiner ad essere indiscutibilmente considerato il “ Padre della musica da film”.

Cenni biografici
La mia teoria è che la musica dovrebbe essere percepita più che ascoltata. Si usava spesso dire che la buona musica cinematografica è quella che non si nota affatto, ed io ho sempre domandato: Come può essere buona se non la noti?
Max Steiner

Contrastando le umili origini del suo più diretto collega Alfred Newman, Maximilian Raoul Walter Steiner vede i suoi natali in una famiglia altolocata, il 10 Maggio 1888 nella rigogliosità artistica della Vienna di fine secolo. Il padre Gabor, impresario di teatri e imprenditore impegnato su più fronti, e la madre Marie, responsabile di una catena di ristoranti, spronano, già in tenera età, il figlio a intraprendere studi musicali, senza dubbio incoraggiati dalla importante eredità intellettuale di cui si ritrovano beneficiari (Maximilian, padre di Gabor, si era dimostrato personalità) influente nel panorama viennese agevolando l’esordio nell’operetta di Johann Strauss e la stessa Marie, in gioventù, aveva studiato come corista). Il giovane Max, iscritto alla Scuola Viennese delle Tecnologie, accetta di buon grado l’opportunità di un’istruzione musicale e in breve dimostra il suo precoce talento all’Accademia Imperiale di Musica, completando, sotto il patrocinio di insegnanti come Gustav Mahler , Robert Fuchs e Felix Weingartner, in un solo anno un corso che ne avrebbe previsti quattro. Inizia un’ascesa velocissima incoronata nel 1900, quando il dodicenne prodigio dirige nel teatro del padre l’operetta “The Belle Of New York” di Gustave Kerker. Di lì a poco sarà il momento della sua prima opera come compositore, “Beautiful Greek Girl”, eseguita in pubblico per la prima volta a diciassette anni presso l’ Orpheum Theatre e replicata per circa un’anno. Il debutto compositivo, oltre al primo successo, offre al musicista la possibilità di lasciare l’Austria e nel 1906 accetta l’incarico di direttore presso il teatro londinese di George Edwards, dove inizia, con “The Merry Widow” di Lehar una soddisfacente carriera che durerà otto anni.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, secondo i cui principi viene internato come nemico straniero, costringe Steiner, soccorso dal Duca di Westminster (che sbriga le sue carte d’espatrio dichiarandosi un suo ammiratore), ad emigrare negli Stati Uniti. Nel Dicembre del 1914 arriva in America con pochi risparmi, ma la sua eccellente esperienza gli permette di entrare subito nel circuito di Broadway , dirigendo e arrangiando per quindici anni. E’ durante questo frangente che Harry Tierney, volenteroso di trasporre cinematograficamente il suo musical Rio Rita per la RKO, propone il compositore viennese allo studio, avendo avuto modo di assistere alla sua direzione dello spettacolo in questione.
Il giorno di Natale del 1929 il cinema americano (e mondiale) riceve uno dei suoi regali più graditi: Max Steiner arriva ad Hollywood. La RKO, nella persona di William Le Baron gli affida subito la direzione della sezione musicale, dove il compositore riesce a destreggiarsi con professionalità e spirito organizzativo tra l’adattamento, la direzione, la composizione e l’orchestrazione, stringendo un importante connubio con il produttore David O.Selznick. Nel 1936 passa alla Warner Bros. sotto miglior contratto, esigendo però un’inedita clausola che gli permette di lavorare, all’evenienza, con Selznick. Presso lo studio responsabile dell’avvento del sonoro, il “Decano della musica da film”, come fu anche battezzato, lavora alla media di otto film all’anno garantendo, nella peggiore delle ipotesi, un risultato sempre fresco e dignitoso (ricorrendo, negli ultimi anni, all’aiuto del ghost writer William Lava). Viene insignito di tre Oscar e ottanta nomination.
Compiuto il suo cammino, Steiner si trova a dover fronteggiare la brutalizzazione - il produttore del suo ultimo lavoro Two on a Guillotine (Il Boia E’ Di Scena, 1965, di W.Conrad) lo accusa di aver rovinato il film - e la progressiva indifferenza di cui viene fatto oggetto da parte dell’istituzione hollywoodiana. Uomo gioviale e appassionato al suo lavoro, muore di cancro il 28 Dicembre del 1971 e viene tumulato nel Grande Mausoleo del cimitero di Forest Lawn in California dove, da circa un anno, Newman – l’altra metà dell’anima musicale cinematografica classica – lo attende.

Opere e forma
Al suo approdo ad Hollywood, Steiner si trovò di fronte ad un ingente quantità di pellicole, molte delle quali trasposizioni o libere riduzioni di musical rampanti, bisognose dell’apporto musicale minimo necessario: solitamente brani di sicura presa per le titolazioni in testa e in coda e coloriture incidentali nel mezzo (non di rado giustapposizioni del repertorio classico). Presso la Rko, il compositore assecondava tali bisogni con metodo, registrando in sessioni di tre ore con una formazione di dieci musicisti (le sue prime composizioni originali furono per Cimarron - I Pionieri Del West, 1931, di W.H.Ruggles ).Ma la sua profonda comprensione del mezzo e la sua acuta sensibilità musicale risultarono presto in un rivoluzionario approccio alla materia filmica: per Symphony of Six Million (Melodie della Vita, 1932, di G.LaCava) e in particolare per Bird of Paradise (Luana la Vergine Sacra, 1932, di K. Vidor) Steiner, anche grazie alla fiducia di Selznick, compose musiche originali per buona parte della durata del film, evitando - e qui fu la vera lungimiranza dell’artista austriaco - la semplice, astratta enfatizzazione del mood filmico in favore di un fluire musicale perfettamente vincolato al fotografico in un rapporto sinergico senza precedenti. Strumenti fondamentali nelle mani di Steiner all’atto di questa rivoluzione furono la reiterazione del modulo leit-motivico wagneriano (al musicista Steiner ricondusse le vere origini della musica da film) e lo sviluppo di una tecnica di sincronizzazione calibrata a “doppiare” meticolosamente le dinamiche on-screen (storico l’accompagnamento allo zoppicare di Leslie Howard in Of Human Bondage - Schiavo d’Amore, 1934, di J.Cromwell, che Stokowski definì un ‘colpo di genio’).
La prima grande esemplificazione di tali innovazioni è sicuramente rintracciabile in King Kong (1933, di M.C.Cooper e E.Beaumont ). Sin dall’apertura, con il tambureggiante e minaccioso tema dell’enorme creatura (un’idea ricorrente nell’opera dell’autore), subitamente stemperato dal languido brano dedicato alla componente più romantica del film, l’impressione predominante è quella di trovarsi di fronte ad un opera indiscernibile dalla sua musica, “un concerto di Max Steiner illustrato con immagini” come Oscar Levant la definì brillantemente. Alcuni brani dello score, come abitudine di quel tempo, furono riutilizzati in altre produzioni RKO. Sempre molto efficace nel plot avventuroso-spettacolare ( fu un presenza fondamentale nel ciclo eroico interpretato da Errol Flynn ) il genere prediletto da Steiner fu però quello del melodramma romantico, raggiungendo il suo risultato più alto (considerato il suo capolavoro e incredibilmente non premiato con l’Oscar) per quel Gone with the Wind (Via col Vento, 1939, di V.Fleming) che oltre a produrre una delle più magnifiche, seminali e famose colonne sonore mai scritte, consegnò il suo autore alla gloria. Come spesso accade però, il prezzo di questa gloria fu assai alto e vide Steiner protagonista di un rilevante tour de force produttivo, riflesso diretto delle tribolazioni che Fleming e Selznick dovettero affrontare durante le riprese. Inizialmente affidata ad Herbert Stothart per inderogabili impegni del musicista viennese - che riuscì a smaltire duplicando le forze (arrivando a coprire, in quello stesso anno, altri undici film) e affidandosi ad un costante supporto medico che gli permettesse di lavorare dodici ore al giorno - la partitura fu completata in sei settimane, anche grazie al sostanziale contributo di cinque grandi orchestratori (Friedhofer, Deutsch, Roemheld, Kaun e de Packh) - sebbene molte delle pagine più significative furono arrangiate, come spesso accade, dallo stesso Steiner. Il risultato di una così intensa gestazione, per la quale Selznick temeva a tal punto da affidare alcuni stralci dello score a Franz Waxman, è ormai ben noto, con il tema di Tara (l’apice della magniloquenza steineriana) a primeggiare su un totale di ben diciassette motivi complessivi. Ma la musica del compositore ha saputo vestire con grande aderenza anche soggetti meno epici, garantendo la solita efficacia alle opere più disparate : dalla leggerezza del tocco di A Summer Place (Scandalo al Sole, 1959, di D.Daves), ai divertiti cambi di registro di Arsenic and Old Lace (Arsenico e Vecchi Merletti, 1944, di F.Capra) nonch´ ai romantici accenti di Casablanca (1942, di M.Curtiz).
Altrettanto interessanti poi le escursioni commemorative nelle pagine di Gershwin e Cole Porter, rispettivamente per le biografie Rhapsody in Blu (Rapsodia in Blu, 1945, di I.Rapper) e Night and Day (Notte e Dì, 1946, di M.Curtiz).
Forse molto più che per il dramma e la commedia, Steiner fu attivissimo soprattutto nel western, affiancandosi a Tiomkin, Bernstein e Morricone nella definizione del più tipico sound di frontiera. Sia nelle sue esperienze con Ford (The Informer - Il Traditore, 1935, The Searchers - Sentieri Selvaggi) che nelle numerose altre prove ( tra le tante The Oklahoma Kid - Il Terrore dell’Ovest, 1939, di L.Bacon, They Died with Their Boots On - La Storia del Generale Custer, 1942, di R.Walsh, Distant Drums - Tamburi Lontani,1951, di Walsh, Fort Dobbs - L’Urlo dei Comanches, 1958, di G.Douglas) l’attenzione del compositore si concentrò prevalentemente sull’equilibrata convivenza del tipico impasto ritmico-elegiaco con le timbriche folcloristiche legate alle civiltà indiane. Altisonante, dinamica, adeguatissima nelle orchestrazioni e spesso semplice e diretta (caratteristiche che si sintetizzano perfettamente in The Treasure of the Sierra Madre - Il Tesoro della Sierra Madre, 1948, di J.Huston) la scrittura di Steiner ha rappresentato l’istituzione per la sua generazione e la più grande lezione per quelle a venire, che tutt’oggi la celebra con gratitudine, dalla riesumazione del suo tema per Adventures of Don Juan (Le Avventure di Don Giovanni, 1949, di V.Sherman) nel commento di Dave Grusin a The Goonies (1985, di R.Donner) fino al recente omaggio di John Williams in The Lost World: Jurassic Park (Il Mondo Perduto, 1997, di S.Spielberg).

Premi Oscar
The Informer (1935)
Now, Voyager (Perdutamente Tua, 1942, di I. Rapper)
Since You Went Away (Da Quando Te Ne Andasti, 1944, di J. Cromwell)

Discografia relativa
Gone With The Wind -Rhino Records 72269
King Kong -Marco Polo 8 223763
Now, Voyager: The Classic Film Scores of Max Steiner -RCA Victor Records
Max Steiner The Lost Patrol -Marco Polo Records